Piante perenni

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Acanthus hungaricus 'White...

Perenne rustica con foglie verde brillante e pannocchie di fiori formati da una parte superiore viola e un labbro inferiore bianco. In natura l'Acanthus è tipico di luoghi asciutti e terreni sassosi, resiste bene alla siccità e forma grandi cespugli molto decorativi. In giardino mostra la sua resistenza e affidabilità e si adatta ad ogni tipo di terreno, purchè abbia un buon drenaggio, preferibilmente a mezzombra. Questo ibrido di Acanthus è apprezzato per le dimensioni più contenute rispetto alla specie ed è quindi la scelta ideale anche per giardini più piccoli e per la coltivazione in vaso. Rispetto ad Acanthus spinosus e mollis ha una maggiore resistenza al freddo, data l'origine geografica della specie.

L'epiteto generico deriva dal greco ἄκανϑα (ácantha) formato da ακέ (aké punta, ago) e ἄνϑοϛ (ánthos fiore): fiore spinoso, per via delle estremità aculeate delle foglie e delle capsule che racchiudono i semi. La mitologia greca parla inoltre della ninfa Acanto, amata da Apollo, ma non ricambiata. Il dio cercò di rapirla, ma lei reagì, graffiandolo in volto. Per punirla Apollo la trasformò nell'omonima pianta. Un'altra versione del mito racconta che l'amore del dio del sole venisse ricambiato dalla ninfa e che alla morte di Acanto Apollo decise di trasformarla nell'omonima pianta.

L'epiteto specifico indica la provenienza geografica della specie, originaria dell' Ungheria. Si trova talvolta indicata anche come Acanthus balcanicus.

Andropogon scoparius...

Il genere Andropogon(o Schizachyrium) è originario delle praterie americane ed è apprezzato nei giardini per la resistenza al caldo e al freddo e per le ridotte esigenze di manutenzione. Si adatta a diversi dipi di terreno, ma un buon drenaggio permette uno sviluppo ottimale. Sopporta periodi asciutti e terreni poveri. Le foglie sono verdi, glauche alla base e durante l'autunno si tingono con i toni dell'arancio e del rosso.

Schizachyrium scoparium 'Prairie Blues' è una selezione della specie spontanea con una sfumatura azzurra  ancora più accentuata durante la primavera e l'estate alla base delle foglie, che in autunno si tingono di rosso. La fioritura in Agosto, con lunghi racemi color bronzo soffusi di viola, è seguita dalla formazione del seme, che decora le spighe con ciuffi piumosi leggerissimi.

La leggerezza di questa graminacea, la facilità di coltivazione e il contrasto cromatico che crea nel periodo autunnale e invernale la rendono una tra le più belle da utilizzare in giardino con la garanzia di risultati ottimali.

L'epiteto generico è formato dalle parole greche ἀνήρ ἀνδρός (anér andrόs uomo) e πώγων (pόgon barba) in riferimento alla peluria che ricopre alcune parti della spiga.

L'epiteto specifico deriva dal latino scopa (scopa, granata) col significato di 'simile a una scopa', per il portamento della pianta.

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Aquilegia oxysepala

Una specie dai fiori bicolori originaria della Siberia e del nord del Giappone. La parte esterna del fiore (formata dai sepali) ha corti speroni ed è di un intenso porpora scuro, mentre la parte interna (corolla) è gialla. Un bel contrasto, solitamente tipico di cultivars ibridate, insolito per una Aquilegia spontanea. Si dissemina facilmente e cresce in modo ottimale in pieno sole o mezz'ombra, in terreni non troppo pesanti, fertili. Compagna ideale di rose e fioriture primaverili.

L'epiteto generico deriva da 'aquilina' , il nome utilizzato nei suoi testi da Alberto Magno, vescovo domenicano del 1200 appassionato di botanica. E' nel '500 che Carolus Clusius, nome latinizzato di Charles de L’Écluse riprende il nome Aquilina e cita il nome Aquilegia(libro VI, cap. 27), che verrà poi reso ufficiale da Linneo. È derivato dal latino aquila per i suoi nettarii, (le ghiandole che producono il nettare) uncinati come gli artigli dell'aquila.

L'epiteto specifico significa 'con sepali dalla forma allungata, appuntita', dal greco ὀξύς (oxiùs appuntito) e dal latino sepalum.

Aquilegia vulgaris 'William...

Steli alti fino a 70 cm portano fiori bicolore, bianco e porpora, con corti speroni. Amata dagli impollinatori, dissemina facilmente. In giardino la posizione migliore è in terreno fertile, drenato, al sole o mezzombra, comunque non troppo in ombra, perchè deve essere raggiunta da alcune ore di sole che permettano lo sviluppo di piante sane e forti. In ombra troppo intensa tendono a perdersi nel tempo e disseminandosi cercano posizioni più soleggiate e terreno ben drenato, anche ghiaioso.

L'epiteto generico deriva da 'aquilina' , il nome utilizzato nei suoi testi da Alberto Magno, vescovo domenicano del 1200 appassionato di botanica. E' nel '500 che Carolus Clusius, nome latinizzato di Charles de L’Écluse riprende il nome Aquilina e cita il nome Aquilegia(libro VI, cap. 27), che verrà poi reso ufficiale da Linneo. È derivato dal latino aquila per i suoi nettarii, (le ghiandole che producono il nettare) uncinati come gli artigli dell'aquila.

L'epiteto specifico deriva da vulgus e in latino significa comune, ordinario, in riferimento alla grande diffusione in natura della specie.

Belamcanda chinensis

Rizomatosa originaria dell'India del nord e del Nepal, ma diffusa in gran parte dei paesi asiatici. Produce bellissimi fiori arancioni maculati da Giugno a Settembre e bacche nere in autunno, lucide, portate da capsule verdi che maturando diventano cartacee e si aprono, mostrano i semi all'interno. Le foglie sono simili a quelle di molte Iris, ensiformi, cioè appiattite e allungate alla sommità. Un valore aggiunto in ogni giardino, porta colore ed elementi grafici con gli alti steli che si stagliano verticali. Coltivare in terreno ben drenato, in pieno sole. Tollera irrigazioni scarse e terreni poveri, ma per uno sviluppo migliore e per avere colorazioni dei fiori più intense si consiglia di fornire acqua a sufficienza e terreno fertile.

Nella medicina tradizionale cinese viene utilizzata per curare i problemi della gola, ma deve essere utilizzata in modo appropriato data la tossicità dei tuberi.

I primi campioni furono raccolti da missionari gesuiti in Cina. I semi vennero inviati nel 1730 in Europa e Linneo la battezzò Ixia chinensis. Nel 1802 il botanico svizzero Augustin Pyramus de Candolle la ribattezzò col nome Belamcanda.

L'epiteto generico deriva dal sanscrito ed è composto dai termini Belam (una regione indiana vicino al confine col Nepal) e kanda (in sanscrito 'radice, tubero, rizoma') : 'radice di Belam', il nome con cui viene chiamata in India nord-occidentale. 

L'epiteto specifico significa 'della Cina' e venne mantenuto da Augustin Pyramus de Candolle quando modifico il basionimo assegnato da Linneo. Si spiega quindi l'aspetto insolito del nome di questa pianta, che dal nome generico viene indicata come Indiana e dal nome specifico come Cinese.

Studi recenti hanno stabilito l'appartenenza al genere Iris e ribattezzato la pianta come Iris domestica, ma dobbiamo ammettere che preferiamo usare il nome Belamcanda, che oltre ad essere il nome con cui è chiamata nei suoi luoghi di origine, racconta una storia e la sua provenienza.

Calamagrostis brachytricha

Graminacea di origine asiatica dalla forma compatta, cespugliosa, con spighe che spuntano rosate e maturano in bianco. Adatta a posizioni soleggiate, tollera anche qualche ora di sole in meno e preferisce terreni ricchi e ben drenati. La mancanza di acqua ne riduce le dimensioni e la spigatura. Diversamente da altre Calamagrostis (come C. acutiflora 'Karl Foerster') è una 'warm season grass', cioè una graminacea che fiorisce nella stagione calda. Infatti inizia alla fine dell'estate  a produrre spighe che persistono poi fino all'inverno.

L'epiteto generico deriva dall'unione dei termini calamus (càlamus canna, dal greco κάλαμος cálamos) e Agrostis (dal greco ἀγρός agrós campo e ὄστις ostis pronome relativo: quella dei campi) col significato di 'Agrostis con l'aspetto di una canna' per l'aspetto foglioso associato a steli alti che portano spighe piumose.

L'epiteto specifico è composto dalle parole greche βραχύς (brachiùs corto, breve) e θρίξ, τριχός (thrix, trichós pelo): con peli corti, in riferimento alla conformazione della spiga.

Vincitrice nel 2006 dell' Award of Garden Merit assegnato dalla Royal Horticoltural Society.

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Calamagrostis x acutiflora...

Graminacea dal portamento a colonna, composta e ordinata. Forma un cespuglio di foglie da cui spuntano alte spighe, portate da steli flessuosi. Adatta anche alla coltivazione in vaso, preferisce terreni mediamente ricchi e irrigati regolarmente. Si può coltivare in pieno sole o a mezzombra. Appartiene al gruppo delle 'cool season grasses', graminacee della stagione fresca, perché vegeta e fiorisce all'inizio della stagione, pur restando decorativa tutta l'estate e l'inverno perché le spighe persistono fino all'anno successivo!
Alcuni la definiscono 'perpetual motion grass', graminacea dal moto perpetuo, perché è decorativa per tutto l'anno: le spighe si aprono piumose, sfumate di porpora, maturano e si chiudono, compattandosi a forma di scovolino in color panna e persistono sulla pianta fino a tutto l'inverno. Una pianta quindi di interesse continuo!
Calamagrostis x acutiflora è il risultato dell'ibridazione spontanea tra Calamagrostis epigejos e Calamagrostis arundinacea scoperta da Karl Foerster (1874-1970)nel giardino botanico di Amburgo. Venne messa da lui in produzione e fece la sua prima comparsa nel catalogo del vivaio nel 1939.
Nel 1959 Foerster la citò nel libro 'The Use of Grasses and Ferns in the Garden' e dal 1964 venne importata in America. E' una delle graminacee più famose e più diffuse.
L'epiteto generico deriva dall'unione dei termini calamus (càlamus canna, dal greco κάλαμος cálamos) e Agrostis (dal greco ἀγρός agrós campo e ὄστις ostis pronome relativo: quella dei campi) col significato di 'Agrostis con l'aspetto di una canna' per l'aspetto foglioso associato a steli alti che portano spighe piumose.
L'epiteto specifico deriva è composto dalle parole latine acutus (acùtus acuto) e flos floris (flòs flòris, fiore) in riferimento alle parti componenti della spiga, lunghe e acuminate.
Perennial Plant of the Year nel 2001, premio assegnato dalla Perennial Plant Association.

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Calamagrostis x acutiflora...

Portamento ordinato e spighe piumose molto decorative che persistono per tutta la stagione, dalla fine della primavera all'autunno, trasformandosi(prima piumose, poi più asciutte, ma sempre particolarmente ornamentali). Adatta anche alla coltivazione in vaso, preferisce terreni mediamente ricchi e irrigati regolarmente.

Rispetto a 'Karl Foerster' è più bassa, ha portamento più compatto e non ha le sfumature rosate/porpora tipiche di Karl Foerster all'inizio della spigatura, ma una bellissima e luminosa sfumatura argentata.

Si può coltivare in pieno sole o a mezzombra. Appartiene al gruppo delle 'cool season grasses', graminacee della stagione fresca, perché vegeta e fiorisce all'inizio della stagione, pur restando decorativa tutta l'estate e l'inverno perché le spighe persistono fino all'anno successivo!
Alcuni la definiscono 'perpetual motion grass', graminacea dal moto perpetuo, perché è decorativa per tutto l'anno: le spighe si aprono piumose, sfumate di porpora, maturano e si chiudono, compattandosi a forma di scovolino in color panna e persistono sulla pianta fino a tutto l'inverno. Una pianta quindi di interesse continuo!
Calamagrostis x acutiflora è il risultato dell'ibridazione spontanea tra Calamagrostis epigejos e Calamagrostis arundinacea scoperta da Karl Foerster (1874-1970)nel giardino botanico di Amburgo. Venne messa da lui in produzione e fece la sua prima comparsa nel catalogo del vivaio nel 1939.
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L'epiteto generico deriva dall'unione dei termini calamus (càlamus canna, dal greco κάλαμος cálamos) e Agrostis (dal greco ἀγρός agrós campo e ὄστις ostis pronome relativo: quella dei campi) col significato di 'Agrostis con l'aspetto di una canna' per l'aspetto foglioso associato a steli alti che portano spighe piumose.
L'epiteto specifico deriva è composto dalle parole latine acutus (acùtus acuto) e flos floris (flòs flòris, fiore) in riferimento alle parti componenti della spiga, lunghe e acuminate.

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Chrysanthemum 'Dernier Soleil'

Fiori semplici a margherita, gialli in prossimità del bottone centrale, arancioni sulle cime dei petali. Molto naturale e leggero nel portamento!

Coltivare in posizioni ben soleggiate e in terreno normale, drenato. Oltre al taglio primaverile, subito dopo l'inverno, beneficiano di una decisa cimatura a metà estate per favorire l'accestimento della pianta e un portamento più ordinato e ritardare la fioritura, che in alcune cultivar avverrebbe altrimenti già durante l'estate.

L'epiteto generico è composto dalle parole greche χρυσόϛ (chriusόs oro) e ἄνθεμον (ánthemon fiore): fiore dorato in riferimento alla specie originale, che ha adesso il nome di Glebionis coronaria. Il nome originario assegnato da Linneo era Chrysanthemum indicum, per differenziarlo da Chrysanthemum coronarium (oggi Glebionis coronaria appunto). Nel 1961 Nickolae Tzvelev studiò la conformazione dei fiori del genere e si rese conto che venivano riunite insieme molte tipologie diverse e decise di assegnarle a generi specifici, come Leucanthemum, Tanacetum e Dendranthema. Quest'ultimo identificava i crisantemi da giardino, commercializzati ad uso ornamentale. Purtroppo solo il mercato tedesco adotto questa nuova nomenclatura per i crisantemi e si creò una gran confusione, con doppie nomenclature che tuttora si trovano online. Per semplificare l'identificazione e lo studio su queste piante, nel 1995 il Congresso Internazionale di Botanica decise di cambiare nome a Chrysanthemum coronarium, di battezzarlo Glebionis e di usare il nome di genere Chrysanthemum al posto di Dendranthema, rendendo ufficiale l'utilizzo diffuso in gran parte del mondo di questo nome. 

Chrysanthemum 'Herbstbrokat'

Pianta forte e vigorosa, con fiori doppi, arancio, sfumati di rosa quando sono chiusi e che poi aprendosi rivelano un centro rosa carico soffuso attorno di giallo. Tradotto dal tedesco il nome della cultivar significa 'Broccato d'autunno' e rende bene l'idea della bellezza del colore. 

I Chrysanthemum preferiscono posizioni ben soleggiate e in terreno normale, meglio se con un drenaggio che eviti i ristagni per garantire il corretto sviluppo della pianta. Oltre al taglio primaverile, subito dopo l'inverno, per rimuovere il secco dell'anno precedente, beneficiano di una decisa cimatura a metà estate per favorire l'accestimento della pianta e un portamento più ordinato e ritardare la fioritura, che in alcune cultivar avverrebbe altrimenti già durante l'estate.

L'epiteto generico è composto dalle parole greche χρυσόϛ (chriusόs oro) e ἄνθεμον (ánthemon fiore): fiore dorato in riferimento alla specie originale, che ha adesso il nome di Glebionis coronaria. Il nome originario assegnato da Linneo era Chrysanthemum indicum, per differenziarlo da Chrysanthemum coronarium (oggi Glebionis coronaria appunto). Nel 1961 Nickolae Tzvelev studiò la conformazione dei fiori del genere e si rese conto che venivano riunite insieme molte tipologie diverse e decise di assegnarle a generi specifici, come Leucanthemum, Tanacetum e Dendranthema. Quest'ultimo identificava i crisantemi da giardino, commercializzati ad uso ornamentale. Purtroppo solo il mercato tedesco adotto questa nuova nomenclatura per i crisantemi e si creò una gran confusione, con doppie nomenclature che tuttora si trovano online. Per semplificare l'identificazione e lo studio su queste piante, nel 1995 il Congresso Internazionale di Botanica decise di cambiare nome a Chrysanthemum coronarium, di battezzarlo Glebionis e di usare il nome di genere Chrysanthemum al posto di Dendranthema, rendendo ufficiale l'utilizzo diffuso in gran parte del mondo di questo nome. 

Digitalis lanata

Varietà perenne con alti steli che portano fiori color ruggine con il labbro inferiore bianco, coperti da una fitta peluria. Coltivare al sole o al massimo a mezz'ombra (minimo 4 o 5 ore di sole direttto) in terreno fertile, drenato. Rispetto ad altre varietà tollera abbastanza bene brevi periodi di siccità. Si dissemina facilmente.

Il genere Digitalis è recentemente entrato a far parte della famiglia delle Plantaginaceae, grazie ai nuovi metodi genetici di classificazione, mentre in precedenza era considerata un membro delle Scrophulariaceae.

L'epiteto generico fu assegnato da Leonhart Fuchs, botanico del '500, latinizzando il nome comune della digitale in tedesco. Da 'fingerhut', che ha il significato di 'ditale', ottenne Digitalis, da digitus dito, per la corolla a forma di ditale.

L'epiteto specifico deriva dal termine latino lana, lanae. 'Tomentoso, lanoso' in riferimento alla peluria che ricopre i fiori.

Digitalis x valinii...

Bellissima cultivar con fiori color albicocca, rosati all'esterno e con la gola chiara, maculata, creata da Charles Valin di Thompson&Morgan. Gli ibridi del gruppo 'Illumination' sono caratterizzati da sterilità dei fiori e quindi da una lunghissima fioritura, da una vita superiore ai 2 anni (e quindi perenni) e una migliore resistenza al caldo e sono stati ottenuti dall'ibridazione di Digitalis purpurea(biennale) e Digitalis canariensis (prima Isoplexis canariensis, perenne particolarmente resistente al caldo). Le fonti riportano rusticità fino a -12°C, purchè si fornisca un buon drenaggio. La posizione ideale è in pieno sole, in terreno fertile.

L'epiteto generico fu assegnato da Leonhart Fuchs, botanico del '500, latinizzando il nome comune della digitale in tedesco. Da 'fingerhut', che ha il significato di 'ditale', ottenne Digitalis, da digitus dito, per la corolla a forma di ditale.

Fino al 2004 gli ibridi Digitalis purpurea x Isoplexis canariensis erano stati riuniti in un nuovo genere, chiamato Digiplexis, un portmanteau (por'mantò, dal francese in disuso 'attaccapanni'), o in italiano una parola macedonia o neologismo sincratico, termine ideato da Lewis Carrol (in 'Through the Looking-Glass, and What Alice Found There') per indicare la parola che nasce dall'unione di due termini tra loro diversi. Nel 2004 studi genetici specifici sul genere Isoplexis hanno rilevato la sua parentela stretta con il genere Digitalis e Isoplexis ne è entrato a far parte. Questi ibridi quindi non sono stati più considerati intergenerici, ma interspecifici e oggi la nomenclatura corretta li inserisce tra le Digitalis.

L'epiteto specifico fa riferimento al padre di questo gruppo di ibridi, Charles Valin ed è stato assegnato da James David Armitage, direttore del dipartimento di Tassonomia botanica della Royal Horticoltural Society.

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Epimedium x warleyense...

Ibrido tra Epimedium alpinum ed Epimedium pinnatum subsp. colchicum, identificato per la prima volta a Warley Place, il giardino di Ellen Willmott, appassionata di piante e membro influente della Royal Horticoltural Society che ricevette nel 1897 la Victoria Medal of Honour. Ha fiori di un arancio più intenso rispetto alla specie e fogliame che spunta rossastro, matura in verde e in autunno si tinge nuovamente di toni rossastri .  Semisempreverde, è perfetto in ambienti ombreggiati, sia in vaso che in piena terra. Preferisce terreni ricchi e ben drenati.

L'epiteto generico deriva dal termine greco ἐπιμήδιον (epimédion) che si trova per la prima volta nel De Materia Medica di Dioscoride (IV, 19), usato per identificare una pianta originaria della Media (più o meno l'attuale Iran/Azerbaigian/Armenia). Le maggior parte delle specie proviene da Cina, Giappone, Korea e Vietnam. Ma sono presenti specie in Italia, Balcani e Medio Oriente(la Media di Dioscoride). Si può supporre che, per la coincidenza tra fonti classiche e rinvenimenti botanici, Linneo decidesse quindi di utilizzare il nome Epimedium dei testi classici per battezzare tutti gli appartenenti a questo raggruppamento botanico che si estendeva dal Mediterraneo fino all'Oriente, considerando probabile che Dioscoride conoscesse gli Epimedium del Medio Oriente, ma non avesse avuto esperienza diretta delle specie di Cina e Giappone.

Nella cultura orientale diverse specie di Epimedium sono considerate un potente afrodisiaco e una cura per i problemi ossei, per le riconosciute proprietà antiossidanti, cardioprotettive e stimolanti del sistema circolatorio.

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Euphorbia characias subsp....

Compatta, ordinata, caratterizzata da una marcatura nera al centro di ogni fiore. Perfetta come pianta solitaria, ma anche in abbinamento alle altre erbacee perenni per dare struttura alle bordure. Il fogliame grigio verde spicca durante tutto l'anno, ma specialmente in autunno, quando le altre piante assumono toni rossastri, e in primavera, quando tra le prime fiorisce con toni verde acido. Si coltiva in pieno sole in terreno drenato. 

L'epiteto generico deriva da Εὔφορβος (èuforbos) Eufòrbo, medico greco, che secondo Plinio scoprì le proprietà medicinali di questa pianta. Il nome Eufòrbo deriva dal greco "ἐῧ éu" bene e "φέρβω férbo" nutrire: ben nutrito.

L'epiteto specifico deriva dal greco χᾰρακίας (charachías, adatto per fare palizzate), termine utilizzato da Dioscoride e Plinio per descrivere una Euphorbia.