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Asparagus verticillatus

Una specie insolita, poco diffusa, molto resistente. Dopo circa 3 anni dalla piantumazione inizia a svilupparsi in modo rapido e ad ogni primavera si sviluppa in altezza fino a diversi metri. Necessita di supporti o di essere cresciuto vicino ad altre piante che forniscano sostegno e all'interno della cui struttura possa crescere e salire. Il fogliame è fine, verticillato e ricorda quello delle varietà coltivate ad uso ornamentale per gli interni (ad esempio Asparagus densiflorus). Quando la pianta si è ambientata e ha raggiunto un adeguato apparato radicale inizia a fiorire ogni primavera. Per la fruttificazione è necessario coltivare una pianta femminile e una maschile. Si dissemina facilmente. Coltivare in terreno fertile, drenato, a mezz'ombra, evitando posizioni troppo ombreggiate.

In autunno il fogliame assume bellissime colorazioni dal giallo all'arancio prima di cadere.

I giovani getti sono commestibili e vengono mangiati dopo essere stati sbollentati, nello stesso modo in cui si utilizza Asparagus officinalis.

L'epiteto generico è di origine incerta. Potrebbe derivare dal greco ἀσπάραγος (aspáragos, come si trova scritto in Teofrasto) a sua volta derivato dal persiano asparag (aspàrag, germoglio) a confermare l'origine geografica di questo genere. Un'altra possibile etimologia da σπαράσσειν (sparássein  lacerare) per le spine di cui sono provviste molte specie di questo genere.

L'epiteto specifico deriva da vertere (vèrtere girare attorno) in riferimento alle foglie verticillate, disposte cioè attorno al fusto centrale.

Astrantia major 'Roma'

Un ibrido del 2000 di Aad Geerlings di Future Plants, con alti steli che portano fiori rosa dalla fine della primavera all'inizio dell'estate. L'infiorescenza è composta da piccoli fiori simili a spilli appuntati sul bottone centrale, circondati da brattee cartacee sfumate di rosa. L'effetto finale è un colore rosa traslucido che aumenta con la maturazione del fiore e con una maggiore esposizione al sole. Preferisce terreni ricchi e freschi, ma ben drenati. Si consiglia di ridurre le irrigazioni durante l'estate, perché dopo la fioritura ha bisogno di una minore quantità di acqua.

L'epiteto generico deriva dal greco αστήρ (astér stella, astro) e ἄνϑοϛ (ánthos fiore) in riferimento alla forma delle infiorescenze.

L'epiteto specifico è formato dal comparativo di magnus (grande), quindi 'maggiore, più grande', rispetto ad Astrantia minor. Il termine in latino sarebbe scritto maior, ma in latino botanico è stato utilizzato nella forma major ed è da considerarsi quindi valido, anche se linguisticamente scorretto.

La cultivar 'Roma' fiorisce in modo abbondante e prolungato. Consigliamo di recidere gli steli sfioriti per favorire la rifiorenza.

Begonia grandis subsp....

Begonia rustica, vigorosa e resistente con fiori bianchi, meno diffusa rispetto alla specie con fiori rosa, rispetto a cui ha anche dimensioni più contenute. Preferisce terreni freschi, fertili e ben drenati, in ombra luminosa. E' una delle Begonia rustiche più apprezzate per la bellezza delle foglie, verdi, carnose, con la pagina inferiore rossa e per l'abbondante fioritura, con una gran quantità di fiori bianchi portati da rami penduli soffusi di rosa. Dopo la fioritura si formano bulbilli nelle ascelle fogliari e la pianta si 'dissemina' abbondantemente. Perfetta sia in vaso che in terra e abbastanza resistente a periodi di siccità. Si consiglia di cimare le piante all'inizio della stagione per favorire l'accestimento e una fioritura più ricca. Rustica fino a -15°C se piantata in terreno drenato.

L'epiteto generico è stato assegnato in onore del governatore delle Antille e grande collezionista di piante Michel Bégon (1638-1710).

L'epiteto specifico in latino significa grande, alto, ma anche considerevole, straordinario. Può fare riferimento quindi sia al portamento di questa specie, con alti fusti verticali e ben strutturati, ma anche alla sua bellezza e allo stupore che suscita alla vista.

L'epiteto sinensis significa 'cinese' da Sina, sinae (sìna, sìne), il termine latino con cui veniva chiamata la Cina.

Bletilla striata 'Alba'

Orchidea rustica terrestre con foglie verdi, dalla forma a lancia, segnate da venature a rilievo. I fiori sono bianco puro e possono presentare una leggera sfumatura rosata. Adatta alla coltivazione in terra o in vaso, preferisce terreni ricchi e ben drenati e posizioni a mezz'ombra, dove possa essere raggiunta dal sole per alcune ore.

L'epiteto generico è il diminutivo di Bletia('piccola Bletia, in onore di Don Luis Blet, farmacista e botanico spagnolo), un'orchidea americana con fiori che ricordano quelli della Bletilla, che è però di origine orientale (Cina, Giappone, Corea).

Il genere Bletilla fu creato da Heinrich Gustav Reichenbach nel 1853 e sostituì il nome di Jimensia che era stato assegnato nel 1838 dal botanico americano Constantine Samuel Rafinesque.

L'epiteto specifico deriva dal latino striare (striàre, scanalare) per le striature del labello, il vistoso petalo che nelle Orchidee serve per attirare gli insetti.

Brunnera macrophylla 'Betty...

Bellissima perenne della famiglia delle Boraginaceae, caratterizzata da grandi foglie argentate, a cuore, ruvide, coperte da una corta peluria e fiori bianchi che ricordano nella forma i Non ti scordar di me. Preferisce posizioni in ombra luminosa o mezz'ombra e terreni ricchi, ben drenati. Se cresciuta più al sole richiede irrigazioni costanti, mentre se coltivata in ombra deve essere bagnata un po' meno dopo la fioritura, per non incorrere in marciumi. Si dissemina facilmente ed è perfetta per angoli di sottobosco dove possa allargarsi liberamente formando fitti cuscini di foglie molto decorative.

L'epiteto generico è dedicato al botanico ed esploratore svizzero Samuel Brùnner (1790-1844).

L'epiteto specifico è composto dai termini greci μακρόϛ (macrós lungo, grande) e da φύλλον (fiùllon foglia)in riferimento alla dimensione delle foglie.

Brunnera sibirica

Rara e praticamente sconosciuta in Italia! Simile nell'aspetto a Brunnera macrophylla si differenzia per lo sviluppo tramite rizomi. Forma bellissime masse di foglie verdi dalla tipica forma a cuore e in primavera si copre di fiori azzurri che ricordano quelli delle Myosotis(Non ti scordar di me). Si coltiva in ombra luminosa o mezz'ombra, in terreno ricco, umifero. 

L'epiteto generico è dedicato al botanico ed esploratore svizzero Samuel Brùnner (1790-1844).

L'epiteto specifico fa riferimento alle zone di origine di questa specie, la Siberia.

Chloranthus japonicus

Erbacea perenne originaria del Giappone con bel fogliame verde lucido e in primavera steli floreali con infiorescenze cilindriche, bianche. Si coltiva in posizioni ombreggiate e terreno fertile, mai arido.

L'epiteto generico è formato dalle parole greche χλωρός (chlorós verde) e da ἄνϑοϛ (ánthos fiore): dai fiori verdastri.

L'epiteto specifico indica la provenienza della specie.

Clematis 'Mrs. Robert Brydon'

Una Clematis non rampicante dalla bellissima fioritura autunnale. Nonostante le scarse ( e confuse) notizie in rete abbiamo trovato conferma della genealogia di questa cultivar affidandoci a 'Clematis- The Genus' di C. Grey­ Wilson: C. tubulosa x C. virginiana. Il primo esemplare venne identificato nel giardino di Elizabeth Prentiss, a Cleveland in Ohio, intorno al 1930, dal suo giardiniere, Robert Brydon, che dedicò questo ibrido alla moglie, Mrs. Brydon appunto. Lo sviluppo di questa Clematis è abbastanza lento fino all'inizio dell'estate. Dalla metà dell'estate però la pianta produce velocemente getti lunghi fino a 2,5 metri che poi si coprono di fiori azzurro pallido. Sicuramente i fiori di alcune C. viticella sono più appariscenti, ma i lunghi stami di questa Clematis e il colore azzurro pallido la rendono di una bellezza unica.

Per la coltivazione si consiglia di posizionare la pianta in terreno fresco, fertile, drenato. Può essere cresciuta come coprisuolo, lasciata libera sopra a cespugli e arbusti, come ricadente alla sommità di un muro oppure possiamo aiutarla e sostenerla all'inizio della stagione per favorire il portamento verticale, legandola ad una struttura.

Ogni anno si dovrà tagliare corta tutta la vegetazione, anche se in climi non troppo rigidi la base della pianta tenderà a lignificare e quindi sarà sufficiente tagliare le parti erbacee e tenere dell'anno precedente.

L'epiteto generico deriva dal greco κλῆμα (clèma tralcio di vite), per la presenza in molte specie di questo genere di lunghi rami sarmentosi come quelli della vite.

Clematis 'Praecox'

Una fioritura sorprendente, romantica e luminosa. Una volta ambientata sopporta bene irrigazioni ridotte e se cresciuta in posizioni più soleggiate fiorisce ancora più abbondantemente, ma con fiori di un blu-azzurro più chiaro, mentre a mezz'ombra i fiori sono di un colore più intenso.

Per la coltivazione si consiglia di posizionare la pianta in terreno fresco, fertile. Può essere cresciuta come coprisuolo, lasciata libera sopra a cespugli e arbusti, come ricadente alla sommità di un muro oppure possiamo aiutarla e sostenerla all'inizio della stagione per favorire il portamento verticale, legandola ad una struttura.

Ogni anno si dovrà tagliare corta tutta la vegetazione, a 20/30 cm da terra, anche se in climi non troppo rigidi la base della pianta tenderà a lignificare e quindi sarà sufficiente tagliare le parti erbacee e tenere dell'anno precedente.

L'epiteto generico deriva dal greco κλῆμα (clèma tralcio di vite), per la presenza in molte specie di questo genere di lunghi rami sarmentosi come quelli della vite.

C. 'Praecox' è stata insignita dell' Award of Garden Merit della RHS ed è considerata parte delle Clematis  Heracleifolia, come ibrido di C. × jouiniana and C. tubulosa. Simile a C. 'Mrs Robert Brydon' , altra Clematis che coltiviamo in vivaio, con fiori più chiari e sviluppo più contenuto, non tanto in altezza quanto in copertura.

Clematis integrifolia 'Blue...

Bellissima Clematis erbacea dal portamento eretto e compatto rispetto alla specie (40/50cm). I fiori blu-viola si schiudono in gran quantità da Maggio alla fine di Luglio e sono seguiti da decorativi pappi piumosi. Si dissemina in condizioni ottimali e può essere coltivata sia in vaso che in piena terra, in terreno fertile, a mezz'ombra. Ogni inverno la vegetazione secca completamente per spuntare nuovamente in primavera.

L'epiteto generico deriva dal greco κλῆμα (clèma tralcio di vite), per la presenza in molte specie di questo genere di lunghi rami sarmentosi come quelli della vite.

L'epiteto specifico deriva dai termini latini integer (ìnteger,  intero) e folium (fòlium, foglia) in riferimento ai margini non seghettati, ma uniti delle foglie.

Dodecatheon meadia 'Aphrodite'

Erbacea perenne della famiglia delle Primulaceae che fiorisce in primavera con steli rigidi che portano fiori rosa carico, simili a quelli del Ciclamino, con i petali ricurvi all'indietro e lunghi stami appuntiti. In inglese è chiamata 'Shooting Star' per l'effetto dei fiori che sembrano stelle cadenti seguite. L'effetto in piena fioritura è bellissimo, elegante e molto decorativo. Durante l'estate la pianta va in riposo vegetativo e si devono ridurre drasticamente le irrigazioni. La posizione ideale è in ombra luminosa, in terreno fertile, ricco di sostanza organica, ben drenato.

L'epiteto generico è composto dalle parole greche δώδεκα (dòdeca dodici) e θεός (theós divinità): Plinio (XXV, 4) chiama con questo nome una primula diffusa in Campania, perché, dice, racchiude in sé la bellezza e la maestosità di tutti e 12 gli dei romani. Il Dodecatheon come lo intendiamo oggi non ha nulla a che vedere con la pianta di cui parla Plinio nella sua Naturalis Historia, perché Dodecatheon meadia è originario del Nord America e sembra molto improbabile che Plinio lo conoscesse. Il nome è stato utilizzato in tempi più recenti per chiamare questa perenne che su ogni stelo porta 12 fiori, come 12 divinità.

L'epiteto specifico ricorda il fisico inglese Richard Mead (1673-1754). Mark Catesby nella sua Natural History of Carolina aveva attribuito a questo genere il nome di Meadia. Linneo sostituì questo nome con Dodecatheon (perché Richard Mead non era un botanico) e conservò meadia solo per identificare la specie.

Dodecatheon meadia f. album

Erbacea perenne della famiglia delle Primulaceae che fiorisce in primavera con steli rigidi che portano fiori bianchi profumati, simili a quelli del Ciclamino, lunghi circa 2 cm, con i petali ricurvi all'indietro e lunghi stami appuntiti soffusi di giallo. In inglese è chiamata 'Shooting Star' per l'effetto dei fiori che sembrano stelle cadenti seguite da una scia bianca, luminosa. L'effetto in piena fioritura è bellissimo, elegante e molto decorativo. Durante l'estate la pianta va in riposo vegetativo e si devono ridurre drasticamente le irrigazioni. La posizione ideale è in ombra luminosa, in terreno fertile, ricco di sostanza organica, ben drenato.

L'epiteto generico è composto dalle parole greche δώδεκα (dòdeca dodici) e θεός (theós divinità): Plinio (XXV, 4) chiama con questo nome una primula diffusa in Campania, perché, dice, racchiude in sé la bellezza e la maestosità di tutti e 12 gli dei romani. Il Dodecatheon come lo intendiamo oggi non ha nulla a che vedere con la pianta di cui parla Plinio nella sua Naturalis Historia, perché Dodecatheon meadia è originario del Nord America e sembra molto improbabile che Plinio lo conoscesse. Il nome è stato utilizzato in tempi più recenti per chiamare questa perenne che su ogni stelo porta 12 fiori, come 12 divinità.

L'epiteto specifico ricorda il fisico inglese Richard Mead (1673-1754). Mark Catesby nella sua Natural History of Carolina aveva attribuito a questo genere il nome di Meadia. Linneo sostituì questo nome con Dodecatheon (perché Richard Mead non era un botanico) e conservò meadia solo per identificare la specie.

Eomecon chionantha

Unico appartenente al genere Eomecon, affascinante e insolito per aspetto e comportamento. Erbacea perenne originaria della Cina, si diffonde con stoloni e produce foglie a cuore lunghe circa 30 cm e glauche, cerate, idrorepellenti, spesso sfumate di rosso sulla pagina inferiore. Gli steli floreali si alzano in primavera, rossastri e portano fiori bianco puro, formati da 4 petali attorno ad un centro formato da stami con antere gialle. La pianta contiene una sostanza tossica per le lumache e quindi non è per loro appetibile.

Si coltiva in ombra luminosa o mezzombra, in terreno fertile, ricco di sostanza organica e umifero, non arido, oppure vicino a corsi d'acqua o laghetti. Un terreno irrigato senza eccedere può essere una pratica per contenere l'espansione, anche se l'altezza finale della pianta potrebbe essere più contenuta. Si dissemina in modo limitato e la diffusione avviene in modo più evidente con le radici stolonifere.

L'epiteto generico è composto dalle parole greche ἠώς (èos alba, ma anche l'Est) e μήκων (mècon papavero), cioè Papavero dell' Est, in riferimento alle zone di provenienza di questa perenne, la Cina.

L'epiteto specifico deriva dal greco χιών(chiòn neve) e ἄνϑοϛ (ánthos fiore), cioè dai fiori bianchi come la neve.

Geranium 'Rozanne'

Una delle perenni più famose per la sua resistenza e per la durata della sua fioritura. Forma dei cespugli morbidi di foglie verde chiaro carichi di fiori blu malva con il centro bianco, luminoso, dalla primavera fino all'autunno inoltrato, per 6 mesi! Spogliante, vegeta nuovamente ogni primavera, raggiungendo in poco tempo le dimensioni finali. Preferisce terreni ben drenati e posizioni a mezzombra,dove può ricevere alcune ore di sole diretto. Può essere utilizzato nelle bordure o in vaso,anche come ricadente.

I fiori sono commestibili e possono essere usati a crudo su insalate, dolci, macedonie.

L'epiteto generico ha origine dal greco γεράνιον (gherànion geranio) come si trova scritto nel 'De Materia Medica' di Dioscoride. Il nome deriva da γέρανος (ghéranos gru): per i frutti simili al becco delle gru.

Geranium macrorrhizum...

Luminosa e abbondante fioritura bianca soffusa di rosa per questa tappezzante di rapido sviluppo. 'Spessart' è una selezione orticola a fiore bianco della specie diffusa anche in Italia allo stato spontaneo (con fiori rosa intenso). Il fogliame è molto aromatico, sempreverde e in autunno/inverno si tinge di rosso diventando ancora più bello. Si coltiva a mezz'ombra, ma tollera bene posizioni più ombreggiate o più soleggiate rivelandosi particolarmente versatile e resistente. Una volta ambientato sopporta anche irrigazioni ridotte. Le giovani foglie possono essere usate per aromatizzare insalate, tagliate in strisce sottili. I fiori sono commestibili e vengono usati a crudo per arricchire e decorare.

L'epiteto generico ha origine dal greco γεράνιον (gherànion geranio) come si trova scritto nel 'De Materia Medica' di Dioscoride. Il nome deriva da γέρανος (ghéranos gru): per i frutti simili al becco delle gru.

L'epiteto specifico deriva dal greco μακρόϛ (macrós, grande) e da ῥίζα (ríza, radice): con grandi radici.