Monarda 'Elsie's Lavender'

Un ibrido di Monarda fistulosa con bellissimi fiori di un interessante tono freddo lilla/rosa. Ha fusti quadrangolari e foglie aromatiche, dal profumo interessante. I fiori sono commestibili e sono interessanti per decorare torte e gelati. Si coltiva in pieno sole e apprezza le irrigazioni regolari e i terreni ricchi e fertili, ma in quanto ibrido di Monarda fistulosa ha una buona resistenza a periodi più asciutti. Per evitare l'insorgenza di oidio è meglio comunque mantenere il terreno fresco durante il periodo estivo.

'Elsie's Lavender' è particolarmente interessante per la conformazione delle infiorescenze da secche: steli rigidi che portano pon-pom scuri, particolarmente decorativi nel giardino autunnale e invernale.

L'epiteto generico fu assegnato da Linneo in onore del botanico spagnolo Nicolas Bautista Monardes.

La pianta è in vaso di 16 cm di diametro

 

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PC001B0550H

Scheda tecnica

Famiglia
Lamiaceae Martinov
Nome botanico della specie
Monarda L.
Accentazione e pronuncia
Monàrda
Altezza Massima
100 cm
Esposizione
Sole
Colore
Rosa
Colore
Lilla
Fogliame
Spogliante
Colore fogliame
Verde
Fioritura
Giugno-Agosto
Profumo
Intenso
Rusticità
Oltre -20°C

Riferimenti Specifici

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Disporum bodinieri

Foglie verde lucido, fiori bianchi e belle bacche nere. Coltivare in ombra luminosa o meglio a mezz'ombra, in terreno fertile, non arido.

L'epiteto generico è formato dalle parole greche δίς (dìs, doppio) e σπόρος (spòros, seme): perché ogni cella dell'ovario accoglie due semi al suo interno.

Isodon longitubus 'Nishiki'

Una affascinante perenne di origine giapponese perfetta per chi ha giardini o balconi ombrosi. La fioritura autunnale, la forma dei fiori (delle lunghe campanelle tubolari), l'altezza e la leggerezza, la resistenza sono tutte caratteristiche che rendono questa pianta irrinunciabile! La posizione ideale è in ombra luminosa o mezz'ombra, in terreno fertile. La fioritura inizia in Ottobre, è leggerissima e di un blu intenso. Per mantenere la pianta compatta si può effettuare una cimatura decisa (anche metà altezza) in Giugno/Luglio.

Inizialmente è stata considerata un'appartenente al genere Plecranthus. Oggi la nomenclatura corretta la considera un Isodon o una Rabsosia, ma talvolta si trova ancora indicata col vecchio nome di Plectranthus longitubus.

L'epiteto generico è composto dalla parola greca ἴσος (ìsos, uguale) e (probabilmente)  ὁδός (odòs, strada, via). Non siamo riusciti a risalire ad una etimologia certa.

L'epiteto specifico è composto dai termini latini longus (lungo) e tubus (tubo, tromba), in riferimento alla conformazione dei fiori.

Thalictrum actaeifolium...

Fiori piumosi che profumano di mimosa e fogliame che nasce viola, matura in verde e in autunno si tinge di toni dorati. Si consiglia di coltivare a mezzombra in terreno drenato, ricco, fertile. Posizioni troppo ombrose non favoriscono il corretto sviluppo della pianta. La condizione ideale è con sole del mattino.

L'epiteto generico deriva dal nome di questa pianta in greco, θάλικτρον (thálictron, pigamo), citato da Dioscoride nel De Materia Medica.
L'epiteto specifico fa riferimento alla forma delle foglie, simili a quelle di alcune Actaea.

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Geranium x cantabrigiense...

Fiori grandi, bianco puro! Un ibrido di G. macrorrhizum ‘Album’ e  G. dalmaticum ‘Album’ apprezzato come tutti i G. x cantabrigiense per la fitta copertura del suolo e per l'abbondante fioritura. Beneficia di una cimatura della vegetazione dopo la fioritura, per stimolare la produzione di nuove foglie e di (eventuali) ulteriori fiori. Si coltiva a mezz'ombra, in terreno fertile, drenato, anche se si rivela molto versatile e si adatta a diverse condizioni, comprese posizioni più soleggiate, terreni più pesanti e irrigazioni ridotte. Il fogliame in autunno si tinge di rosso e persisteper tutto l'inverno.

La cultivar 'St. Ola' ha fiori più grandi rispetto alle altre, e fiori bianco puro che sfumano in rosa maturando. E' stata proposta sul mercato da Axletree Nursery nel 1993. Il nome 'St.Ola' è stato scelto dal suo ibridatore, Alan Bremner in onore della parrocchia omonima di Mainland, la più grande delle Isole Orcadi, a nord della Scozia.

L'epiteto generico ha origine dal greco γεράνιον (gherànion geranio) come si trova scritto nel 'De Materia Medica' di Dioscoride. Il nome deriva da γέρανος (ghéranos gru): per i frutti simili al becco delle gru.

L'epiteto specifico deriva dal nome latinizzato di Cambridge, Cantabrigia, col significato di 'originario di Cambridge': nasce infatti grazie al lavoro della dottoressa Helen Kiefer, del giardino botanico dell'Università di Cambridge. E' stato ottenuto nel 1974 come ibrido sterile di G. macrorrhizum e G. dalmaticum.

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Allium 'Serendipity'

Gli Allium estivi sono sorprendenti per fioritura e resistenza! Diversamente dai più diffusi Allium primaverili non hanno un bulbo, ma radici e fioriscono fino all'autunno; entrambe queste caratteristiche permettono alla pianta di prosperare durante tutta la stagione, senza incorrere in marciumi. Vista la capacità di sopportare benissimo le irrigazione estive sono compagni perfetti per le altre perenni e colorano balconi e aiuole per mesi.

'Serendipity' è una modifica accorsa spontaneamente da Allium 'Millenium', genitore di cui ha tutte le qualità, con l'aggiunta di un interessante fogliame glauco. Si coltiva in pieno sole, in terreno fertile, ma tollera terreni di diverse tipologie, anche argillosi e posizioni a mezz'ombra, dato che con circa 4 ore di sole riesce tranquillamente a fiorire!

Resiste a cervi, arvicole e lepri, ma attira gli impollinatori con le sue infiorescenze a globo che si schiudono da Giugno all'autunno.

L'epiteto generico corrisponde al nome latino usato per indicare una pianta appartenente a questo genere. Si trova in Orazio, Plinio e Plauto. L'etimologia è dubbia: Alexandre de Théis nel suo Glossario di Botanica la fa risalire al termine al termine celtico all, che significa caldo, acre, in riferimento al gusto dell'aglio. Il Dizionario Etimologio della lingua italiana del Pianigiani indica anche come possibile origine il termine greco ἄγλῑς (áglis capo d'aglio).

Geranium x cantabrigiense...

Geranium selezionato da Ernst Pagels in Germania nel 1986. Ha bellissimi fiori rosa malva (un rosa più freddo, tendente al violetto) ed è apprezzato (come tutti i G. x cantabrigiense) per la fitta copertura del suolo e per l'abbondante fioritura da fine Aprile all'inizio di Luglio. Beneficia di una cimatura della vegetazione dopo la fioritura, per stimolare la produzione di nuove foglie e di (eventuali) ulteriori fiori. Si coltiva a mezz'ombra, in terreno fertile, drenato, anche se si rivela molto versatile e si adatta a diverse condizioni, comprese posizioni più soleggiate, terreni più pesanti e irrigazioni ridotte. Il fogliame in autunno si tinge di rosso e persiste per tutto l'inverno.

L'epiteto generico ha origine dal greco γεράνιον (gherànion geranio) come si trova scritto nel 'De Materia Medica' di Dioscoride. Il nome deriva da γέρανος (ghéranos gru): per i frutti simili al becco delle gru.

L'epiteto specifico deriva dal nome latinizzato di Cambridge, Cantabrigia, col significato di 'originario di Cambridge': nasce infatti grazie al lavoro della dottoressa Helen Kiefer, del giardino botanico dell'Università di Cambridge. E' stato ottenuto nel 1974 come ibrido sterile di G. macrorrhizum e G. dalmaticum.

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Acorus gramineus 'Oborozuki'

Perenne sempreverde con foglie simili a quelle delle graminacee, verdi striate di giallo, riunite in ventagli. Preferisce terreni umidi e si può utilizzare anche per bordi di laghetti e corsi d'acqua in posizioni in ombra o mezzombra.

L'epiteto generico deriva dal greco ἄκορος o ἄκορον (àkoros o àkoron) pianta aromatica (probabilmente un'iris) citata da Dioscoride nel De Materia Medica. In seguito è stato assegnato, forse per somiglianza delle foglie e per l'aroma emanato dalle foglie, al genere Acorus, l'unico componente della famiglia delle Acoraceae, caratterizzate da un'infiorescenza tipica, detta 'spadice'.

L'epiteto specifico deriva dal latino gramen (gràmen, erba) per le foglie sottili che ricordano quelle delle graminacee.

La cultivar 'Oborozuki' è una selezione della specie originaria del Giappone ed è caratterizzata da foglie variegate e da dimensioni ridotte che la rendono perfetta anche per la coltivazione in vaso. In Giapponese significa 'Luna quasi piena'.

Sedum telephium 'Double...

Introduzione recente di Terranova Nurseries con fogliame verde oliva e steli rossi. Dalla fine dell'estate gli steli portano infiorescenze ad ombrello formate da fiori rosa dalla tipica forma stellata. I Sedum sono elementi fondamentali nelle bordure tardo estive, autunnali, ma soprattutto invernali. Anche in inverno infatti sono altamente decorativi, con gli steli e gli ombrelli di fiori ormai secchi che si ergono in mezzo alle altre piante in veste invernale. Si consiglia di coltivare i Sedum in pieno sole e terreno ben drenato e irrigato con parsimonia. Posizioni ombreggiate comportano la perdita della compattezza del cespuglio, che si apre appoggiando a terra sui lati. Possono essere coltivati in vaso, con ottimi risultati.

L'epiteto generico Sedum deriva dal latino sédo (calmare), per le proprietà calmanti delle foglie di alcune specie o dal latino sèdere (sedere) per il portamento di molti Sedum, che crescono appoggiati direttamente sui terreni sassosi ( in inglese stone-crop, pianta che si raccoglie sulla pietra).

L'epiteto generico Hylotelephium, sinonimo da preferire per questo genere, è composto dalle parole ΰλη (iùle foresta, bosco) e da telephium (dal greco τηλεφιον telèfion portulaca) col significato di Portulaca dei boschi.

Digitalis x valinii...

Bellissima cultivar con fiori rosa e sfumature color pesca, creata da Charles Valin di Thompson&Morgan. Gli ibridi del gruppo 'Illumination' sono caratterizzati da sterilità dei fiori e quindi da una lunghissima fioritura, da una vita superiore ai 2 anni (e quindi perenni) e una migliore resistenza al caldo e sono stati ottenuti dall'ibridazione di Digitalis purpurea(biennale) e Digitalis canariensis (prima Isoplexis canariensis, perenne particolarmente resistente al caldo). Le fonti riportano rusticità fino a -15°C, purchè si fornisca un buon drenaggio. La posizione ideale è in pieno sole, in terreno fertile.

L'epiteto generico fu assegnato da Leonhart Fuchs, botanico del '500, latinizzando il nome comune della digitale in tedesco. Da 'fingerhut', che ha il significato di 'ditale', ottenne Digitalis, da digitus dito, per la corolla a forma di ditale.

Fino al 2004 gli ibridi Digitalis purpurea x Isoplexis canariensis erano stati riuniti in un nuovo genere, chiamato Digiplexis, un portmanteau (por'mantò, dal francese in disuso 'attaccapanni'), o in italiano una parola macedonia o neologismo sincratico, termine ideato da Lewis Carrol (in 'Through the Looking-Glass, and What Alice Found There') per indicare la parola che nasce dall'unione di due termini tra loro diversi. Nel 2004 studi genetici specifici sul genere Isoplexis hanno rilevato la sua parentela stretta con il genere Digitalis e Isoplexis ne è entrato a far parte. Questi ibridi quindi non sono stati più considerati intergenerici, ma interspecifici e oggi la nomenclatura corretta li inserisce tra le Digitalis.

L'epiteto specifico fa riferimento al padre di questo gruppo di ibridi, Charles Valin ed è stato assegnato da James David Armitage, direttore del dipartimento di Tassonomia botanica della Royal Horticoltural Society.

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Sesleria autumnalis

Una graminacea perfetta per creare matrici o per un interessante effetto prateria, in combinazione con fioriture che spuntino leggere in mezzo al suo fogliame verde chiaro. Diffusa in natura in Italia e in parte dei Balcani è molto resistente e affidabile. Si coltiva al sole o a mezz'ombra, in un buon terreno fertile, ma si adatta anche a terreni più poveri. In zone molto calde è preferibile coltivare Sesleria autumnalis a mezz'ombra, dove sia raggiunta da 4 o 5 ore di sole diretto. Una volta ambientata tollera irrigazioni sporadiche, anche se per un buon effetto ornamentale le irrigazioni possono fare la differenza.

Nel clima del nord Italia è semi-sempreverde e dopo l'inverno può essere utile tagliare la vegetazione per rinfrescare l'aspetto della pianta, ma anche lasciando la vegetazione dell'anno precedente l'effetto ornamentale è garantito, per la sovrapposizione del verde chiaro delle nuove foglie con il secco di quelle vecchie. In condizioni climatiche miti è invece sempreverde.

Le spighe maturano in piena estate e persistono sulla pianta anche durante l'inverno.

L'epiteto generico celebra il medico e botanico italiano Leonardo Sesler (1683-1785)

L'epiteto specifico deriva dal latino autumnus, in riferimento al periodo tardivo di fioritura.

Cyrtomium falcatum

Felce sempreverde di origine orientale (Cina e Vietnam) segnalata in gran parte d'Italia come alloctona naturalizzata o alloctona casuale. Si differenzia da Cyrtomium fortunei per il portamento più verticale e per le pinne (le singole parti che compongono la fronda delle felci) più grandi.Vincitrice dell' Award of Garden Merit assegnato dalla RHS è forte e affidabile. L'altezza finale è intorno ai 90 cm, ma le singole fronde di una pianta matura possono misurare fino a 120 cm. I margini delle pinne ( le 'foglie' delle felci) è irregolarmente dentato e la pagina inferiore presenta sori(cioè raggruppamenti di sporangi, i 'contenitori' delle spore fertili) sparsi, di colore scuro, ben visibili quando maturi.

Si coltiva in ombra luminosa, in terreno drenato, fertile, non arido. Sopporta alcune ore di sole, al mattino o tardo pomeriggio. Come per tutte le felci si sconsiglia l'utilizzo di concimi perché tutte le Polypodiaceae sono particolarmente sensibili alla concimazione e si rischia di incorrere in bruciature delle fronde.

L'epiteto generico deriva dal greco κύρτωμα (kiùrtoma arco, curvatura), per il disegno delle vene fogliari che si ricongiungono, formando un arco.

L'epiteto specifico deriva dal latino falx, falcis (falce, roncola) in riferimento alla forma a falce delle pinne ( le 'foglie' delle felci).

Epimedium pubescens...

Numerosi piccoli fiori bianchi soffusi di rosa portati da steli lunghi fino a 60 cm e foglie fortemente dentellate, verdi durante l'estate, bronzate e brunite in primavera e autunno/inverno. La posizione ideale per la coltivazione è in ombra luminosa, in terreno fertile e drenato. Una volta ambientati gli Epimedium si rivelano piante molto forti e versatili, capaci di sopportare anche brevi periodi di siccità. Se però le irrigazioni sono regolari, specialmente durante e dopo la fioritura, i risultati sono decisamente migliori e la pianta si sviluppa in modo ottimale regalando fioriture molto abbondanti.

L'epiteto generico deriva dal termine greco ἐπιμήδιον (epimédion) che si trova per la prima volta nel De Materia Medica di Dioscoride (IV, 19), usato per identificare una pianta originaria della Media (più o meno l'attuale Iran/Azerbaigian/Armenia). Le maggior parte delle specie proviene da Cina, Giappone, Korea e Vietnam. Ma sono presenti specie in Italia, Balcani e Medio Oriente(la Media di Dioscoride). Si può supporre che, per la coincidenza tra fonti classiche e rinvenimenti botanici, Linneo decidesse quindi di utilizzare il nome Epimedium dei testi classici per battezzare tutti gli appartenenti a questo raggruppamento botanico che si estendeva dal Mediterraneo fino all'Oriente, considerando probabile che Dioscoride conoscesse gli Epimedium del Medio Oriente, ma non avesse avuto esperienza diretta delle specie di Cina e Giappone.

Nella cultura orientale diverse specie di Epimedium sono considerate un potente afrodisiaco e una cura per i problemi ossei, per le riconosciute proprietà antiossidanti, cardioprotettive e stimolanti del sistema circolatorio.

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Chrysanthemum 'Brokenfeuer'

Varietà sosprendente: i fiori maturano dal fuchsia in bocciolo, al rosso, al rosa, fino a toni aranciati prima di sfiorire. Portamento compatto e rotondo, fiori stradoppi e in gran numero!

I Chrysanthemum preferiscono posizioni ben soleggiate e terreno normale, con buon drenaggio che eviti i ristagni. Oltre al taglio primaverile, subito dopo l'inverno, si consiglia una cimatura durante l'estate per ritardare la fioritura e dare alla pianta una maggiore struttura.

L'epiteto generico è composto dalle parole greche χρυσόϛ (chriusόs oro) e ἄνθεμον (ánthemon fiore): fiore dorato in riferimento alla specie originale, che ha adesso il nome di Glebionis coronaria. Il nome originario assegnato da Linneo era Chrysanthemum indicum, per differenziarlo da Chrysanthemum coronarium (oggi Glebionis coronaria appunto). Nel 1961 Nickolae Tzvelev studiò la conformazione dei fiori del genere e si rese conto che venivano riunite insieme molte tipologie diverse e decise di assegnarle a generi specifici, come Leucanthemum, Tanacetum e Dendranthema. Quest'ultimo identificava i crisantemi da giardino, commercializzati ad uso ornamentale. Purtroppo solo il mercato tedesco adotto questa nuova nomenclatura per i crisantemi e si creò una gran confusione, con doppie nomenclature che tuttora si trovano online. Per semplificare l'identificazione e lo studio su queste piante, nel 1995 il Congresso Internazionale di Botanica decise di cambiare nome a Chrysanthemum coronarium, di battezzarlo Glebionis e di usare il nome di genere Chrysanthemum al posto di Dendranthema, rendendo ufficiale l'utilizzo diffuso in gran parte del mondo di questo nome. 

Thalictrum delavayi...

Un ibrido dalla fioritura abbondante che da Giugno a Settembre illumina gli angoli ombreggiati del giardino. L'effetto è quello di una Gypsophila (o velo di sposa) alto 2metri e carico di fiori di un delicato color glicine. Si consiglia di coltivare a mezzombra in terreno drenato, ricco, fertile e di sostenere la pianta crescendola vicino a arbusti a cui si possa appoggiare oppure con rami secchi piantati nel terreno che creino un sostegno in cui la pianta possa svilupparsi appoggiandosi con i rami dalla tipica forma 'a gruccia', con cui si sostiene salendo in altezza.
L'epiteto generico deriva dal nome di questa pianta in greco, θάλικτρον (thálictron, pigamo), citato da Dioscoride nel De Materia Medica.
L'epiteto specifico fu assegnato in onore di Jean Marie Delavay (1834-1895), missionario francese in Cina, studioso della flora cinese e collezionista per il Museo Nazionale di Storia Naturale di Francia.

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Epimedium species nova 'The...

Una nuova specie scoperta da Darrel Probst in Cina nel 2001 e introdotto sul mercato nel 2007 a 500 dollari a pianta. Ad oggi è uno degli Epimedium di cui si ignora la specie e per questo viene considerato 'species nova'. Ha caratteristiche uniche nel genere: i fiori si schiudono di continuo e nel mentre gli steli crescono e producono nuovi fiori su rami secondari, per mesi! Il colore dei fiori è giallo ambrato al centro, con lunghi speroni che tendono al bianco.

Coltivare in ombra luminosa, in terreno fertile e drenato. Una volta ambientati gli Epimedium si rivelano piante molto forti e versatili, capaci di sopportare anche brevi periodi di siccità. Se però le irrigazioni sono regolari, specialmente durante e dopo la fioritura, i risultati sono decisamente migliori e la pianta si sviluppa in modo ottimale.

L'epiteto generico deriva dal termine greco ἐπιμήδιον (epimédion) che si trova per la prima volta nel De Materia Medica di Dioscoride (IV, 19), usato per identificare una pianta originaria della Media (più o meno l'attuale Iran/Azerbaigian/Armenia). Le maggior parte delle specie proviene da Cina, Giappone, Korea e Vietnam. Ma sono presenti specie in Italia, Balcani e Medio Oriente(la Media di Dioscoride). Si può supporre che, per la coincidenza tra fonti classiche e rinvenimenti botanici, Linneo decidesse quindi di utilizzare il nome Epimedium dei testi classici per battezzare tutti gli appartenenti a questo raggruppamento botanico che si estendeva dal Mediterraneo fino all'Oriente, considerando probabile che Dioscoride conoscesse gli Epimedium del Medio Oriente, ma non avesse avuto esperienza diretta delle specie di Cina e Giappone.

Nella cultura orientale diverse specie di Epimedium sono considerate un potente afrodisiaco e una cura per i problemi ossei, per le riconosciute proprietà antiossidanti, cardioprotettive e stimolanti del sistema circolatorio.

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Chrysanthemum 'White Bouquet'

Ibrido del vivaio di Carl Ludwig Frikart (1879-1964), botanico appassionato di asteracee e 'padre' di molte specie e cultivar famose! 'White Bouquet' ha un ottimo portamento rotondo, bellissimo fogliame fitto e verde e fioritura molto prolungata, bianca, con fiori doppi sfumati leggermente di giallo al centro. Se non cimato in estate fiorisce molto presto, già alla fine dell'estate, ma si consiglia di cimarlo per apprezzarne la fioritura in autunno.

Coltivare in posizioni ben soleggiate e in terreno normale, drenato. Soprattutto per questa cultivar dalla fioritura precoce, oltre al taglio primaverile, subito dopo l'inverno, si consiglia una decisa cimatura a metà estate.

L'epiteto generico è composto dalle parole greche χρυσόϛ (chriusόs oro) e ἄνθεμον (ánthemon fiore): fiore dorato in riferimento alla specie originale, che ha adesso il nome di Glebionis coronaria. Il nome originario assegnato da Linneo era Chrysanthemum indicum, per differenziarlo da Chrysanthemum coronarium (oggi Glebionis coronaria appunto). Nel 1961 Nickolae Tzvelev studiò la conformazione dei fiori del genere e si rese conto che venivano riunite insieme molte tipologie diverse e decise di assegnarle a generi specifici, come Leucanthemum, Tanacetum e Dendranthema. Quest'ultimo identificava i crisantemi da giardino, commercializzati ad uso ornamentale. Purtroppo solo il mercato tedesco adotto questa nuova nomenclatura per i crisantemi e si creò una gran confusione, con doppie nomenclature che tuttora si trovano online. Per semplificare l'identificazione e lo studio su queste piante, nel 1995 il Congresso Internazionale di Botanica decise di cambiare nome a Chrysanthemum coronarium, di battezzarlo Glebionis e di usare il nome di genere Chrysanthemum al posto di Dendranthema, rendendo ufficiale l'utilizzo diffuso in gran parte del mondo di questo nome.