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Aquilegia vulgaris var....

Bellissima selezione con fiori blu viola appartenente al gruppo delle Aquilegia stellata, caratterizzate da forma del fiore a stella e assenza di speroni. In giardino la posizione migliore è in terreno fertile, drenato, a mezzombra, dove la pianta possa essere raggiunta da alcune ore di sole che permettano lo sviluppo di piante sane e forti. In ombra troppo intensa tendono a perdersi nel tempo e disseminandosi cercano posizioni più soleggiate e terreno ben drenato, anche ghiaioso.

L'epiteto generico deriva da 'aquilina' , il nome utilizzato nei suoi testi da Alberto Magno, vescovo domenicano del 1200 appassionato di botanica. E' nel '500 che Carolus Clusius, nome latinizzato di Charles de L’Écluse riprende il nome Aquilina e cita il nome Aquilegia(libro VI, cap. 27), che verrà poi reso ufficiale da Linneo. È derivato dal latino aquila per i suoi nettarii, (le ghiandole che producono il nettare) uncinati come gli artigli dell'aquila.

L'epiteto specifico deriva da vulgus e in latino significa comune, ordinario, in riferimento alla grande diffusione in natura della specie.

Ceratostigma plumbaginoides

Perenne decidua con steli legnosi e foglie che con l'autunno diventano rosse. Si allarga tramite rizomi, formando un denso e compatto cuscino di foglie su cui tra luglio ed ottobre compaiono i fiori azzurro intenso (uno dei pochi fiori praticamente blu) con sepali rossastri. Preferisce posizioni in pieno sole o mezzombra ed è adatta anche per la coltivazione in vaso. Nel caso di posizioni meno soleggiate la fioritura è meno abbondante e le foglie meno rosse, ma forma comunque dei bellissimi cespugli.

L'epiteto generico è composto dalle parole greche κέρας, -ατοϛ (chéras, chèratos corno) e da στίγμα (stigma. in botanica la parte apicale del pistillo) in riferimento alle escrescenze cornee sullo stigma

L'epiteto specifico ricorda la somiglianza dei fiori di questa perenne con quelli della Plumbago. Il termine εἶδος (èidos), che costuisce la radice della seconda parte della parola plumbaginoides, vuol dire infatti simile, appunto a una Plumbago.

Ha vinto l' Award of Garden Merit della Royal Horticoltural Society nel 1993.

Digitalis lanata

Varietà perenne con alti steli che portano fiori color ruggine con il labbro inferiore bianco, coperti da una fitta peluria. Coltivare al sole o al massimo a mezz'ombra (minimo 4 o 5 ore di sole direttto) in terreno fertile, drenato. Rispetto ad altre varietà tollera abbastanza bene brevi periodi di siccità. Si dissemina facilmente.

Il genere Digitalis è recentemente entrato a far parte della famiglia delle Plantaginaceae, grazie ai nuovi metodi genetici di classificazione, mentre in precedenza era considerata un membro delle Scrophulariaceae.

L'epiteto generico fu assegnato da Leonhart Fuchs, botanico del '500, latinizzando il nome comune della digitale in tedesco. Da 'fingerhut', che ha il significato di 'ditale', ottenne Digitalis, da digitus dito, per la corolla a forma di ditale.

L'epiteto specifico deriva dal termine latino lana, lanae. 'Tomentoso, lanoso' in riferimento alla peluria che ricopre i fiori.

Echinops ritro 'Veitch's Blue'

La varietà di Echinops con il punto di blu più intenso! Alti steli argentati portano infiorescenze grandi come una pallina da gold, globose, molto durature sulla pianta e persistenti anche una volta recise. Le foglie sono simili a quelle di un cardo, verdi sulla pagina superiore e argentate su quella inferiore. Per uno sviluppo ottimale gli Echinops richiedono sole (almeno 4 ore) e terreno fertile, drenato, ma si adattano facilmente anche a terreni argillosi e, una volta ambientati, tollerano periodi asciutti. Con irrigazioni regolari riescono a fiorire abbondantemente da Giugno a Agosto e un taglio drastico della pianta dopo la fioritura favorisce un'eventuale rifiorenza autunnale.

L'epiteto generico deriva dal greco ἐχῖνος (echînos riccio, porcospino) e da ὄψις (ópsis aspetto, somiglianza) in riferimento all’aspetto dell'infiorescenza spinosa, simile a un riccio.

L'epiteto specifico è stato coniato da Linneo sulla parola greca ῥύτρος (riùtros ritro), nome usato da Teofrasto per indicare Echinops viscosus /syn. Echinops spinosissimus (Historia Plantarum VI,4) diffuso nelle zone occidentali del Mediterraneo.

La cultivar prende il nome dalla famosa famiglia inglese dei Veitch, pionieri nella ricerca e commercializzazione di piante in Europa dal 1800 alla metà degli anni '90. A loro probabilmente si deve l'introduzione sul mercato di questa cultivar nella prima metà del 1900.

Eryngium planum 'Blue Cap'

Bellissima ombrellifera con capolini blu formati da una gran quantità di piccoli fiori, circondati da brattee blu metallizzato. La pianta ha portamento ordinato e i fusti sono ben sostenuti. Tollera bene periodi di siccità e salsedine. Dopo la fioritura la pianta entra in riposo vegetativo e steli e foglie seccano quasi completamente per poi germogliare nuovamente alle fine dell'estate. Coltivare in terreno ben drenato, in pieno sole.

L'epiteto generico deriva dal termine greco ηρύγγιον (erùnghion) il nome con cui viene chiamato il cardo nell' Historia Plantarum di Teofrasto. Dioscoride nel De Materia Medica(III, 21) dice che tra le proprietà dell'Eryngium vi è quella di far 'rendere tutte le ventosità' e attribuisce al nome di questa pianta il significato di 'pianta che fa ruttare' (da ἐρυγεῖν, eriughèin ruttare).

L'epiteto specifico in latino significa piatto, in riferimento alla disposizione delle foglie basali, appiattite sul terreno oppure alla superficie liscia delle foglie, diverse da quelle di altri Eryngium che hanno foglie spinose.

Euphorbia characias subsp....

Compatta, ordinata, caratterizzata da una marcatura nera al centro di ogni fiore. Perfetta come pianta solitaria, ma anche in abbinamento alle altre erbacee perenni per dare struttura alle bordure. Il fogliame grigio verde spicca durante tutto l'anno, ma specialmente in autunno, quando le altre piante assumono toni rossastri, e in primavera, quando tra le prime fiorisce con toni verde acido. Si coltiva in pieno sole in terreno drenato. 

L'epiteto generico deriva da Εὔφορβος (èuforbos) Eufòrbo, medico greco, che secondo Plinio scoprì le proprietà medicinali di questa pianta. Il nome Eufòrbo deriva dal greco "ἐῧ éu" bene e "φέρβω férbo" nutrire: ben nutrito.

L'epiteto specifico deriva dal greco χᾰρακίας (charachías, adatto per fare palizzate), termine utilizzato da Dioscoride e Plinio per descrivere una Euphorbia.

Gladiolus papilio

Un gladiolo di origine sudafricana adatto a terreni non aridi e drenati in pieno sole. I fiori si schiudono a fine estate e hanno una bellissima colorazione: il retro dei petali è color crema, sfumato di verde e viola. L'interno dei fiori è color crema, con antere blu e i petali inferiori sono marcati da una pennellata giallo-verde e sfumati di viola. I cormi non hanno grandi dimensioni, ma la pianta ne produce in abbondanza, specialmente se trova le condizioni ottimali per lo sviluppo, allargandosi attorno alla pianta madre con stoloni che producono nuovi bulbilli. Si adatta bene al nostro clima invernale e a temperature fino a - 12°C (e presumibilmente anche oltre), purchè il terreno abbia un buon drenaggio.

L'epiteto generico si trova già in Plinio per identificare il gladiolo. Deriva dal termine gladius (glàdius), una spada romana dalla lama corta, in riferimento alla forma delle foglie.

L'epiteto specifico da papilio (farfalla in latino) per la forma e la colorazione dei fiori, che ne ricordano le ali.

Hyssopus officinalis subsp....

Bellissima fioritura blu dall'estate all'autunno se si ha l'accortezza di tagliare i rami sfioriti. Si coltiva in pieno sole, in vaso o in terra con irrigazioni abbastanza regolari all'inizio e più ridotte nel momento in cui la pianta è ben radicata. Il fogliame è aromatico e può essere usato in cucina.

L' epiteto generico deriva dal greco ὕσσωπος (ìssopos) e da sempre indica questa pianta, utilizzata nella tradizione ebraica nei rituali di purificazione.

L'epiteto specifico fa riferimento all'utilizzo erboristico e deriva da officina, il laboratorio medievale in cui le piante venivano lavorate.

Aristatus indica conformazione degli stami, allungati e sporgenti (da arìsta, il tipico 'baffo', tecnicamente 'resta' di alcune spighe)

Paeonia 'Itoh All That Jazz'

'All That Jazz' è frutto del lavoro di ibridazione dell'americano Donald Smith ed è stata proposta sul mercato nel 2009. Poco diffusa, ha un bellissimo colore e tutte le caratteristiche delle Paeonia Itoh (o intersezionali). I fiori hanno una base color pesca, sfumato di rosa e macchiato in modo irregolare di porpora.

Sono ibridi di P. lactiflora x P. lutea creati per la prima volta negli anni '70 da Toichi Itoh. Sono caratterizzate da portamento eretto, con fusti che si sostengono e fiori molto grandi e appariscenti, qualità tipiche delle Paeonia arbustive e da un riposo vegetativo invernale, come le Paeonia erbacee. Sono ibridi pressoché sterili e quindi le cultivar che si trovano in commercio sono tutte di prima generazione, ottenute cioè dall'incrocio tra P. lactiflora e P. lutea.

Coltivare in pieno sole o mezzombra, in terreno fertile, drenato. Preferisce i terreni ricchi, anche argillosi, purchè alleggeriti con terriccio per favorire l'attecchimento nel periodo iniziale.

L'epiteto generico deriva dal nome greco παιωνία (paionía) assegnato da Teofrasto in onore di Peone (Παίων Pàion), medico degli dei greci che fu mutato in fiore da Plutone come ringraziamento per averlo curato da una ferita inflittagli da Ercole. Anche Plinio il Vecchio fornisce la stessa etimologia (XXV, 3). Inoltre è probabile che abbia preso il nome dalla regione omonima in cui cresce, a nord della Macedonia.

Phlox paniculata 'Bright Eyes'

Una varietà inglese del 1967 di B.H.B. Symons-Jeune dai fiori rosa chiaro con occhio fuchsia. Altezza media, portamento ordinato e panicoli abbastanza rotondi con fiori grandi.

I fiori di Phlox paniculata sono profumati e commestibili, ottimi su gelato, insalate, macedonie e torte. Ogni varietà ha fiori più o meno dolci, più o meno profumati, ciascuna con un sapore specifico.

Coltivare in posizioni soleggiate (da 3 a 5 ore di sole), in terreno fertile, drenato, non arido. Le Phlox possono incorrere in malattie fogliari come l'oidio se soffrono la mancanza di acqua o crescono in terreni poveri o troppo pesanti che causano sofferenza radicale e indebolimento fogliare. Si consiglia di ripulire dai fiori secchi i panicoli sfioriti o cimare la parte terminale dei rami senza però tagliare eccessivamente, per non perdere l'altezza ottenuta dalla pianta.

L'epiteto generico deriva dal greco φλόξ, (flóx, fiamma). L'epiteto specifico da panícula (pannocchia): con infiorescenze a pannocchia.

Salvia hybrida 'Bleu Armor'

Varietà di origine orticola, con foglie fortemente aromatiche e fiori blu con una punta bianca nella gola. Scoperta nel 2009 da Catherine Bernabe nel vivaio Fleurs et Senteurs in Francia, probabilmente nata dall'ibridazione spontanea fra Salvia lycioides e altre tipologie di Salvia presenti in vivaio( jamensis presumibilmente). Rispetto a Salvia 'Blue Note' ha portamento più morbido e fiori di un blu più intenso.  Battezzata 'Bleu Armòr' traducibile con 'Armatura Blu'.

Coltivare in pieno sole in terreno ben drenato. Può sopportare la mezzombra: con una quantità minore di ore di sole dirette la pianta cresce con fogliame più ricco e fiori più grandi, assumendo un portamento morbido, più lasso, ma pur sempre bello. Nonostante le Salvia semi-arbustive vengano date per rustiche fino a -10°C abbiamo testato la loro rusticità a temperature inferiori. La condizione fondamentale per una buona riuscita e per garantire il superamento di inverni rigidi è il drenaggio, da ottenere con una base di ghiaia nella buca al momento dell'impianto.

L'epiteto generico deriva dal latino e si trova già in Plinio, usato per la Salvia officinalis, dal verbo salvare (guarire).

Salvia microphylla 'Hot Lips'

Una Salvia che non passa inosservata: fiori bicolore che in base alla temperatura nascono bianchi, rossi oppure bicolore. Forma un cespuglio dalla forma regolare, ben strutturato e con portamento sferico. Come per tutte le Salvia arbustive si raccomanda una potatura decisa dopo l'inverno per evitare che la pianta lignifichi perdendo vigore e vuotandosi alla base. Nonostante le Salvia vengano date per rustiche fino a -10°C abbiamo testato la loro rusticità a temperature inferiori. La condizione fondamentale per una buona riuscita e per garantire il superamento di inverni rigidi è il drenaggio, da ottenere con una base di ghiaia nella buca al momento dell'impianto.

L'epiteto generico deriva dal latino e si trova già in Plinio, usato per la Salvia officinalis, dal verbo salvare (guarire).

L'epiteto specifico è composto dalle parole in greco μικρός (micrós piccolo) e da φύλλον (fiùllon foglia): dalle foglie piccole.