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Iris sibirica 'Rita Gris'

Una nostra selezione da una semina del 2019: abbiamo selezionato la varietà con steli più alti, slanciata e con fiori esili e allungati, preferendo la leggerezza all'appariscenza! I fiori sono bianchi con venature viola e gola sfumata di arancio. Dopo la fioritura porta bellissime capsule scure che persistono sulla pianta per tutta la stagione. Coltivare in pieno sole o al massimo mezzombra (non meno di 4 o 5 ore di sole al giorno) in terreno fertile, drenato, irrigato regolarmente prima e durante la fioritura. Dopo la fioritura si possono ridurre le irrigazioni.

L'epiteto generico deriva dal nome della dea Iris (Iride, nella mitologia greca Ἶρις Iris), messaggera degli dei il cui nome deriva da quello dell’arcobaleno (ἶρις, iris).

L'epiteto specifico sibirica( dal latino sibiricus, della Siberia) fa riferimento all'origine geografica di questa specie.

Vedi le altre Iris della nostra collezione

Bletilla striata

Orchidea terrestre resistente al freddo, con lunghe foglie a lancia e fiori rosa, con labello bianco, maculato di rosa. Adatta alla coltivazione in terra o in vaso, preferisce terreni ricchi e drenati e posizioni a mezzombra, dove possa essere raggiunta dal sole per alcune ore, meglio se al mattino. Una volta ambientata si rivela particolarmente resistente anche con irrigazioni ridotte.

L'epiteto generico è il diminutivo di Bletia('piccola Bletia, in onore di Don Luis Blet, farmacista e botanico spagnolo), un'orchidea americana con fiori che ricordano quelli della Bletilla, che è però di origine orientale (Cina, Giappone, Corea).

Il genere Bletilla fu creato da Heinrich Gustav Reichenbach nel 1853 e sostituì il nome di Jimensia che era stato assegnato nel 1838 dal botanico americano Constantine Samuel Rafinesque.

L'epiteto specifico deriva dal latino striare (striàre, scanalare) per le striature del labello, il vistoso petalo che nelle Orchidee serve per attirare gli insetti.

Aster novi-belgii 'Rubino'

Una varietà selezionata nel 1986 da Pier Luigi Priola che colpisce per il colore carico dei fiori, doppi, di un intenso rosso lampone.
Preferisce posizioni soleggiate e, una volta ben radicata, non richiede particolari attenzioni, diventando pressochè autonoma. Si consiglia di cimare la pianta in modo deciso a fine Maggio per permettere l'accestimento e la produzione di un numero maggiore di fiori. Le piante di questa varietà, se non cimate, fioriscono già a fine estate.


L'epiteto generico  del nome scientifico aggiornato deriva dal greco σύμφῠσις (siùmfiusis, unione) e da ϑρίξ, τριχóϛ (thríx, trichόs capello, pelo), probabilmente riferito a una cultivar europea con peli uniti alla base, osservata da Christian Gottfried Daniel Nees von Esenbeck, botanico tedesco della prima metà dell' 800.
L'epiteto specifico è una latinizzazione di New Holland o Nuovo Belgio, regione storica degli Stati Uniti situata nei dintorni di New York tra la Virginia e il New England, insediamento di coloni olandesi, località in cui furono fatti i primi ritrovamenti della specie.

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Aster ageratoides 'Ashvi'

Aster di altezza contenuta e con sviluppo rapido, raggiunge i 60 cm in piena fioritura. Bel fogliame, ha fiori bianchi che si schiudono da Agosto a Ottobre e fogliame verde chiaro. Coltivare in pieno sole o mezz'ombra, in terreno fertile, irrigato normalmente. Una volta ambientato tollera periodi con irrigazioni ridotte e si allarga rapidamente con stoloni. Non necessita del cosidetto Chelsea chop, perchè resta compatto anche senza un taglio nel mese di Maggio/Giugno.

L'epiteto generico in latino significa 'astro, stella' (dal greco ἀστήρ, -έροϛ astér, -éros stella) in riferimento alla conformazione dei fiori e all'effetto di insieme della pianta in fioritura che ha fatto guadagnare agli Aster il nome comune di 'cielo stellato'. Aster ageratoides è uno dei pochi ad aver mantenuto il vecchio epiteto di genere e a non essere stato battezzato con un nuovo nome (come anche Aster amellus, Aster tataricus...)

L'epiteto specifico  significa 'simile ad un Agerato', da Ageratum e dal greco εἶδος (eídos aspetto).

Il nome della cultivar viene talvolta trascritto come 'Harry Schmidt', probabilmente per un errore di trascrizione dei vivai tedeschi.

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Amsonia hubrichtii

I fiori azzurri in primavera sono quelli tipici delle Amsonia, ma ciò che differenzia questa specie dalle altre è la forma delle foglie, sottili e allungate e la disposizione sui fusti a formare 'code' che ricordano nell'aspetto l'equiseto. Come le altre Amsonia in autunno assume bellissime tinte dorate. Preferisce terreni irrigati regolarmente, ma una volta ambientata sopporta irrigazioni più sporadiche. Se coltivata in pieno sole mantiene un portamento più ordinato. In posizioni più ombreggiate tende ad essere più disordinata, si consiglia quindi di cimare la pianta dopo la fioritura per favorire l'accestimento.

Il nome del genere è stato assegnato nel 1760 da John Clayton ( autore di un testo sulla flora della Virginia) in onore del fisico e appassionato di botanica John Amson. Si racconta che George Washigton nel 1758, mentre tornava dalla guerra franco-indiana, avesse i sintomi della tubercolosi e che preoccupato si fosse fermato a Williamsburg, dove venne visitato da Amson, che riscontrò una semplice influenza e tranquillizzò il presidente.

L'epiteto scientifico è invece dedicato al naturalista americano Leslie Hubricht (1908-2005) che scoprì questa pianta sui Monti Ouachita, in Nord America.

Salvia microphylla 'Glacier'

Fiori bianco puro e fogliame verde sono la combinazione perfetta in questa varietà che amerete se cercate piante dai fiori candidi! Coltivare in pieno sole o mezzombra(almeno 4 ore di sole), in terreno ben drenato. Come per tutte le Salvia arbustive si raccomanda una potatura decisa dopo l'inverno per evitare che la pianta lignifichi perdendo vigore e vuotandosi alla base.

L'epiteto generico deriva dal latino e si trova già in Plinio, usato per la Salvia officinalis, dal verbo salvare (guarire).  

L'epiteto specifico è composto dalle parole in greco μικρός (micrós piccolo) e da φύλλον (fiùllon foglia): dalle foglie piccole.

Sinonimi: Salvia microphylla 'Gletsjer'

Helleborus ' Pretty Ellen Red'

Cultivar di Helleborus orientalis con fiori semplici rosso amarena, intenso e luminoso.

Gli ellebori sono perenni sempreverdi di facile coltivazione e rapido sviluppo: si coltivano in posizioni a mezz'ombra in terreno fertile, che sia fresco in inverno (solitamente grazie all'umidità e alle precipitazioni) e primavera (irrigato in caso di necessità). In estate sopportano irrigazioni ridotte. Fioriscono solitamente da fine Gennaio ad Aprile, anche se talvolta anticipano producendo qualche fiore già da Gennaio. Disseminano facilmente e si consiglia per questo di non recidere gli steli sfioriti.

L'epiteto generico deriva dal greco ἑλλέβορος (elléboros, nome dato da Dioscoride e  latinizzato in Hellebŏrus da Plinio). Il nome è composto da ἑλω (élo  elimino, uccido) e da βορά (borá cibo) col significato di 'cibo mortale', per la tossicità di tutte le parti della pianta, tossica se ingerita.

Helleborus ' Pretty Ellen...

Cultivar di Helleborus orientalis con fiori semplici porpora. Gli ellebori sono perenni sempreverdi di facile coltivazione e rapido sviluppo: si coltivano in posizioni a mezz'ombra in terreno fertile, che sia fresco in inverno (solitamente grazie all'umidità e alle precipitazioni) e primavera (irrigato in caso di necessità). In estate sopportano irrigazioni ridotte. Fioriscono solitamente da fine Gennaio ad Aprile, anche se talvolta anticipano producendo qualche fiore già da Gennaio. Disseminano facilmente e si consiglia per questo di non recidere gli steli sfioriti.

L'epiteto generico deriva dal greco ἑλλέβορος (elléboros, nome dato da Dioscoride e  latinizzato in Hellebŏrus da Plinio). Il nome è composto da ἑλω (élo  elimino, uccido) e da βορά (borá cibo) col significato di 'cibo mortale', per la tossicità di tutte le parti della pianta, tossica se ingerita.

Helleborus ' Pretty Ellen...

Luminosa cultivar di Helleborus orientalis con fiori semplici bianco puro e centro leggermente soffuso di verde.

Gli ellebori sono perenni sempreverdi di facile coltivazione e rapido sviluppo: si coltivano in posizioni a mezz'ombra in terreno fertile, che sia fresco in inverno (solitamente grazie all'umidità e alle precipitazioni) e primavera (irrigato in caso di necessità). In estate sopportano irrigazioni ridotte. Fioriscono solitamente da fine Gennaio ad Aprile, anche se talvolta anticipano producendo qualche fiore già da Gennaio. Disseminano facilmente e si consiglia per questo di non recidere gli steli sfioriti.

L'epiteto generico deriva dal greco ἑλλέβορος (elléboros, nome dato da Dioscoride e  latinizzato in Hellebŏrus da Plinio). Il nome è composto da ἑλω (élo  elimino, uccido) e da βορά (borá cibo) col significato di 'cibo mortale', per la tossicità di tutte le parti della pianta, tossica se ingerita.

Dryopteris atrata

Bellissima felce originaria dell'Asia. Ha fronde lucide e fusti scuri. Si coltiva in ombra luminosa e terreno fertile, anche se una volta ambientata tollera irrigazioni ridotte. Come molte altre dryopteris si adatta a posizioni raggiunte da qualche ora di sole.

L'epiteto generico era inizialmente epiteto specifico di Polypodium dryopteris. In seguito sono stati definiti due generi diversi e 'Dryopteris' è diventato il nome di questo nuovo genere di felci. Deriva dal greco δρῦς (driùs quercia) e da πτέρις (ptéris felce): felce delle querce(o degli alberi), riferimento ai boschi di caducifoglie, luoghi in cui è possibile trovare le felci appartenenti a questo genere.

L'epiteto specifico deriva dal latino ater (nero, scuro) in riferimento ai fusti di questa specie

Dryopteris championii

Felce con fronde lucide , di un bellissimo verde, con fronde nuove di un tono più chiaro. Sviluppa bene in altezza e cresce al meglio in ombra luminosa e in terreno fertile, umifero.

L'epiteto generico era inizialmente epiteto specifico di Polypodium dryopteris. In seguito sono stati definiti due generi diversi e 'Dryopteris' è diventato il nome di questo nuovo genere di felci. Deriva dal greco δρῦς (driùs quercia) e da πτέρις (ptéris felce): felce delle querce(o degli alberi), riferimento ai boschi di caducifoglie, luoghi in cui è possibile trovare le felci appartenenti a questo genere.

L'epiteto specifico 

Digitalis x valinii...

Bellissima cultivar con fiori rosa e sfumature color pesca, creata da Charles Valin di Thompson&Morgan. Gli ibridi del gruppo 'Illumination' sono caratterizzati da sterilità dei fiori e quindi da una lunghissima fioritura, da una vita superiore ai 2 anni (e quindi perenni) e una migliore resistenza al caldo e sono stati ottenuti dall'ibridazione di Digitalis purpurea(biennale) e Digitalis canariensis (prima Isoplexis canariensis, perenne particolarmente resistente al caldo). Le fonti riportano rusticità fino a -15°C, purchè si fornisca un buon drenaggio. La posizione ideale è in pieno sole, in terreno fertile.

L'epiteto generico fu assegnato da Leonhart Fuchs, botanico del '500, latinizzando il nome comune della digitale in tedesco. Da 'fingerhut', che ha il significato di 'ditale', ottenne Digitalis, da digitus dito, per la corolla a forma di ditale.

Fino al 2004 gli ibridi Digitalis purpurea x Isoplexis canariensis erano stati riuniti in un nuovo genere, chiamato Digiplexis, un portmanteau (por'mantò, dal francese in disuso 'attaccapanni'), o in italiano una parola macedonia o neologismo sincratico, termine ideato da Lewis Carrol (in 'Through the Looking-Glass, and What Alice Found There') per indicare la parola che nasce dall'unione di due termini tra loro diversi. Nel 2004 studi genetici specifici sul genere Isoplexis hanno rilevato la sua parentela stretta con il genere Digitalis e Isoplexis ne è entrato a far parte. Questi ibridi quindi non sono stati più considerati intergenerici, ma interspecifici e oggi la nomenclatura corretta li inserisce tra le Digitalis.

L'epiteto specifico fa riferimento al padre di questo gruppo di ibridi, Charles Valin ed è stato assegnato da James David Armitage, direttore del dipartimento di Tassonomia botanica della Royal Horticoltural Society.

Vedi le altre Digitalis della nostra collezione

Astilbe 'Prof. van der Wielen'

Bellissimo ibrido di Astilbe thunbergii, con steli slanciati rossastri carichi di infiorescenze leggere, piumose, bianche. Le Astilbe che proponiamo sono adatte a posizioni soleggiate e si abbinano perfettamente a Persicaria amplexicaulis, Panicum virgatum, Phlox paniculata e amplifolia, Monarda didyma.

Coltivare in terreno fertile, irrigato regolarmente, in pieno sole o mezz'ombra.

L'epiteto generico è composto dal prefisso privativo greco α- (alfa, col significato di 'senza') e da στίλβη (stilbe lucentezza), probabilmente in riferimento alle dimensioni dei fiori, molto piccoli.

Polystichum acrostichoides

Originario del Nord America, cresce spontaneo in zone di sottobosco con poco spessore di terra, anche vicino a corsi d'acqua, radicando in mezzo a pietre e sassi in condizioni di umidità regolare, ma in assenza di ristagno. E' adatto per posizioni ombreggiate e in terreno drenato, molto utile per ridurre l'erosione del suolo in zone in pendenza di sottobosco o per coprire il piede di alberature, non soffrendo la concorrenza delle radici degli alberi. Ha fusti scuri e fronde semisempreverdi e coriacee: quelle sterili sono disposte a fontana, mentre quelle fertili spuntano al centro della pianta e hanno portamento verticale. Le prime sono persistenti (semi-persistenti in inverni più rigidi), le seconde invece decidue e portano sulla pagina inferiore sori arancioni nel periodo di fertilità. 

L'epiteto generico deriva dal greco πολύ (molte) e στίξ, στιχός (stix, stichòs fila), per i sori disposti in più file.

L'epiteto specifico significa 'simile a un Acrostichum' ( acrostic-oides, dal greco εἶδος eídos aspetto) per la disposizione dei sori allineati all'estremità delle pinnule (dal greco ἄκροϛ ácros cima e στίχος stíchos  linea, cioè in linea ala sommità).

Persicaria amplexicaulis...

Bellissima ed elegante forma bianca di Persicaria con infiorescenze leggere e allungate. E' la compagna ideale per le Anemone, con cui condivide le stesse esigenze di coltivazione. Preferisce infatti un terreno fertile, irrigato regolarmente, al sole o meglio a mezz'ombra, dove riceva mezza giornata di sole diretto.

L'epiteto generico deriva da 'malus persica' (pesco) per le foglie simili a quelle del pesco di molte specie in questo genere.

L'epiteto specifico è formato da amplector (cingere, abbracciare) e da caulis (gambo, fusto), per le foglie che abbracciano il fusto.