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Con ridotta esigenza di acqua

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  • Periodo di Fioritura: Luglio
  • Rusticità: Oltre -20°C

Achillea filipendulina...

Erbacea perenne della famiglia delle Asteraceae con grandi corimbi di fiori giallo carico tipica di luoghi molto soleggiati e asciutti. Rustica e molto robusta, di facile coltivazione e molto decorativa, raggiunge dimensioni maggiori rispetto ad Achillea millefolium e fiorisce molto a lungo con alti steli rigidi. Per ottenere ottimi risultati si coltiva in terreno ben drenato e si irriga con parsimonia.

L'epiteto generico ha origine dal nome dell'eroe greco Ἀχιλλεύς (Achilleùs Achille). Plinio (XXV, 5) riferisce che fu così denominata in quanto Achille, discepolo di Chirone, se ne servì per primo per curare alcuni compagni durante l'assedio di Troia, per le proprietà cicatrizzanti di questa pianta.

L'epiteto specifico si riferisce invece alla somiglianza della pianta con Filipendula vulgaris. perenne con foglie pennate simili a quelle di alcune felci e molto simili a quelle di questa Achillea.

In cucina le foglie di Achillea filipendulina vengono utilizzate per frittate e ripieni, conferendo un gusto simile a quello di Tanacetum parthenium e di Tanacetum balsamita.

Allium 'In Orbit'

Compatto, super fiorifero, affidabile e resistente: questo Allium rientra tra quelli a fioritura estiva ed ha portamento ordinato e compatto, ma sviluppo rapido e forte. La particolare morfologia che lo caratterizza (radici al posto del bulbo tipico di altri Allium) rende facile la coltivazione sia in terra che in vaso. Le infiorescenze sono globose e si schiudono da Giugno fino a Settembre, portate da steli dritti e ordinati. Si coltiva in pieno sole, in terreno normale, possibilmente drenato, ma si rivela forte e capace di sopportare diverse condizioni, tra cui anche terreni argillosi e non molto leggeri. Resiste a cervi, arvicole e lepri. Sopporta periodi di irrigazioni ridotte, ma, come per Allium tuberosum, anche per questa cultivar le irrigazioni regolari favoriscono una fioritura e uno sviluppo ideali.

L'epiteto generico corrisponde al nome latino usato per indicare una pianta appartenente a questo genere. Si trova in Orazio, Plinio e Plauto. L'etimologia è dubbia: Alexandre de Théis nel suo Glossario di Botanica la fa risalire al termine al termine celtico all, che significa caldo, acre, in riferimento al gusto dell'aglio. Il Dizionario Etimologio della lingua italiana del Pianigiani indica anche come possibile origine il termine greco ἄγλῑς (áglis capo d'aglio).

Andropogon gerardii 'Red...

Bellissima graminacea con fogliame porpora in estate e rosso in autunno. Il cespuglio di foglie si mantiene più basso delle spighe, che svettano leggere. Coltivare in pieno sole e irrigare finchè l'apparato radicale non si è sviluppato in modo adeguato, a quel punto sopporterà molto bene anche irrigazioni sporadiche.

L'epiteto generico è formato dalle parole greche ἀνήρ ἀνδρός (anér andrόs uomo) e πώγων (pόgon barba) in riferimento alla peluria che ricopre alcune parti della spiga.

L'epiteto specifico indica che la specie è stata dedicata a Louis Gérard, medico e botanico francese (1733-1819) o a John Gerard(e) (1545-1612), botanico inglese autore di The Herball or General Historie of Plantes, ma non si trovano testimonianze.

Vedi le altre graminacee della nostra collezione

Cichorium intybus

Perenne spontanea in tutta Italia, ma diffusa in gran parte dell'emisfero, specialmente nelle zone temperate di Eurasia e America del Nord. Fiorisce abbondantemente da Luglio a Settembre, con alti steli che portano fiori azzurri. Commestibile e officinale, è considerata una pianta curativa fin dall'antichità e veniva raccomandata da Galeno di Pergamo per curare i disturbi del fegato e infatti le sono riconosciute funzioni stimolanti su fegato e reni e conseguenti capacità depurative, disintossicanti, ma anche ipoglicemizzanti e cardiotoniche. Nel 1600 il medico e botanico Prospero Alpini consigliava di utilizzare la radice essiccata per fare un ottimo caffè. Oggi è particolarmente diffuso e si trova facilmente in vendita, apprezzato per il sapore e le proprietà curative.

E' tipica di terreni incolti e trova le condizioni ideali in terreni drenati, ma anche poveri e scarsamente irrigati. In giardino, in terreno fertile, garantisce ottimi risultati ed è utilizzata per la leggerezza della fioritura e la bellezza dei colori.

L'origine dell'epiteto generico non è chiara. Potrebbe trattarsi di un antico nome arab, Chikouryeh. A noi giunge tramite Plinio, che usa il termine cichorium nella sua Historia Naturalis, dal g, eco κιχόρη (chichóre) o da κίχορα (chíchora) o dal termine usato da Teofrasto κιχόριον (chichórion). In ogni caso col significato di cicoria. Questa varietà di nomi è dovuta al fatto che questa cicoria è diffusa, conosciuta e utilizzata da secoli e i nomi comuni sono tanti quante sono i popoli e i luoghi in cui veniva raccolta e utilizzata. Si trova traccia ad esempio anche nel Papiro di Ebers, datato 1550 a.C. e lo stesso Plinio racconta che era una pianta conosciuta nell'antico Egitto.

Il nome specifico deriva dal greco ἔντυβον (èntiubon) scritto anche ἴντυβος (ìntiubos) entrambi nomi della cicoria, passati al latino come intibus (ìntibus appunto) nome specifico adottato da Linneo.

Foeniculum vulgare

Adatta al pieno sole, in terreno ben drenato, cresce molto in altezza, formando un cespuglio di foglie piumose che nascono color bronzo porpora e si schiariscono col passare del tempo. Decorativa dalla primavera all'inverno, attire le farfalle, in particolare Papilio Machaon, che depone sulle piante di Foeniculum le sue uova. I bruchi trovano in questa pianta un prezioso nutrimento per crescere e raggiungere lo stadio di crisalide. Le foglie fresche e i semi si utilizzano in cucina per il loro profumo di anice.

L'epiteto generico deriva dal nome latino del finocchio, come si trova in Plinio. Tale nome ha in sè la radice del termine foenum (fènum, fieno), probabilmente per le foglie sottili come quelle del fieno e per il loro aroma.

L'epiteto specifico vulgaris (vulgàris) in latino significa 'molto comune, diffuso', dal termine vulgus (vùlgus), volgo, plebe.

Knautia macedonica 'Melton...

Interessante cultivar di Knautia macedonica, perenne della famiglia delle Caprifoliaceae, la stessa delle Scabiosa, originaria dei Balcani. Rispetto alla specie questa selezione orticola ha fiori in una gamma di colori pastello che vanno dai rosa chiaro al cremisi. Fiorisce abbondantemente per tutta l'estate, da Luglio fino ad autunno inoltrato, soprattutto se si ha l'accortezza di rimuovere i capolini sfioriti. Ottima come fiore reciso e anche essiccato. Si coltiva in pieno sole, in terreno drenato, fertile. Molto amata dagli impollinatori.

L'epiteto generico ricorda i botanici prelinneani tedeschi Christoph Knaut (1638-1694) e suo fratello Christian (1656-1716).

L'epiteto specifico fa riferimento all'habitat originario della specie, la Macedonia, regione storica e geografica della penisola Iberica.

Leucanthemum vulgare...

Leucanthemum vulgare è una perenne largamente diffusa in tutta Italia. Questa varietà fiorisce abbondantemente e ha steli che si autosostengono, mantenendo quindi un portamento ordinato che la rendono adatta sia alla coltivazione in giardino che alla naturalizzazione. Coltivare in pieno sole, in terreno fertile e drenato. Si autodissemina abbondantemente anche in terreni poveri.

L'epiteto generico deriva dal greco λευκός (leucós bianco) e da ἄνϑοϛ (ánthos fiore): per i fiori ligulati bianchi della corona.

L'epiteto specifico deriva dal latino vùlgus (volgo) col significato di 'comune' per la grande diffusione.

Nepeta racemosa 'Superba'

Cultivar compatta, con foglie glauche e fiori azzurri che si schiudono da Maggio a Ottobre. Beneficia di tagli regolari per rimuovere gli steli sfioriti e favorire la produzione di nuovi fiori. Il taglio aiuta anche a mantenere la forma e contenere l'espansione.Un taglio più vigoroso in Luglio favorisce la fioritura autunnale. Adatta per posizioni in pieno sole in terreno drenato. Ha foglie aromatiche, canforate, considerate uno stimolate.

L'epiteto specifico deriva da racemus (racèmus, grappolo) e fa riferimento alla disposizione di fiori e frutti in racemi.

L'epiteto generico si trova già in Plinio e fa probabilmente riferimento a quello che l'autore ne considerava il luogo di origine, Nepi, in Etruria.

Parthenium integrifolium

Originario del Nord America ha interessanti infiorescenze bianche da Maggio ad Agosto. Si coltiva in pieno sole, in terreno drenato, anche povero e mediamente asciutto. 

L'epiteto generico deriva dal greco παρθένος (parthénos vergine, ragazza) in riferimento alla particolare forma della fruttificazione.

L'epiteto specifico dal latino integer (ìnteger, integro, intero) e da folium (fòlium, foglia) e solitamente fa riferimento a foglie con il margine privo di dentellatura. Resta un enigma il motivo per cui Linneo abbia scelto questo epiteto specifico per una pianta che ha foglie dai margini dentellati.

Perovskia atriplicifolia...

Una varietà dal portamento compatto ed eretto con in più tutte le caratteristiche che hanno fatto apprezzare Perovskia atriplicifolia: fogliame argentato e aromatico, fioritura lunghissima e cerulea, resistenza e vigore. Coltivare in pieno sole, in terreno drenato. Anche se è a tutti gli effetti un piccolo arbusto preferiamo trattarla come un'erbacea. Si consiglia quindi di tagliare a circa 15 cm da terra ad ogni primavera per evitare che lignificando perda compattezza e si spogli alla base.

L'epiteto generico ricorda il generale Vasily Alekseevich Perovski (1794-1857), diplomatico russo e finanziatore del Pavlovsk Imperial Garden, nei pressi di San Pietroburgo.

L'epiteto specifico è composto dalle parole atriplex latinizzazione del greco ατραφαξυς (atràfaxus formato dal prefisso privativo a- e da τρέφω trefo, nutrire: non nutriente) e folium foglia: con foglie non nutrienti.

Ruellia humilis

Chiamata col nome comune 'Wild petunia' è una spontanea nord americana con fiori viola chiaro. Diversamente da altre Ruellia resiste benissimo al freddo e si adatta a terreni di diverso impasto, da drenati a argillosi. Lo sviluppo migliore si ottiene in terreno fertile con irrigazioni normali. Coltivare in pieno sole, sia in vaso che in terra. Si dissemina molto facilmente.


L'epiteto generico è stato creato da Charles Plumier in onore del medico e botanico francese Jean Ruel (latinizzato in Jean Ruelle o Ioannes/Johannes Ruellius 1474-1537) che tradusse in latino il trattato di Dioscoride Pedacii Dioscoris.

L'epiteto specifico deriva dal termine latino 'humus' suolo, in riferimento al portamento strisciante di questa specie.

Salvia 'Saxdorf'

La prima di una serie di ibridi di Salvia nutans, una novità assoluta! Ibrido nato dall'incrocio di Salvia nutans e Salvia nemorosa, scoperto in Germania a Saxdorf dal giardiniere Peter Bethke e ancora poco(pochissimo!)diffusa sul mercato. Ha steli alti che portano fiori penduli blu-viola. Rispetto a Salvia nutans ha fioritura più lunga e un maggior numero di steli. Coltivare in pieno sole, in terreno mediamente drenato, fertile, irrigato regolarmente per supportare la fioritura prolungata.
L'epiteto generico deriva dal latino e si trova già in Plinio, usato per la Salvia officinalis, dal verbo salvare (guarire).

Solidago ptarmicoides

Un gran numero di margherite bianche nel periodo estivo, portate da steli che raggiungono i 50/60 cm. Richiede pieno sole e terreni mediamente drenati, da umidi a più asciutti, purchè non ci sia ristagno idrico. Dissemina facilmente. Dopo la prima fioritura, con irrigazione, rifiorisce fino all'autunno.

Inizialmente è stata considerata un Aster, per la forma dei fiori. Ma è stato osservato che il fogliame ricorda molto le Solidago e che in natura non si ibrida mai con gli Aster, mentre si ibrida facilmente con le altre Solidago. 

L'epiteto generico deriva da solido, verbo latino che significa saldare, rassodare, rinforzare: allusione alle proprietà cicatrizzanti riconosciute a questa pianta.

L'epiteto specifico è formato da nome del genere Ptarmica (Ptarmica ptarmica, o Achillea ptarmica) e dal greco εἶδος eídos aspetto, cioè simile in alcuni aspetti della morfologia all'Achillea ptarmica.

Tanacetum parthenium

Erbacea perenne largamente diffusa in natura in tutta Italia e conosciuta con i nomi di Amarella, Erba amara, Erba madre, Matricale, Amareggiola e utilizzata per ricette dolci e salate. E' una perenne a vita breve che si dissemina abbondantemente e cresce bene in terreno fertile, drenato, in pieno sole. Al Tanacetum parthenium sono riconosciute proprietà curative su emicrania, stati infiammatori, convulsioni ed ha effetti benefici su fegato e apparato digerente.
Conosciuto anche come Piretro(dal termine greco piros, fuoco, in riferimento al sapore piccante della radice) è utilizzato per preparare macerati e infusi contro gli insetti dannosi.
Il nome del genere potrebbe derivare dal greco 'atanasìa', immortalità, ad indicare la notevole durata dei fiori una volta recisi dalla pianta.

Il nome della specie probabilmente deriva dal nome femminile greco 'Parthènos', vergine figlia di Apollo, morta prematuramente e trasformata dal dio in costellazione.
Al Tanacetum parthenium sono riconosciute proprietà curative su emicrania, stati infiammatori, convulsioni ed ha effetti benefici su fegato e apparato digerente.
Conosciuto anche come Piretro(dal termine greco piros, fuoco, in riferimento al sapore piccante della radice) è utilizzato per preparare macerati e infusi contro gli insetti dannosi.

Verbascum nigrum

Verbascum perenne con larghe foglie tomentose e steli forti e strutturati carichi di fiori gialli con il centro soffuso di viola. Coltivare in pieno sole e terreno ben drenato. Si dissemina facilmente e fiorisce ciclicamente da Maggio fino a Ottobre.

L'epiteto generico deriva dal latino verbascum, che significa verbasco. L'origine della parola verbascum si trova nel termine latino barbáscum(tasso barbasso, pianta citata da Plinio, probabilmente derivato da barba, per le foglie pelose), o nella parola latina vérber (verga). Volgarmente in francese è detto mollène, per la mollezza delle sue foglie, e allo stesso modo in inglese è tradotto mullein.

L'epiteto specifico nigrum (in latino 'nero') fa riferimento al colore scuro degli steli e delle nervature delle foglie.