Perenni da sole

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  • Altezza: Fino a 130 cm
  • Altezza: Fino a 200 cm

Aster pinnatifidus 'Hortensis'

Asteracea originaria di Giappone e Corea, preferisce terreni non aridi e posizione a mezz'ombra, raggiunta da 5/6 ore di sole diretto, specialmente in luoghi con estati molto calde. E' conosciuta con i nomi comuni di Aster giapponese o falsa Boltonia. Fiorisce ininterrottamente da Giugno fino all'autunno. La cultivar 'Hortensis' ha fiori doppi, bianco puro.

L'epiteto generico del nome scientifico aggiornato deriva dall'unione dei termini καλός(kalòs, bello) e ἡμέρα (emèra, giorno), attinti al greco antico col significato letterale di 'bella di giorno'.
L'epiteto specifico da pinna (penna) e da findere (fendere, tagliare), cioè con foglie divise come una penna.

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Aster x amethystinus...

Gli Aster x amethystinus si trovano in Nord America e hanno origine dall'ibridazione spontanea tra Aster novae-angliae e Aster ericoides. Dei primi hanno, tra le altre cose, la struttura legnosa dei rami che conferisce un portamento ben strutturato alla pianta. Ricordano invece gli A. ericoides per la piccola taglia dei fiori e la quantità in cui vengono prodotti, formando una nuvola leggera. 'Freiburg' ha fiori azzurri con bottone centrale giallo che matura in rosso, caratteristica che può maggiore produzione di fiori.

L'epiteto generico del nome scientifico aggiornato deriva dal greco σύμφῠσις (siùmfiusis, unione) e da ϑρίξ, τριχóϛ (thríx, trichόs capello, pelo), probabilmente riferito a una cultivar europea con peli uniti alla base, osservata da Christian Gottfried Daniel Nees von Esenbeck, botanico tedesco della prima metà dell' 800.
L'epiteto specifico in latino significa ametistino, violetto.

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Aster x amethystinus 'Kylie'

Interessante ibrido interspecifico tra Aster novae-angliae ‘Andenken an Alma Pötschke’ e Aster ericoides 'White Heather'. Ha rami ben strutturati che si coprono letteralmente di piccoli fiori rosa. Come gli aster novae-angliae deve essere coltivato in terreno non arido, ma fertile, irrigato regolarmente e cimato a fine Maggio per favorire l'accestimento e una maggiore produzione di fiori.

L'epiteto generico del nome scientifico aggiornato deriva dal greco σύμφῠσις (siùmfiusis, unione) e da ϑρίξ, τριχóϛ (thríx, trichόs capello, pelo), probabilmente riferito a una cultivar europea con peli uniti alla base, osservata da Christian Gottfried Daniel Nees von Esenbeck, botanico tedesco della prima metà dell' 800.
L'epiteto specifico in latino significa ametistino, violetto.

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Astilbe 'Prof. van der Wielen'

Bellissimo ibrido di Astilbe thunbergii, con steli slanciati rossastri carichi di infiorescenze leggere, piumose, bianche. Le Astilbe che proponiamo sono adatte a posizioni soleggiate e si abbinano perfettamente a Persicaria amplexicaulis, Panicum virgatum, Phlox paniculata e amplifolia, Monarda didyma.

Coltivare in terreno fertile, irrigato regolarmente, in pieno sole o mezz'ombra.

L'epiteto generico è composto dal prefisso privativo greco α- (alfa, col significato di 'senza') e da στίλβη (stilbe lucentezza), probabilmente in riferimento alle dimensioni dei fiori, molto piccoli.

Astilbe chinensis...

Alta ed elegante, con vistose infiorescenze allungate (appunto a lancia, come dice il nome Purpurlanze), profumate, color ciclamino, piumose, portate da alti steli rossastri. La posizione migliore è a mezzombra, raggiunta da almeno 4 ore di sole diretto al giorno, in terreno fertile, fresco, irrigato regolarmente. Si può coltivare anche in posizioni molto soleggiate, purchè il terreno non sia mai arido.

L'epiteto generico è composto dal prefisso privativo greco α- (alfa, col significato di 'senza') e da στίλβη (stilbe lucentezza), probabilmente in riferimento alle dimensioni dei fiori, molto piccoli.

L'epiteto specifico in latino significa 'della Cina' ad indicare la provenienza dai paesi asiatici.

L'epiteto varietale ricorda il missionario francese Émile Joseph Taquet (1873-1952), che raccolse molte piante in Corea e Cina.

Astilbe chinensis...

Alta ed elegante, con vistose infiorescenze rosa profumate, piumose, portate da alti steli eretti. Si differenzia da 'Purpurlanze' per il colore meno intenso, più pastello, e per la forma delle infiorescenze, più paffute. La posizione migliore è a mezzombra, raggiunta da almeno 4 ore di sole diretto al giorno, in terreno fertile, fresco, irrigato regolarmente. Si può coltivare anche in posizioni molto soleggiate, purchè il terreno non sia mai secco.

L'epiteto generico è composto dal prefisso privativo greco α- (alfa, col significato di 'senza') e da στίλβη (stilbe lucentezza), probabilmente in riferimento alle dimensioni dei fiori, molto piccoli.

L'epiteto specifico in latino significa 'della Cina' ad indicare la provenienza dai paesi asiatici.

L'epiteto varietale ricorda il missionario francese Émile Joseph Taquet (1873-1952), che raccolse molte piante in Corea e Cina.

Belamcanda chinensis

Rizomatosa originaria dell'India del nord e del Nepal, ma diffusa in gran parte dei paesi asiatici. Produce bellissimi fiori arancioni maculati da Giugno a Settembre e bacche nere in autunno, lucide, portate da capsule verdi che maturando diventano cartacee e si aprono, mostrano i semi all'interno. Le foglie sono simili a quelle di molte Iris, ensiformi, cioè appiattite e allungate alla sommità. Un valore aggiunto in ogni giardino, porta colore ed elementi grafici con gli alti steli che si stagliano verticali. Coltivare in terreno ben drenato, in pieno sole. Tollera irrigazioni scarse e terreni poveri, ma per uno sviluppo migliore e per avere colorazioni dei fiori più intense si consiglia di fornire acqua a sufficienza e terreno fertile.

Nella medicina tradizionale cinese viene utilizzata per curare i problemi della gola, ma deve essere utilizzata in modo appropriato data la tossicità dei tuberi.

I primi campioni furono raccolti da missionari gesuiti in Cina. I semi vennero inviati nel 1730 in Europa e Linneo la battezzò Ixia chinensis. Nel 1802 il botanico svizzero Augustin Pyramus de Candolle la ribattezzò col nome Belamcanda.

L'epiteto generico deriva dal sanscrito ed è composto dai termini Belam (una regione indiana vicino al confine col Nepal) e kanda (in sanscrito 'radice, tubero, rizoma') : 'radice di Belam', il nome con cui viene chiamata in India nord-occidentale. 

L'epiteto specifico significa 'della Cina' e venne mantenuto da Augustin Pyramus de Candolle quando modifico il basionimo assegnato da Linneo. Si spiega quindi l'aspetto insolito del nome di questa pianta, che dal nome generico viene indicata come Indiana e dal nome specifico come Cinese.

Studi recenti hanno stabilito l'appartenenza al genere Iris e ribattezzato la pianta come Iris domestica, ma dobbiamo ammettere che preferiamo usare il nome Belamcanda, che oltre ad essere il nome con cui è chiamata nei suoi luoghi di origine, racconta una storia e la sua provenienza.

Calamagrostis brachytricha

Graminacea di origine asiatica dalla forma compatta, cespugliosa, con spighe che spuntano rosate e maturano in bianco. Adatta a posizioni soleggiate, tollera anche qualche ora di sole in meno e preferisce terreni ricchi e ben drenati. La mancanza di acqua ne riduce le dimensioni e la spigatura. Diversamente da altre Calamagrostis (come C. acutiflora 'Karl Foerster') è una 'warm season grass', cioè una graminacea che fiorisce nella stagione calda. Infatti inizia alla fine dell'estate  a produrre spighe che persistono poi fino all'inverno.

L'epiteto generico deriva dall'unione dei termini calamus (càlamus canna, dal greco κάλαμος cálamos) e Agrostis (dal greco ἀγρός agrós campo e ὄστις ostis pronome relativo: quella dei campi) col significato di 'Agrostis con l'aspetto di una canna' per l'aspetto foglioso associato a steli alti che portano spighe piumose.

L'epiteto specifico è composto dalle parole greche βραχύς (brachiùs corto, breve) e θρίξ, τριχός (thrix, trichós pelo): con peli corti, in riferimento alla conformazione della spiga.

Vincitrice nel 2006 dell' Award of Garden Merit assegnato dalla Royal Horticoltural Society.

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Calamagrostis x acutiflora...

Graminacea dal portamento a colonna, composta e ordinata. Forma un cespuglio di foglie da cui spuntano alte spighe, portate da steli flessuosi. Adatta anche alla coltivazione in vaso, preferisce terreni mediamente ricchi e irrigati regolarmente. Si può coltivare in pieno sole o a mezzombra. Appartiene al gruppo delle 'cool season grasses', graminacee della stagione fresca, perché vegeta e fiorisce all'inizio della stagione, pur restando decorativa tutta l'estate e l'inverno perché le spighe persistono fino all'anno successivo!
Alcuni la definiscono 'perpetual motion grass', graminacea dal moto perpetuo, perché è decorativa per tutto l'anno: le spighe si aprono piumose, sfumate di porpora, maturano e si chiudono, compattandosi a forma di scovolino in color panna e persistono sulla pianta fino a tutto l'inverno. Una pianta quindi di interesse continuo!
Calamagrostis x acutiflora è il risultato dell'ibridazione spontanea tra Calamagrostis epigejos e Calamagrostis arundinacea scoperta da Karl Foerster (1874-1970)nel giardino botanico di Amburgo. Venne messa da lui in produzione e fece la sua prima comparsa nel catalogo del vivaio nel 1939.
Nel 1959 Foerster la citò nel libro 'The Use of Grasses and Ferns in the Garden' e dal 1964 venne importata in America. E' una delle graminacee più famose e più diffuse.
L'epiteto generico deriva dall'unione dei termini calamus (càlamus canna, dal greco κάλαμος cálamos) e Agrostis (dal greco ἀγρός agrós campo e ὄστις ostis pronome relativo: quella dei campi) col significato di 'Agrostis con l'aspetto di una canna' per l'aspetto foglioso associato a steli alti che portano spighe piumose.
L'epiteto specifico deriva è composto dalle parole latine acutus (acùtus acuto) e flos floris (flòs flòris, fiore) in riferimento alle parti componenti della spiga, lunghe e acuminate.
Perennial Plant of the Year nel 2001, premio assegnato dalla Perennial Plant Association.

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Calamagrostis x acutiflora...

Portamento ordinato e spighe piumose molto decorative che persistono per tutta la stagione, dalla fine della primavera all'autunno, trasformandosi(prima piumose, poi più asciutte, ma sempre particolarmente ornamentali). Adatta anche alla coltivazione in vaso, preferisce terreni mediamente ricchi e irrigati regolarmente.

Rispetto a 'Karl Foerster' è più bassa, ha portamento più compatto e non ha le sfumature rosate/porpora tipiche di Karl Foerster all'inizio della spigatura, ma una bellissima e luminosa sfumatura argentata.

Si può coltivare in pieno sole o a mezzombra. Appartiene al gruppo delle 'cool season grasses', graminacee della stagione fresca, perché vegeta e fiorisce all'inizio della stagione, pur restando decorativa tutta l'estate e l'inverno perché le spighe persistono fino all'anno successivo!
Alcuni la definiscono 'perpetual motion grass', graminacea dal moto perpetuo, perché è decorativa per tutto l'anno: le spighe si aprono piumose, sfumate di porpora, maturano e si chiudono, compattandosi a forma di scovolino in color panna e persistono sulla pianta fino a tutto l'inverno. Una pianta quindi di interesse continuo!
Calamagrostis x acutiflora è il risultato dell'ibridazione spontanea tra Calamagrostis epigejos e Calamagrostis arundinacea scoperta da Karl Foerster (1874-1970)nel giardino botanico di Amburgo. Venne messa da lui in produzione e fece la sua prima comparsa nel catalogo del vivaio nel 1939.
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L'epiteto generico deriva dall'unione dei termini calamus (càlamus canna, dal greco κάλαμος cálamos) e Agrostis (dal greco ἀγρός agrós campo e ὄστις ostis pronome relativo: quella dei campi) col significato di 'Agrostis con l'aspetto di una canna' per l'aspetto foglioso associato a steli alti che portano spighe piumose.
L'epiteto specifico deriva è composto dalle parole latine acutus (acùtus acuto) e flos floris (flòs flòris, fiore) in riferimento alle parti componenti della spiga, lunghe e acuminate.

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Cephalaria gigantea

Statuaria! Ha fiori giallo chiarissimo portati da alti steli rigidi, con un effetto sorprendente per il portamento e la leggerezza della fioritura. Originaria di Turchia e Caucaso è diffusa nei prati umidi e richiede posizioni in pieno sole e terreni drenati, fertili, non aridi, per raggiungere uno sviluppo ottimale. Rimuovere i capolini sfioriti per stimolare la rifiorenza, anche se la prima fioritura è la più bella e consigliamo di lasciare sulla pianta i fiori sfioriti, molto decorativi a fine estate per il tono scuro che assumono.

L'epiteto generico deriva dal greco κεφαλή (kefalé, testa), perché i fiori fertili sono raccolti in dense infiorescenze tondeggianti.

L'epiteto specifico dall'aggettivo greco γιγάντειος (ghigànteios, gigante) per l'altezza della pianta.

Ceratostigma willmottianum

Arbusto deciduo dalla lunga fioritura blu e con bellissimo fogliame rosso nel periodo autunnale.

L'epiteto generico è composto dalle parole greche κέρας, -ατοϛ (chéras, chèratos corno) e da στίγμα (stigma. in botanica la parte apicale del pistillo) in riferimento alle escrescenze cornee sullo stigma

Chasmanthium latifolium

Conosciuta anche come Avena selvatica, è originaria del Nord America. Ha foglie verdi durante l'estate, arancio brunite in autunno. Alla fine dell'estate produce pannocchie di spighe verdi, appiattite, pendule, molto decorative, che col procedere della stagione virano al bronzo. Se coltivata in pieno sole ha portamento più ordinate, mentre a mezzombra tende a piegarsi, ma ha foglie più verdi e fresche.

Basionimo (cioè sinonimo da cui il nome più corretto e aggiornato prende parte del nome): Uniola latifolia, battezzata così dal botanico francese della fine del '700 André Michaux.

L'epiteto generico è composto dalle parole greche χὰσμη (csàsme, bocca aperta) e ἄνθεμον (ánthemon fiore) in riferimento al comportamento delle glume (le brattee cartacee che rivestono i semi delle graminacee) che si aprono, come una bocca che sbadiglia, quando il seme è maturo.

L'epiteto specifico deriva dal latino latus (largo, esteso) e da folium (foglia) in riferimento alla forma delle foglie.

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Chrysanthemum 'Emperor of...

Un ibrido storico del 1880 ottenuto da William Robinson. Grandi fiori semidoppi con petali a cucchiaino. Rosa intenso al centro del fiore, più chiaro verso l'esterno. Fogliame rosso in autunno, affascinante!

Coltivare in posizioni ben soleggiate e in terreno normale, drenato. Oltre al taglio primaverile, subito dopo l'inverno, beneficiano di una decisa cimatura a metà estate per favorire l'accestimento della pianta e un portamento più ordinato e ritardare la fioritura, che in alcune cultivar avverrebbe altrimenti già durante l'estate.

L'epiteto generico è composto dalle parole greche χρυσόϛ (chriusόs oro) e ἄνθεμον (ánthemon fiore): fiore dorato in riferimento alla specie originale, che ha adesso il nome di Glebionis coronaria. Il nome originario assegnato da Linneo era Chrysanthemum indicum, per differenziarlo da Chrysanthemum coronarium (oggi Glebionis coronaria appunto). Nel 1961 Nickolae Tzvelev studiò la conformazione dei fiori del genere e si rese conto che venivano riunite insieme molte tipologie diverse e decise di assegnarle a generi specifici, come Leucanthemum, Tanacetum e Dendranthema. Quest'ultimo identificava i crisantemi da giardino, commercializzati ad uso ornamentale. Purtroppo solo il mercato tedesco adotto questa nuova nomenclatura per i crisantemi e si creò una gran confusione, con doppie nomenclature che tuttora si trovano online. Per semplificare l'identificazione e lo studio su queste piante, nel 1995 il Congresso Internazionale di Botanica decise di cambiare nome a Chrysanthemum coronarium, di battezzarlo Glebionis e di usare il nome di genere Chrysanthemum al posto di Dendranthema, rendendo ufficiale l'utilizzo diffuso in gran parte del mondo di questo nome. 

Chrysanthemum 'Yellow...

Cultivar alta, con grandi fiori giallo oro, caratterizzati da petali a cucchiaino (appartiene infatti al gruppo degli 'Spoon'). Uno dei pochi Chrysanthemum di questo tipo e a fiori grandi capace di resistere in piena terra con inverni freddi!

I Chrysanthemum comunque preferiscono posizioni ben soleggiate e in terreno normale, meglio se con un drenaggio che eviti i ristagni per garantire il corretto sviluppo della pianta. Oltre al taglio primaverile, subito dopo l'inverno, per rimuovere il secco dell'anno precedente, beneficiano di una decisa cimatura a metà estate per favorire l'accestimento della pianta e un portamento più ordinato e ritardare la fioritura, che in alcune cultivar avverrebbe altrimenti già durante l'estate.

L'epiteto generico è composto dalle parole greche χρυσόϛ (chriusόs oro) e ἄνθεμον (ánthemon fiore): fiore dorato in riferimento alla specie originale, che ha adesso il nome di Glebionis coronaria. Il nome originario assegnato da Linneo era Chrysanthemum indicum, per differenziarlo da Chrysanthemum coronarium (oggi Glebionis coronaria appunto). Nel 1961 Nickolae Tzvelev studiò la conformazione dei fiori del genere e si rese conto che venivano riunite insieme molte tipologie diverse e decise di assegnarle a generi specifici, come Leucanthemum, Tanacetum e Dendranthema. Quest'ultimo identificava i crisantemi da giardino, commercializzati ad uso ornamentale. Purtroppo solo il mercato tedesco adotto questa nuova nomenclatura per i crisantemi e si creò una gran confusione, con doppie nomenclature che tuttora si trovano online. Per semplificare l'identificazione e lo studio su queste piante, nel 1995 il Congresso Internazionale di Botanica decise di cambiare nome a Chrysanthemum coronarium, di battezzarlo Glebionis e di usare il nome di genere Chrysanthemum al posto di Dendranthema, rendendo ufficiale l'utilizzo diffuso in gran parte del mondo di questo nome. 

Sinonimi: 'Gelbe Spinne’, 'Spinne’, 'Ordille’