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Iris graminea

Iris spontanea in gran parte del centro e nord Italia, come alloctona naturalizzata. Ha foglie sottili, a nastro, simili a quelle delle graminacee, lunghe fino a 70 cm e fiori viola portati da steli più bassi, intorno ai 40 cm. In natura si incontra al margine dei boschi di latifoglie decidue, in terreni fertili, non aridi. Si espande con stoloni formando fitte colonie.

L'epiteto generico è composto dal prefisso greco χᾰμαι- (chamai- a terra) e dal nome della dea greca Iris (Ἶρις Iris), messaggera degli dei, il cui nome deriva da quello dell’arcobaleno (ἶρις, iris), col significato di 'piccola iris'.

L'epiteto specifico deriva da gramen (erba in latino) per la somiglianza delle foglie con quelle delle graminacee.

Lilium candidum

Bulbosa originaria di Palestina e Libano, diffusa nel Mediterraneo grazie ai commerci dei Fenici, apprezzata già nell'antica Grecia e coltivata anche dai Romani a scopo ornamentale. Il mito racconta che il Lilium candidum fosse nato dalle gocce di latte cadute dal petto di Era, dea patrona del matrimonio, della fedeltà matrimoniale e del parto e che Afrodite, dea dell' Amore, avesse inserito all'interno del fiore un pistillo dalla forma fallica. Il giglio è sempre stato simbolo di purezza: dalla cultura greca, alla tradizione classica romana fino alla cultura cristiana, che lo adottò come simbolo della purezza di Maria, rappresentandolo solitamente senza il pistillo. Appare infatti nelle raffigurazioni dell'annunciazione, portato in dono alla Vergine Maria dall'Arcangelo Gabriele. Anche san'Antonio da Padova viene raffigurato con i Lilium candidum in mano. La stratificazione culturale pagana e cristiana ha portato quindi alla nascita di un gran numero di nomi comuni per questa bulbosa e tra i più diffusi ricordiamo Giglio della Madonna e Giglio di sant'Antonio, Giglio di san Giuseppe.

In gran parte d'Italia è diffuso come alloctona casuale e in alcune regioni come alloctona naturalizzata.

La posizione ideale è a mezz'ombra o al sole, in terreno ricco, fertile, abbastanza drenato, in mix nelle bordure con altre perenni che con la loro vegetazione proteggano la base della pianta dal calore e dall'evaporazione dell'acqua di irrigazione. Già alla fine dell'inverno i bulbi producono le rosette basali di foglie e dalla primavera inizia a crescere lo stelo floreale. Dopo la fioritura lo stelo e le sue foglie seccano, mentre persistono le foglie della rosetta basale. I bulbi vanno lasciati indisturbati nel terreno per permettere alla pianta di irrobustirsi e aumentare di anno in anno la produzione di steli.

L'epiteto generico deriva da lilium, termine latino per 'giglio', dal greco λείριον (leírion giglio)

L'epiteto specifico significa bianco

Salvia microphylla 'Delice...

Una cultivar dal colore sorprendente! Fiori azzurri con labbro inferiore grande, con un bellissimo effetto d'insieme. Coltivare in pieno sole e terreno ben drenato. Anche se le Salvia tollerano brevi periodi di siccità si consiglia di irrigare regolarmente specialmente in estate per garantire una fioritura soddisfacente.

Come per tutte le Salvia si raccomanda di potare con decisione in Primavera per evitare che la pianta lignifichi. La potatura stimolerà la produzione di nuovi germogli alla base della pianta e sui fusti dell'anno precedente, evitanto che negli anni il cespuglio si spogli alla base e che sia meno resistente al freddo. Nonostante le Salvia semi-arbustive vengano date per rustiche fino a -10°C abbiamo testato la loro rusticità a temperature inferiori. La condizione fondamentale per una buona riuscita e per garantire il superamento di inverni rigidi è il drenaggio, da ottenere con una base di ghiaia nella buca al momento dell'impianto.

L'epiteto generico deriva dal latino e si trova già in Plinio, usato per la Salvia officinalis, dal verbo salvare (guarire).

L'epiteto specifico è composto dalle parole in greco μικρός (micrós piccolo) e da φύλλον (fiùllon foglia): dalle foglie piccole.