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Dryopteris wallichiana

Una delle più belle felci da giardino, con fogliame lucido, verde scuro, semi-sempreverde e fusti scuri. Diffusa in America del Sud, Turchia e Asia tollera tranquillamente il nostro clima invernale. Ha portamento ordinato, con disposizione delle fronde a imbuto, elegantemente allargate verso l'esterno. Molto decorativa durante tutto l'anno, ha bellissimi pastorali rossastri in primavera. Si adatta bene in qualsiasi terreno, purchè ricco di sostanza organica, fertile, drenato. L'acidità del suolo non è determinante, ma se c'è favorisce uno sviluppo ottimale. Le fronde persistono durante l'inverno e vengono man mano sostituite dal nuovo fogliame in primavera. Si consiglia quindi di rimuovere i fusti rovinati per favorire uno sviluppo omogeneo.

L'epiteto generico era inizialmente epiteto specifico di Polypodium dryopteris. In seguito sono stati definiti due generi diversi e 'Dryopteris' è diventato il nome di questo nuovo genere di felci. Deriva dal greco δρῦς (driùs quercia) e da πτέρις (ptéris felce): felce delle querce(o degli alberi), riferimento ai boschi di caducifoglie, luoghi in cui è possibile trovare le felci appartenenti a questo genere.

L'epiteto specifico è stato assegnato in onore del medico e botanico danese Nathaniel Wallich (1786-1854), che operò per molti anni in India, anche come sovrintendente del Giardino Botanico di Calcutta.

Matteuccia struthiopteris

Felce spogliante con fronde piumose erette che formano un 'imbuto' conferendo alla pianta un aspetto molto elegante e slanciato. Spontanea in gran parte del Nord Italia, preferisce luoghi umidi e ombrosi con terreno acidificato.

Si allarga velocemente tramite stoloni che si sviluppano attorno al rizoma centrale. Coltivare in piena terra in posizioni ombrose, in terreno fertile, se possibile acidificato, mai arido. In estate le piante mature (almeno 2 anni di età) producono fronde scure al centro della pianta, verticali, fertili.

I giovani germogli sono commestibili e specialmente in America è usanza raccoglierli quando sono tra i 6 e 10 cm, lessarli e poi utilizzarli in cucina.

L'epiteto generico ricorda Carlo Matteucci(1811-1868), fisico e politico, docente all'Università di Pisa. L'epiteto specifico 'struthiopteris' deriva dall'unione dei termini struthio (pronuncia strùtio, struzzo in latino) e πτέρις (pteris, felce) con riferimento alle fronde fertili simili a piume di struzzo.