Perenni da sole

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Leucanthemum vulgare...

Leucanthemum vulgare è una perenne largamente diffusa in tutta Italia. Questa varietà fiorisce abbondantemente e ha steli che si autosostengono, mantenendo quindi un portamento ordinato che la rendono adatta sia alla coltivazione in giardino che alla naturalizzazione. Coltivare in pieno sole, in terreno fertile e drenato. Si autodissemina abbondantemente anche in terreni poveri.

L'epiteto generico deriva dal greco λευκός (leucós bianco) e da ἄνϑοϛ (ánthos fiore): per i fiori ligulati bianchi della corona.

L'epiteto specifico deriva dal latino vùlgus (volgo) col significato di 'comune' per la grande diffusione.

Nierembergia repens

Perenne vigorosa tappezzante con fiori bianchi dall'inizio dell'estate all'autunno. Si può coltivare in terreno drenato in pieno sole o a mezzombra. Nel primo caso richiederà irrigazioni regolari e terreno da fresco a bagnato. Nel secondo caso avrà meno bisogno di acqua, ma produrrà una quantità minore di fiori.

Adatta alla coltivazione in vaso o in terra.

L'epiteto generico ricorda Giovanni Eusebio Nieremberg,(1590-1658) gesuita spagnolo autore di una Istoria della Natura.

L'epiteto specifico fa riferimento al comportamento strisciante(da rèpere, strisciare).

Aquilegia vulgaris var....

Fiori bianchi soffusi di verde, doppi e senza speroni. La specie è tipicamente diffusa anche in Italia in zone boschive ombreggiate. In giardino la posizione migliore è in terreno fertile, drenato, a mezzombra, dove la pianta possa essere raggiunta da alcune ore di sole che permettano lo sviluppo di piante sane e forti. In ombra troppo intensa tendono a perdersi nel tempo e disseminandosi cercano posizioni più soleggiate e terreno ben drenato, anche ghiaioso.

L'epiteto generico deriva da 'aquilina' , il nome utilizzato nei suoi testi da Alberto Magno, vescovo domenicano del 1200 appassionato di botanica. E' nel '500 che Carolus Clusius, nome latinizzato di Charles de L’Écluse riprende il nome Aquilina e cita il nome Aquilegia(libro VI, cap. 27), che verrà poi reso ufficiale da Linneo. È derivato dal latino aquila per i suoi nettarii, (le ghiandole che producono il nettare) uncinati come gli artigli dell'aquila.

L'epiteto specifico deriva da vulgus e in latino significa comune, ordinario, in riferimento alla grande diffusione in natura della specie.

Vedi le altre Aquilegia della nostra collezione

Gaura lindheimeri 'Snowstorm'

Varietà compatta con boccioli rosa che aprendosi rivelano fiori bianco puro che si susseguono senza sosta dall'inizio della primavera all'autunno. Preferisce posizioni soleggiate e terreni fertili, ben drenati.

Questa cultivar è frutto del lavoro di ibridazione di Neil  O. Anderson, docente e ricercatore dell'Università del Minnesota ed è stata sviluppata per resistere al meglio a inverni freddi ed estati molto calde.

L'epiteto generico deriva dal greco γαῦρος (gàuros altero, orgoglioso, maestoso).
Secondo la classificazione cladistica ( in base alla quale le piante si riuniscono in gruppi, o cladi, ciascun gruppo costituito da organismi aventi un antenato comune) nel 2007 il genere Gaura viene considerato un sottogruppo del genere Oenothera e quindi il nome corretto è da considerarsi Oenothera lindheimeri e Gaura lindheimeri un sinonimo. Data la diffusione del nome Gaura, noi de I Giardini dell'Indaco continuiamo ad utilizzarlo per identificare questo genere, ma ci teniamo a riportare la nomenclatura più recente e corretta.

L'epiteto specifico ricorda il botanico tedesco Ferdinand Jacob Lindheimer (1801-1879), un esule politico tedesco che raccolse campioni botanici in America.

Verbascum nigrum var. album

Verbascum perenne dal portamento slanciato ed elegante. Fiori bianchi macchiati di viola al centro, disposti l'uno accanto all'altro sugli steli a formare una pannocchia piena e compatta. Fiorisce ciclicamente tutta l'estate fino all'autunno inoltrato e si dissemina abbondantemente. Per ottenere un buon risultato si consiglia di coltivarlo in pieno sole e terreno ben drenato.

L'epiteto generico deriva dal latino verbascum, che significa verbasco. L'origine della parola verbascum si trova nel termine latino barbáscum(tasso barbasso, pianta citata da Plinio, probabilmente derivato da barba, per le foglie pelose), o nella parola latina vérber (verga). Volgarmente in francese è detto mollène, per la mollezza delle sue foglie, e allo stesso modo in inglese è tradotto mullein.

Aquilegia vulgaris var....

Una perenne facile, vigorosa e che si dissemina abbondantemente. Ha fiori rosa portati da steli verdi, spesso bruniti. La specie è tipicamente diffusa anche in Italia in zone boschive ombreggiate. In giardino la posizione migliore è in terreno fertile, drenato, a mezzombra, dove la pianta possa essere raggiunta da alcune ore di sole che permettano lo sviluppo di piante sane e forti. In ombra troppo intensa tendono a perdersi nel tempo e disseminandosi cercano posizioni più soleggiate e terreno ben drenato, anche ghiaioso.

L'epiteto generico deriva da 'aquilina' , il nome utilizzato nei suoi testi da Alberto Magno, vescovo domenicano  del 1200 appassionato di botanica. E' nel '500 che Carolus Clusius, nome latinizzato di Charles de L’Écluse  riprende il nome  Aquilina e cita il nome Aquilegia(libro VI, cap. 27), che verrà poi reso ufficiale da Linneo. È derivato dal latino aquila per i suoi nettarii, (le ghiandole che producono il nettare) uncinati come gli artigli dell'aquila.

L'epiteto specifico deriva da vulgus e in latino significa comune, ordinario, in riferimento alla grande diffusione in natura della specie.

L'epiteto varietale fa riferimento alla forma dei fiori, stellati e privi degli speroni, tipici della specie.

Vedi le altre Aquilegia della nostra collezione

Salvia nemorosa 'Caradonna...

Una recente introduzione (2021) scoperta in Inghilterra da Jonathan J. Tuite e battezzata 'Caradonna Pink', ha le stesse qualità di Salvia nemorosa 'Caradonna'(resistenza, rifiorenza, steli scuri), ma fiori rosa.  La fioritura inizia in Maggio e dopo il primo ciclo(che termina in Luglio solitamente) la pianta rifiorisce a fine estate, specialmente se si ha l'accortezza di rimuovere gli steli sfioriti e di irrigare regolarmente. Coltivare in pieno sole, in terreno fertile. Una volta ben radicata sopporta periodi di irrigazioni ridotte, anche se per ottenere una buona rifiorenza l'acqua è fondamentale. Cultivar fertile che tende quindi a disseminare ibridandosi facilmente con altre Salvia (nemorosa, pratensis) presenti in giardino.

L'epiteto generico deriva dal latino e si trova già in Plinio, usato per la Salvia officinalis, dal verbo salvare (guarire).

L'epiteto specifico da nemus, nemoris (bosco), 'che cresce nei boschi'.

Sinonimi: Salvia nemorosa 'Tucarink' / Salvia nemorosa 'Tuitsalv' / Salvia nemorosa 'Caradonna PInk Inspiration'

Luzula nivea

Originaria di Pirenei e Alpi è diffusa anche sull'arco appenninico fino al centro Italia, soprattutto al margine di boschi di latifoglie fino ai 1500 mt slm. Preferisce i terreni fertili e umiferi, non aridi (sopravvive con scarse irrigazioni,ma resta quasi dormiente/poco sviluppata). La condizione ideale è a mezz'ombra, in terreni arricchiti con terriccio, sostanza organica (hummus, compost) e drenaggio. 

L'epiteto generico deriva dal diminutivo di lux, lucis (luce), quindi piccola luce, lucciola, per la luminosità delle infiorescenze.

L'epiteto specifico da nix, nivis (neve), niveo, bianco come la neve, in riferimento al colore delle infiorescenze.

Salvia x jamensis 'La Siesta'

Fiori rosa carico da Maggio e Novembre. Coltivare in pieno sole e terreno ben drenato. Anche se le Salvia tollerano brevi periodi di siccità si consiglia di irrigare regolarmente specialmente in estate per garantire una fioritura soddisfacente.

Come per tutte le Salvia si raccomanda di potare con decisione in Primavera per evitare che la pianta lignifichi. La potatura stimolerà la produzione di nuovi germogli alla base della pianta e sui fusti dell'anno precedente, evitanto che negli anni il cespuglio si spogli alla base e che sia meno resistente al freddo. Nonostante le Salvia semi-arbustive vengano date per rustiche fino a -10°C abbiamo testato la loro rusticità a temperature inferiori. La condizione fondamentale per una buona riuscita e per garantire il superamento di inverni rigidi è il drenaggio, da ottenere con una base di ghiaia nella buca al momento dell'impianto.

L'epiteto generico deriva dal latino e si trova già in Plinio, usato per la Salvia officinalis, dal verbo salvare (guarire).

L'epiteto specifico raggruppa gli ibridi interspecifici identificati per la prima volta all'inizio degli anni '90 nei pressi del villaggio di Jame nello stato di Coahuila de Zaragoza (Messico) dal botanico e ricercatore James Compton.

Sesleria autumnalis

Una graminacea perfetta per creare matrici o per un interessante effetto prateria, in combinazione con fioriture che spuntino leggere in mezzo al suo fogliame verde chiaro. Diffusa in natura in Italia e in parte dei Balcani è molto resistente e affidabile. Si coltiva al sole o a mezz'ombra, in un buon terreno fertile, ma si adatta anche a terreni più poveri. In zone molto calde è preferibile coltivare Sesleria autumnalis a mezz'ombra, dove sia raggiunta da 4 o 5 ore di sole diretto. Una volta ambientata tollera irrigazioni sporadiche, anche se per un buon effetto ornamentale le irrigazioni possono fare la differenza.

Nel clima del nord Italia è semi-sempreverde e dopo l'inverno può essere utile tagliare la vegetazione per rinfrescare l'aspetto della pianta, ma anche lasciando la vegetazione dell'anno precedente l'effetto ornamentale è garantito, per la sovrapposizione del verde chiaro delle nuove foglie con il secco di quelle vecchie. In condizioni climatiche miti è invece sempreverde.

Le spighe maturano in piena estate e persistono sulla pianta anche durante l'inverno.

L'epiteto generico celebra il medico e botanico italiano Leonardo Sesler (1683-1785)

L'epiteto specifico deriva dal latino autumnus, in riferimento al periodo tardivo di fioritura.

Solidago ptarmicoides

Un gran numero di margherite bianche nel periodo estivo, portate da steli che raggiungono i 50/60 cm. Richiede pieno sole e terreni mediamente drenati, da umidi a più asciutti, purchè non ci sia ristagno idrico. Dissemina facilmente. Dopo la prima fioritura, con irrigazione, rifiorisce fino all'autunno.

Inizialmente è stata considerata un Aster, per la forma dei fiori. Ma è stato osservato che il fogliame ricorda molto le Solidago e che in natura non si ibrida mai con gli Aster, mentre si ibrida facilmente con le altre Solidago. 

L'epiteto generico deriva da solido, verbo latino che significa saldare, rassodare, rinforzare: allusione alle proprietà cicatrizzanti riconosciute a questa pianta.

L'epiteto specifico è formato da nome del genere Ptarmica (Ptarmica ptarmica, o Achillea ptarmica) e dal greco εἶδος eídos aspetto, cioè simile in alcuni aspetti della morfologia all'Achillea ptarmica.

Origanum 'Rosenkuppel'

Una cultivar ornamentale con fiori rosa e fogliame decorative, rosso in autunno. Le infiorescenze hanno parti rossastre e l'effetto cromatico è sorprendente! Si coltiva in pieno sole, in terreno drenato. Una volta ambientato sopporta periodi di irrigazioni ridotte.

L'epiteto generico deriva dal greco ὄρος (óros monte) e γάνος (gános bellezza): splendore del monte.

Aster rugulosus 'Asrugo'

Una asteracea originaria del Giappone, poco conosciuta e ancor meno utilizzata nei giardini europei. Ha molte caratteristiche che la rendono interessante per la coltivazione in vaso, per giardini di piccole dimensioni. Raggiunge un massimo di 50 cm in piena fioritura e ha steli verticali che portano fiori con petali(ligule) bianchi, sfumati di rosa mano a mano che il fiore matura. Si coltiva in pieno sole o mezz'ombra in terreno fertile, drenato. Posizioni troppo ombreggiate possono ridurre la quantità di fiori prodotti e il loro colore, quindi posizionare in luoghi raggiunti almeno da 4 ore di sole diretto. 

L'epiteto generico del nome botanico aggiornato celebra forse Ignaz Döllinger (1770 – 1841), fisiologo tedesco, ma non si trovano riferimenti specifici e l'etimologia del nome botanico resta quindi da definire in modo esatto, soprattutto perchè non sembra che Ignaz Döllinger avesse interessi specifici per la botanica e verrebbe meno la regola stabilita da Linneo di dedicare i nomi delle piante solo a personalità rilevanti del mondo botanico.

L'epiteto specifico deriva da rugula (rùgula, piccola ruga), cioè che presenta piccole rughe o grinze, in riferimento alla morfologia della pianta.

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Knautia macedonica 'Melton...

Interessante cultivar di Knautia macedonica, perenne della famiglia delle Caprifoliaceae, la stessa delle Scabiosa, originaria dei Balcani. Rispetto alla specie questa selezione orticola ha fiori in una gamma di colori pastello che vanno dai rosa chiaro al cremisi. Fiorisce abbondantemente per tutta l'estate, da Luglio fino ad autunno inoltrato, soprattutto se si ha l'accortezza di rimuovere i capolini sfioriti. Ottima come fiore reciso e anche essiccato. Si coltiva in pieno sole, in terreno drenato, fertile. Molto amata dagli impollinatori.

L'epiteto generico ricorda i botanici prelinneani tedeschi Christoph Knaut (1638-1694) e suo fratello Christian (1656-1716).

L'epiteto specifico fa riferimento all'habitat originario della specie, la Macedonia, regione storica e geografica della penisola Iberica.

Verbascum 'Southern Charm'

Ogni pianta porta fiori in toni pastello, dal crema/champagne, al rosa passando per tutte le tonalità intermedie che nascono dall'ibridazione spontanea. Fioritura ricca e prolungata che si ripete ciclicamente durante la stagione.

L'epiteto generico deriva dal latino verbascum, che significa verbasco. L'origine della parola verbascum si trova nel termine latino barbáscum(tasso barbasso, pianta citata da Plinio, probabilmente derivato da barba, per le foglie pelose), o nella parola latina vérber (verga). Volgarmente in francese è detto mollène, per la mollezza delle sue foglie, e allo stesso modo in inglese è tradotto mullein.