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Anemonoides nemorosa 'Blue...

Erbacea perenne, alta fino a 30 cm, con rizomi da cui spuntano ogni anno fusti eretti che portano un singolo fiore. A sera e anche quando piove gli steli si reclinano per proteggere le parti fertili del fiore. La cultivar 'Blue Eyes' è diffusa da molti anni, ha fiori doppi, bianchi, viola al centro. I primi anni i fiori tendono a essere semplici e con un colore meno intenso, ma man mano che l'apparato radicale si sviluppa la pianta produce fiori doppi e di un colore più definito. Coltivare in terreno fertile, drenato, ricco di sostanza organica, foglioso sotto a alberi o arbusti a foglia caduca o comunque in ombra luminosa o mezzombra.

L'epiteto generico significa 'simile ad un'Anemone, dal greco ἄνεμος (ànemos, vento) da cui il termine greco ἀνεμώνη (accentato anemòne, diversamente dall'accentazione latina anemone) e εἷδος (èidos aspetto). Il nome corrente è derivato dal basionimo assegnato da Linneo, Anemone nemorosa, ed è stato assegnato nel 1973 da Josef Ludwig Holub, botanico ceco che ha lavorato sulla riorganizzazione sistematica delle specie.

L'epiteto specifico deriva dal latino nemus -oris (bosco): 'dei boschi', in riferimento all'habitat preferito in cui cresce.

Vedi le altre Anemonoides della nostra collezione

Aruncus dioicus 'Kneiffii'

Cultivar compatta di Aruncus dioicus, con fogliame alto fino a 40 cm e steli floreali che raggiungono gli 80 cm. Il fogliame è finemente intarsiato e le infiorescenze sono più leggere e sottili rispetto a quelle della specie, con un effetto finale molto decorativo. Dopo la fioritura gli steli possono essere lasciati sulla pianta o recisi: nel secondo caso la pianta produrrà nuovo fogliame e l'effetto di copertura sarà migliore, mentre lasciando le infiorescenze secche la pianta produrrà semi e il fogliame avrà la tendenza a diradarsi. Coltivare in terreno ricco, umifero, irrigato regolarmente, a mezz'ombra. Può tollerare il pieno sole in località dal clima estivo fresco e purchè il terreno non asciughi mai completamente.

L'epiteto generico deriva dal greco dorico ἤρυγγος (èriungos barba di capra). Linneo aveva battezzato questo genere Spiraea aruncus, in riferimento all' infiorescenza simile nella forma alla barba delle capre. Fu il botanico francese Michel Adanson che alla fine del '700 modificò il nome, utilizzando l'epiteto specifico assegnato da Linneo e trasformandolo in epiteto generico.

L'epiteto specifico deriva dal greco δις (dis due, due volte) e οἰκία (oikía casa):cioè dioico,, con due case, perchè fiori maschili e femminili sono portati solitamente da piante diverse. Questo vuol dire che per produrre seme occorrono nella maggior parte dei casi una pianta maschile e una femminile, anche se è diffuso anche l'ermafroditismo tra le piante di Aruncus. I fiori maschili hanno un numero maggiore di stami, quelli femminili hanno 3 pistilli per fiore, quelli ermafroditi presentano 4 pistilli che sovrastano gli stami.

Begonia grandis subsp....

Begonia rustica, vigorosa e resistente con fiori bianchi, meno diffusa rispetto alla specie con fiori rosa, rispetto a cui ha anche dimensioni più contenute. Preferisce terreni freschi, fertili e ben drenati, in ombra luminosa. E' una delle Begonia rustiche più apprezzate per la bellezza delle foglie, verdi, carnose, con la pagina inferiore rossa e per l'abbondante fioritura, con una gran quantità di fiori bianchi portati da rami penduli soffusi di rosa. Dopo la fioritura si formano bulbilli nelle ascelle fogliari e la pianta si 'dissemina' abbondantemente. Perfetta sia in vaso che in terra e abbastanza resistente a periodi di siccità. Si consiglia di cimare le piante all'inizio della stagione per favorire l'accestimento e una fioritura più ricca. Rustica fino a -15°C se piantata in terreno drenato.

L'epiteto generico è stato assegnato in onore del governatore delle Antille e grande collezionista di piante Michel Bégon (1638-1710).

L'epiteto specifico in latino significa grande, alto, ma anche considerevole, straordinario. Può fare riferimento quindi sia al portamento di questa specie, con alti fusti verticali e ben strutturati, ma anche alla sua bellezza e allo stupore che suscita alla vista.

L'epiteto sinensis significa 'cinese' da Sina, sinae (sìna, sìne), il termine latino con cui veniva chiamata la Cina.

Brunnera macrophylla 'Betty...

Bellissima perenne della famiglia delle Boraginaceae, caratterizzata da grandi foglie argentate, a cuore, ruvide, coperte da una corta peluria e fiori bianchi che ricordano nella forma i Non ti scordar di me. Preferisce posizioni in ombra luminosa o mezz'ombra e terreni ricchi, ben drenati. Se cresciuta più al sole richiede irrigazioni costanti, mentre se coltivata in ombra deve essere bagnata un po' meno dopo la fioritura, per non incorrere in marciumi. Si dissemina facilmente ed è perfetta per angoli di sottobosco dove possa allargarsi liberamente formando fitti cuscini di foglie molto decorative.

L'epiteto generico è dedicato al botanico ed esploratore svizzero Samuel Brùnner (1790-1844).

L'epiteto specifico è composto dai termini greci μακρόϛ (macrós lungo, grande) e da φύλλον (fiùllon foglia)in riferimento alla dimensione delle foglie.

Dodecatheon meadia f. album

Erbacea perenne della famiglia delle Primulaceae che fiorisce in primavera con steli rigidi che portano fiori bianchi profumati, simili a quelli del Ciclamino, lunghi circa 2 cm, con i petali ricurvi all'indietro e lunghi stami appuntiti soffusi di giallo. In inglese è chiamata 'Shooting Star' per l'effetto dei fiori che sembrano stelle cadenti seguite da una scia bianca, luminosa. L'effetto in piena fioritura è bellissimo, elegante e molto decorativo. Durante l'estate la pianta va in riposo vegetativo e si devono ridurre drasticamente le irrigazioni. La posizione ideale è in ombra luminosa, in terreno fertile, ricco di sostanza organica, ben drenato.

L'epiteto generico è composto dalle parole greche δώδεκα (dòdeca dodici) e θεός (theós divinità): Plinio (XXV, 4) chiama con questo nome una primula diffusa in Campania, perché, dice, racchiude in sé la bellezza e la maestosità di tutti e 12 gli dei romani. Il Dodecatheon come lo intendiamo oggi non ha nulla a che vedere con la pianta di cui parla Plinio nella sua Naturalis Historia, perché Dodecatheon meadia è originario del Nord America e sembra molto improbabile che Plinio lo conoscesse. Il nome è stato utilizzato in tempi più recenti per chiamare questa perenne che su ogni stelo porta 12 fiori, come 12 divinità.

L'epiteto specifico ricorda il fisico inglese Richard Mead (1673-1754). Mark Catesby nella sua Natural History of Carolina aveva attribuito a questo genere il nome di Meadia. Linneo sostituì questo nome con Dodecatheon (perché Richard Mead non era un botanico) e conservò meadia solo per identificare la specie.

Hosta 'Climax'

Varietà registrata nel 2000 da Gil Jones. Grandi foglie rugose leggermente increspate che nascono verdi e piano piano si colorano di verde acido sui bordi. La fioritura è bianca, soffusa di viola, in estate. Preferisce posizioni in ombra luminosa; il sole riduce la variegatura delle foglie e le sbiadisce.

L'epiteto generico deriva dal nome di Nicolaus Thomas Host (1761-1834), medico dell'imperatore d'Austria, studioso di graminacee e autore di una Flora dell'Impero Austro-Ungarico.

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Hosta 'Dream Weaver'

Varietà del 2000 di J. van den Top con foglie verde glauco e centro giallo. La variegatura centrale si riduce via via che la pianta matura durante la stagione. E' una variazione spontanea ottenuta da Hosta 'Great Expectation'. Fiorisce in bianco con steli corti per un'altezza massima di 50 cm. Coltivare in ombra luminosa o mezzombra in terreno fertile, drenato.

L'epiteto generico deriva dal nome di Nicolaus Thomas Host (1761-1834), medico dell'imperatore d'Austria, studioso di graminacee e autore di una Flora dell'Impero Austro-Ungarico.

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Hosta 'Majesty'

Varietà del 1990 registrata da R. Garbe con foglie con il centro verde , marcatamente segnate di giallo lungo i bordi. Fioritura bianca in Giugno-Luglio. Coltivare in ombra luminosa o mezzombra, in terreno fertile, drenato.

L'epiteto generico deriva dal nome di Nicolaus Thomas Host (1761-1834), medico dell'imperatore d'Austria, studioso di graminacee e autore di una Flora dell'Impero Austro-Ungarico.

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Hosta 'Orion's Belt'

Introdotta nel 2003 da Dick e Jane Ward come ibrido di H. 'Pin Stripe' x H. montana f. macrophylla. Ha un fogliame sorprendente, verde azzurro, bordato di bianco crema. Col progredire della stagione le foglie diventano più verdi e i margini più bianchi. I bordi delle foglie sono elegantemente ondulati e il portamento è tondeggiante e armonioso. Coltivare a mezzombra o ombra luminosa in terreno fertile, drenato. Come tutte le Hosta si adatta benissimo alla coltivazione in vaso.

L'epiteto generico deriva dal nome di Nicolaus Thomas Host (1761-1834), medico dell'imperatore d'Austria, studioso di graminacee e autore di una Flora dell'Impero Austro-Ungarico.

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Hosta plantaginea 'Venus'

Hosta con foglie verdi e fiori bianchi, formati da tre giri di petali, profumati. E' una varietà a fioritura tardiva, registrata nel 1993 dalla Walter Gardens. Coltivare in terreno fertile, drenato a mezz'ombra. Posizioni troppo ombreggiate non favoriscono la fioritura.

L'epiteto generico deriva dal nome di Nicolaus Thomas Host (1761-1834), medico dell'imperatore d'Austria, studioso di graminacee e autore di una Flora dell'Impero Austro-Ungarico.

L'epiteto specifico indica la somiglianza delle foglie di questa specie a quelle di Plantago major, per la forma e le evidenti venature.

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Isodon longitubus 'Tube Socks'

Una affascinante perenne di origine giapponese perfetta per chi ha giardini o balconi ombrosi. La fioritura autunnale, la forma dei fiori (delle lunghe campanelle tubolari), l'altezza e la leggerezza, la resistenza sono tutte caratteristiche che rendono questa pianta irrinunciabile! La posizione ideale è in ombra luminosa o mezz'ombra, in terreno fertile. La fioritura, da Settembre a tutto Ottobre, è leggerissima e molto luminosa. Per mantenere la pianta compatta si può effettuare una cimatura decisa (anche metà altezza) in Giugno/Luglio.

Inizialmente è stata considerata un'appartenente al genere Plecranthus. Oggi la nomenclatura corretta la considera un Isodon o una Rabsosia, ma talvolta si trova ancora indicata col vecchio nome di Plectranthus longitubus.

L'epiteto generico è composto dalla parola greca ἴσος (ìsos, uguale) e (probabilmente)  ὁδός (odòs, strada, via). Non siamo riusciti a risalire ad una etimologia certa.

L'epiteto specifico è composto dai termini latini longus (lungo) e tubus (tubo, tromba), in riferimento alla conformazione dei fiori.

Thalictrum delavayi...

Un ibrido dalla fioritura abbondante che da Giugno a Settembre illumina gli angoli ombreggiati del giardino. L'effetto è quello di una Gypsophila(o velo di sposa) alto 2metri e carico di fiori bianco puro. Si consiglia di coltivare a mezzombra in terreno drenato, ricco, fertile e di sostenere la pianta crescendola vicino a arbusti a cui si possa appoggiare oppure con rami secchi piantati nel terreno che creino un sostegno in cui la pianta possa svilupparsi appoggiandosi con i rami dalla tipica forma 'a gruccia', con cui si sostiene salendo in altezza.
L'epiteto generico deriva dal nome di questa pianta in greco, θάλικτρον (thálictron, pigamo), citato da Dioscoride nel De Materia Medica.
L'epiteto specifico fu assegnato in onore di Jean Marie Delavay (1834-1895), missionario francese in Cina, studioso della flora cinese e collezionista per il Museo Nazionale di Storia Naturale di Francia.

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Thalictrum pubescens

Il più alto ed imponente dei Thalictrum, originario del Nord America, con fusti ben strutturati carichi di fiori piumosi bianchi. Coltivare al sole o mezz'ombra in terreno fertile, non arido, drenato. Lo abbiamo prodotto da seme e testato per alcuni anni e si è rivelato forte e resistente sia in vaso che in terra, decisamente affidabile, soprattutto per la capacità di mantenere la foglia anche dopo il caldo estivo.

L'epiteto generico deriva dal nome di questa pianta in greco, θάλικτρον (thálictron, pigamo), citato da Dioscoride nel De Materia Medica.

L'epiteto specifico deriva da pubes, in latino la lanugine adolescenziale del mento e fa riferimento alla peluria che copre i piccioli delle foglie,

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Tricyrtis hirta 'Alba'

Una Tricyrtis insolita, priva della caratteristica maculatura dei fiori. Gli steli sono forti e ben strutturati e portano foglie verdi, lucide e fiori bianco candido. Coltivare a mezz'ombra, in terreno fertile, non arido.

L'epiteto generico deriva dall'unione del prefisso greco τρι- (tri- tre) e del termine κύρτος (chiùrtos curvo) con riferimento ai tre sepali esterni che hanno le basi ricurve.