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  • Altezza: Fino a 130 cm
  • Periodo di Fioritura: Giugno

Monarda 'Elsie's Lavender'

Un ibrido di Monarda fistulosa con bellissimi fiori di un interessante tono freddo lilla/rosa. Ha fusti quadrangolari e foglie aromatiche, dal profumo interessante. I fiori sono commestibili e sono interessanti per decorare torte e gelati. Si coltiva in pieno sole e apprezza le irrigazioni regolari e i terreni ricchi e fertili, ma in quanto ibrido di Monarda fistulosa ha una buona resistenza a periodi più asciutti. Per evitare l'insorgenza di oidio è meglio comunque mantenere il terreno fresco durante il periodo estivo.

'Elsie's Lavender' è particolarmente interessante per la conformazione delle infiorescenze da secche: steli rigidi che portano pon-pom scuri, particolarmente decorativi nel giardino autunnale e invernale.

L'epiteto generico fu assegnato da Linneo in onore del botanico spagnolo Nicolas Bautista Monardes.

Monarda 'Scorpion'

Bellissima selezione che fa parte della serie Zodiac di Piet Oudolf. Ha fiori grandi, color ciclamino, e foglie intensamente profumate. I fiori sono commestibili e sono interessanti per decorare torte e gelati. Si coltiva in pieno sole e apprezza le irrigazioni regolari e i terreni ricchi e fertili. Per evitare l'insorgenza di oidio si consiglia di mantenere il terreno fresco durante il periodo estivo.

Come molte altre Monarda anche 'Scorpion' è particolarmente interessante per la conformazione delle infiorescenze da secche, un valore aggiunto al giardino in autunno e inverno.

L'epiteto generico fu assegnato da Linneo in onore del botanico spagnolo Nicolas Bautista Monardes.

Perovskia atriplicifolia...

Una varietà dal portamento compatto ed eretto con in più tutte le caratteristiche che hanno fatto apprezzare Perovskia atriplicifolia: fogliame argentato e aromatico, fioritura lunghissima e cerulea, resistenza e vigore. Coltivare in pieno sole, in terreno drenato. Anche se è a tutti gli effetti un piccolo arbusto preferiamo trattarla come un'erbacea. Si consiglia quindi di tagliare a circa 15 cm da terra ad ogni primavera per evitare che lignificando perda compattezza e si spogli alla base.

L'epiteto generico ricorda il generale Vasily Alekseevich Perovski (1794-1857), diplomatico russo e finanziatore del Pavlovsk Imperial Garden, nei pressi di San Pietroburgo.

L'epiteto specifico è composto dalle parole atriplex latinizzazione del greco ατραφαξυς (atràfaxus formato dal prefisso privativo a- e da τρέφω trefo, nutrire: non nutriente) e folium foglia: con foglie non nutrienti.

Ratibida pinnata

Sinuosa ed elegante, ha bellissimi fiori con ligule lunghe e leggere. Rispetto a Ratibida columnifera preferisce terreni più ricchi e fertili e tollera meno la siccità. Raggiunge inoltre altezze maggiori e i fiori hanno sepali più lunghi, sempre rivolti verso il basso. Originaria del Nord America è diffusa anche in Italia come alloctona naturalizzata.

L'epiteto generico Ratibida fu assegnato dall' esploratore Constantine Rafinesque-Schmaltz (1783-1840) probabilmente senza una ragione precisa se non per similitudine con il termine rathibida (dal sanscrito rattrī notte e weid vedere, cioè che si vede/si fa notare/brilla di notte) , utilizzato dai Daci per indicare Aster amellus, i cui fiori brillano nel buio. Queste notizie, da prendere con la dovuta cautela, ci arrivano dal De materia medica o Περί ύλης ιάτρικης (Perì iùles iatrikès) di Dioscoride, in cui l'autore riporta molti nomi di piante in lingua Daca.

Ratibida pinnata è perfetta per portare slancio verticale in bordure miste, con graminacee ornamentali o altre fioriture in pieno sole e terreno fertile, drenato, non arido. Tollera il terreno mediamente argilloso.

L'epiteto specifico fa riferimento alla forma pinnata delle foglie, simili a piume , dal latino pinna (piuma).

Rodgersia podophylla...

Una cultivar di origine sconosciuta, caratterizzata da grandi foglie lobate, lunghe fino a 30 cm, rosse quando spuntano in primavera e bronzate in autunno. La posizione ideale è a mezz'ombra, dove la pianta possa essere raggiunta da alcune ore di sole al mattino o tardo pomeriggio. Coltivare in terreno fertile, umifero, mai arido. Questa cultivar prende il nome dalla città tedesca di Saarbrücken, lungo il fiume Saar.

L'epiteto generico ricorda John Rodgers (1812-1882) della US Navy che comandò la spedizione americana di ricerca conosciuta come Rodgers-Ringgold Expedition (1853-1856) in Giappone e nel Nord Pacifico e collaborò con i naturalisti presenti nel suo squadrone insieme ai quali raccolse l'olotipo(cioè l'esemplare su cui si basa la descrizione originale di una specie) di Rodgersia podophylla a Hokkaido in Giappone.

L'epiteto specifico ha origine dai termini greci πούς, ποδός (pùs, podós piede) e da φύλλον (fiùllon foglia), cioè 'foglie dalla forma di zampa'.

Salvia microphylla 'Royal...

Famosissima varietà con foglie verde scuro e steli scuri con fiori rossi, grandi. Come per tutte le Salvia arbustive si raccomanda una potatura decisa dopo l'inverno per evitare che la pianta lignifichi perdendo vigore e vuotandosi alla base. Coltivare in pieno sole. Nonostante le Salvia semi-arbustive vengano date per rustiche fino a -10°C abbiamo testato la loro rusticità a temperature inferiori. La condizione fondamentale per una buona riuscita e per garantire il superamento di inverni rigidi è il drenaggio, da ottenere con una base di ghiaia nella buca al momento dell'impianto. I fiori hanno un buon sapore dolce e sono ottimi su gelati, torte, insalate, macedonie.

L'epiteto generico deriva dal latino e si trova già in Plinio, usato per la Salvia officinalis, dal verbo salvare (guarire).

L'epiteto specifico è composto dalle parole in greco μικρός (micrós piccolo) e da φύλλον (fiùllon foglia): dalle foglie piccole.

Salvia nutans

Una Salvia poco diffusa nei giardini, ma conosciuta da molti anni, da quando Linneo la identificò e registrò (HU [Horto Upsaliensis] * nutans 27, foglio 57). Originaria dei Balcani, è sorprendentemente rustica, forma una rosetta di foglie basali rugose e fiorisce ciclicamente da Maggio a Ottobre, con alti steli che portano grappoli penduli di fiori viola. Coltivare in terreno ben drenato in pieno sole, facendo attenzione alle limacce.

L'epiteto generico deriva dal latino e si trova già in Plinio, usato per la Salvia officinalis, dal verbo salvare (guarire).

L'epiteto specifico dal latino nutare (nutàre pendere, ondeggiare) con riferimento al portamento pendulo degli steli floreali.

Salvia reptans f. erecta

Una nuvola di fiori blu! Identificata sulle Davis Mountains in Texas da Pat McNeal. E' una perenne con foglie sottili e steli alti, rigidi, che portano all'inizio e alla fine dell'estate una gran quantità di fiori blu. Rispetto alla specie(originaria del Messico) questa nuova Salvia ha portamento verticale e può raggiungere i 120 cm in fioritura. Durante l'inverno la pianta secca completamente e in primavera la nuova vegetazione spunta dalla base della pianta. Coltivare in pieno sole, in terreno ben drenato. Si consiglia di accorciare i rami dopo la prima fioritura per mantenere un portamento compatto in vista della fioritura autunnale. Dopo l'inverno si taglia a 10/15 cm da terra , eliminando quindi quasi fino al suolo la vegetazione semilegnosa dell'anno precedente, dato che la pianta vegeta nuovamente dal terreno.

L'epiteto generico deriva dal latino e si trova già in Plinio, usato per la Salvia officinalis, dal verbo salvare (guarire), per le proprietà medicinali riconosciute alle piante appartenenti a questo genere fin dall'antichità.

L'epiteto specifico deriva dal verbo latino repto (strisciare per terra) in riferimento al portamento della specie.

Abbiamo scelto di adottare la dicitura f. erecta per specificare che questa particolare Salvia ha portamento ben diverso rispetto alla specie. Ad oggi non è stata catalogata in modo più accurato e la stessa RHS riporta come nome Salvia reptans from West Texas, un nome botanicamente non corretto e quindi non definitivo. Anche il nome con cui si trova online Salvia reptans West Texas Form non è corretto in quanto West Texas non è stato utilizzato come nome di cultivar tra virgolette e la parola form non corrisponde al termine latino 'forma' utilizzato nella nomenclatura botanica per esprimere un aspetto 'insolito' di una specie, ma non la provenienza geografica.

Vedi le altre Salvia della nostra collezione

Thalictrum actaeifolium...

Fiori piumosi che profumano di mimosa e fogliame che nasce viola, matura in verde e in autunno si tinge di toni dorati. Si consiglia di coltivare a mezzombra in terreno drenato, ricco, fertile. Posizioni troppo ombrose non favoriscono il corretto sviluppo della pianta. La condizione ideale è con sole del mattino.

L'epiteto generico deriva dal nome di questa pianta in greco, θάλικτρον (thálictron, pigamo), citato da Dioscoride nel De Materia Medica.
L'epiteto specifico fa riferimento alla forma delle foglie, simili a quelle di alcune Actaea.

Vedi gli altri Thalictrum della nostra collezione

Thalictrum flavum subsp....

Thalictrum con foglie glauche e portamento verticale, ben strutturato, con steli alti che terminano con fiori gialli piumosi. Si può coltivare a mezzombra(almeno 4 o 5 ore di sole diretto) o meglio  in pieno sole, purchè il terreno sia drenato, ricco, fertile.
L'epiteto generico deriva dal nome di questa pianta in greco, θάλικτρον (thálictron, pigamo), citato da Dioscoride nel De Materia Medica.
L'epiteto specifico ha origine dal termine latino flavus (giallo), con riferimento al colore del fiore.
Glaucum, col significato di azzurro, deriva dal greco γλαυκός (glaucós glauco): per il colore  grigio-azzurro delle foglie.

Vedi gli altri Thalictrum della nostra collezione

Verbena bonariensis

La più famosa erbacea perenne: elegante e slanciata, in fiore da Maggio ad autunno inoltrato. Originaria del Sud America, cresce facilmente in pieno sole e terreno ben drenato. Attira impollinatori e farfalle. Si consiglia di coltivare Verbena bonariensis lasciandole spazio e aria, perchè non ama essere soffocata in mezzo ad altre piante. Durante la stagione di fioritura può essere cimata, tagliando 1/3 dello sviluppo verticale, per permettere accestimento e fioritura più abbondante.

L'epiteto generico deriva da un' alterazione del suo nome in celtico, Ferfaen ( <Fer, trasportare e < faen, pietra). Tra i Celti veniva infatti considerata utile per far guarire dai calcoli renali. Anche i Romani la consideravano sacra, come testimonia Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia (XXV, 9).

L'epiteto specifico ricorda la provenienza della specie, dal latino moderno Bonaria (Buenos Aires: di Buenos Aires).

Verbena bonariensis 'Vanity'

Forma compatta della famosa Verbena bonariensis, in fiore anche lei da Maggio ad autunno inoltrato. La specie è originaria del Sud America, cresce facilmente in pieno sole e terreno ben drenato. Attira impollinatori e farfalle. Si consiglia di coltivare Verbena bonariensis lasciandole spazio e aria, perchè non ama essere soffocata in mezzo ad altre piante. Durante la stagione di fioritura può essere cimata, tagliando 1/3 dello sviluppo verticale, per permettere accestimento e fioritura più abbondante.

L'epiteto generico deriva da un' alterazione del suo nome in celtico, Ferfaen ( <Fer, trasportare e < faen, pietra). Tra i Celti veniva infatti considerata utile per far guarire dai calcoli renali. Anche i Romani la consideravano sacra, come testimonia Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia (XXV, 9).

L'epiteto specifico ricorda la provenienza della specie, dal latino moderno Bonaria (Buenos Aires: di Buenos Aires).

Verbena officinalis var....

Una varietà spontanea di Verbena officinalis scoperta in un parco pubblico di Bampton, nella contea del Devon. Il portamento è lo stesso della specie, ma i sottili steli e le foglie sono sfumate di viola. Coltivare in pieno sole, in terreno drenato, anche mediamente povero. Perfetta in aiuole miste per dare leggerezza o in vaso in abbinamento a graminacee ornamentali come Pennisetum e Stipa. La rosetta di foglie basali è verde e persiste anche in inverno. Si consiglia di recidere i vecchi steli solo in primavera, perché in caso di inverni rigidi le piante tagliate e prive della protezione della vecchia vegetazione sono maggiormente esposte alle intemperie.

L'epiteto generico deriva da un' alterazione del suo nome in celtico, Ferfaen ( <Fer, trasportare e < faen, pietra). Tra i Celti veniva infatti considerata utile per far guarire dai calcoli renali. Anche i Romani la consideravano sacra, come testimonia Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia (XXV, 9).

L'epiteto specifico deriva dal termine offícina (laboratorio, nella tradizione medioevale) in quanto utilizzabile in farmaceutica, erboristeria, liquoristica, profumeria.