Piante perenni

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Athyrium filix-femina 'Lady...

Felce robusta, eretta, molto rustica e resistente, ma leggerissima. I pastorali, le giovani foglie arrotolate su se stesse, sono particolamente interessanti, per via dei toni scuri del fusto e talvolta delle giovani foglie ancora chiuse. Richiede posizioni ombreggiate e tollera poco l'esposizione diretta al sole nei mesi estivi. Il terreno deve essere fertile, fresco, drenato e se leggermente acido aiuta lo sviluppo ottimale della pianta e la colorazione. 

L'epiteto generico deriva dal greco ed è composto dal prefisso greco α- (alfa, prefisso privativo, nel senso di 'senza') e ϑυρεός (tiureòs scudo), privo di scudo, in riferimento alla veloce scomparsa dell'indusio(la membrana che ricopre gli sporangi, le cavità che contengono le spore, nei primi periodi dello sviluppo vegetativo).

L'epiteto specifico deriva dal latino fĭlix felce e femĭna (o foemĭna) femmina, felce femmina. 

Cyrtomium falcatum

Felce sempreverde di origine orientale (Cina e Vietnam) segnalata in gran parte d'Italia come alloctona naturalizzata o alloctona casuale. Si differenzia da Cyrtomium fortunei per il portamento più verticale e per le pinne (le singole parti che compongono la fronda delle felci) più grandi.Vincitrice dell' Award of Garden Merit assegnato dalla RHS è forte e affidabile. L'altezza finale è intorno ai 90 cm, ma le singole fronde di una pianta matura possono misurare fino a 120 cm. I margini delle pinne ( le 'foglie' delle felci) è irregolarmente dentato e la pagina inferiore presenta sori(cioè raggruppamenti di sporangi, i 'contenitori' delle spore fertili) sparsi, di colore scuro, ben visibili quando maturi.

Si coltiva in ombra luminosa, in terreno drenato, fertile, non arido. Sopporta alcune ore di sole, al mattino o tardo pomeriggio. Come per tutte le felci si sconsiglia l'utilizzo di concimi perché tutte le Polypodiaceae sono particolarmente sensibili alla concimazione e si rischia di incorrere in bruciature delle fronde.

L'epiteto generico deriva dal greco κύρτωμα (kiùrtoma arco, curvatura), per il disegno delle vene fogliari che si ricongiungono, formando un arco.

L'epiteto specifico deriva dal latino falx, falcis (falce, roncola) in riferimento alla forma a falce delle pinne ( le 'foglie' delle felci).

Cyrtomium fortunei

Felce sempreverde originaria di Cina. Corea e Giappone segnalata come alloctona naturalizzata in diverse regioni del nord Italia. Preferisce posizioni ombreggiate e terreno fertile. Sopporta alcune ore di sole, purchè non sia nelle ore più calde, per evitare scolorimento delle fronde o bruciature. Ha portamento compatto, a fontana e si differenzia da Cyrtomium falcatum per la minore altezza e per la forma tondeggiante della pianta e per le pinne (le singole parti che compongono le fronde delle felci) più piccole. 

L'epiteto generico deriva dal greco κύρτωμα (kiùrtoma arco, curvatura), per il disegno delle vene fogliari che si ricongiungono, formando un arco.

L'epiteto specifico ricorda Robert Fortune (1812-1880) botanico scozzese che raccolse un gran numero di campioni botanici in Cina.

Dryopteris affinis

Felce semi-sempreverde di grandi dimensioni, spontanea in Europa occidentale e Asia sudoccidentale, tipica di boschi ombrosi e umidi. In Italia è diffusa in diverse regioni tra i 1000 e i 1800 mt. La posizione ideale in ombra, in terreno drenato, fertile, irrigato regolarmente. Una volta ambientata tollera brevi periodi di siccità e nel tempo forma una base legnosa che ricorda la struttura delle felci arboree, raggiungendo in pieno sviluppo i 90/100 cm di altezza.

L'epiteto generico era inizialmente epiteto specifico di Polypodium dryopteris. In seguito sono stati definiti due generi diversi e 'Dryopteris' è diventato il nome di questo nuovo genere di felci. Deriva dal greco δρῦς (driùs quercia) e da πτέρις (ptéris felce): felce delle querce(o degli alberi), riferimento ai boschi di caducifoglie, luoghi in cui è possibile trovare le felci appartenenti a questo genere.

L'epiteto specifico in latino significa 'affine, parente' per la stretta parentela con Dryopteris filix-mas.

Dryopteris affinis...

Una bellissima  felce semi.sempreverde che raggiunge i 90/100 cm. E' una variante di Dryopteris affinis, selezionata per le caratteristiche fronde che terminano con una punta elegantemente curvata e che presentano una cresta (si potrebbe dire una corona) alla sommità di ogni pinna. Si coltiva in ombra luminosa in terreno fertile e una volta ambientata tollera brevi periodi con irrigazioni ridotte, anche se irrigazioni regolari garantiscono un risultano più lussureggiante!

Tra i vari sinonimi con cui si trova indicata preferiamo utilizzare 'Cristata The King' data la presenza sul mercato di altre cultivar come 'Cristata Angustata' e 'Congesta Cristata', tutte caratterizzate da particolari conformazioni alla sommità delle pinne ('creste').

L'epiteto generico era inizialmente epiteto specifico di Polypodium dryopteris. In seguito sono stati definiti due generi diversi e 'Dryopteris' è diventato il nome di questo nuovo genere di felci. Deriva dal greco δρῦς (driùs quercia) e da πτέρις (ptéris felce): felce delle querce(o degli alberi), riferimento ai boschi di caducifoglie, luoghi in cui è possibile trovare le felci appartenenti a questo genere.

L'epiteto specifico in latino significa 'affine, parente' per la stretta parentela con Dryopteris filix-mas.

Dryopteris affinis 'Pinderi'

8Bellissima felce sempreverde con fronde che raggiungono gli 80/90 cm di lunghezza in pieno sviluppo. Le fronde sono caratterizzate da una larghezza uniforme e terminano a punta. Si consiglia di tagliare la vecchia vegetazione che si è rovinata durante l'inverno per favorire un aspetto più fresco. Coltivare in ombra o mezzombra, in terreno fertile, drenato. Una volta ambientata sopporta irrigazioni ridotte.

L'epiteto generico era inizialmente epiteto specifico di Polypodium dryopteris. In seguito sono stati definiti due generi diversi e 'Dryopteris' è diventato il nome di questo nuovo genere di felci. Deriva dal greco δρῦς (driùs quercia) e da πτέρις (ptéris felce): felce delle querce(o degli alberi), riferimento ai boschi di caducifoglie, luoghi in cui è possibile trovare le felci appartenenti a questo genere.

L'epiteto specifico in latino significa 'affine, parente' per la stretta parentela con Dryopteris filix-mas.

Dryopteris atrata

Bellissima felce originaria dell'Asia. Ha fronde lucide e fusti scuri. Si coltiva in ombra luminosa e terreno fertile, anche se una volta ambientata tollera irrigazioni ridotte. Come molte altre dryopteris si adatta a posizioni raggiunte da qualche ora di sole.

L'epiteto generico era inizialmente epiteto specifico di Polypodium dryopteris. In seguito sono stati definiti due generi diversi e 'Dryopteris' è diventato il nome di questo nuovo genere di felci. Deriva dal greco δρῦς (driùs quercia) e da πτέρις (ptéris felce): felce delle querce(o degli alberi), riferimento ai boschi di caducifoglie, luoghi in cui è possibile trovare le felci appartenenti a questo genere.

L'epiteto specifico deriva dal latino ater (nero, scuro) in riferimento ai fusti di questa specie

Dryopteris championii

Felce con fronde lucide , di un bellissimo verde, con fronde nuove di un tono più chiaro. Sviluppa bene in altezza e cresce al meglio in ombra luminosa e in terreno fertile, umifero.

L'epiteto generico era inizialmente epiteto specifico di Polypodium dryopteris. In seguito sono stati definiti due generi diversi e 'Dryopteris' è diventato il nome di questo nuovo genere di felci. Deriva dal greco δρῦς (driùs quercia) e da πτέρις (ptéris felce): felce delle querce(o degli alberi), riferimento ai boschi di caducifoglie, luoghi in cui è possibile trovare le felci appartenenti a questo genere.

L'epiteto specifico 

Dryopteris erythrosora

Felce originaria di Cina e Giappone adatta a posizioni a mezz'ombra e terreni ricchi, umiferi. In primavera le fronde si schiudono in un bel color bronzato per poi maturare in estate in verde e assumere nuovamente toni aranciati in autunno. Semi-sempreverde, ha un bellissimo portamento a fontana e lunghe fronde morbide che la rendono perfetta anche per la coltivazione in grandi vasi.

L'epiteto generico deriva dal greco δρῦς (drius quercia, ma anche albero) e πτέρις (ptéris felce): felce delle querce, degli alberi, per l'habitat preferito di gran parte delle felci appartenenti a questo genere, boschi a foglia caduca.

L'epiteto specifico è composto dai termini greci ερύϑρος (eriùthros rosso) e σωρός (sōròs mucchio, da cui soro, raggruppamento di sporangi nella pagina inferiore delle fronde delle felci): dai sori rossastri.

Dryopteris filix-mas...

Una cultivar di Dryopteris filix-mas caratterizzata da fronde leggere e arcuate e pinne molto distanziate, sottili, suddivise in ulteriori pinnule per un effetto finale insolito e leggero. Decidua nel nostro clima (semi-sempreverde nelle regioni con inverni miti), preferisce posizioni ombreggiate e terreno fertile, drenato.

L'epiteto generico era inizialmente epiteto specifico di Polypodium dryopteris. In seguito sono stati definiti due generi diversi e 'Dryopteris' è diventato il nome di questo nuovo genere di felci. Deriva dal greco δρῦς (driùs quercia) e da πτέρις (ptéris felce): felce delle querce(o degli alberi), riferimento ai boschi di caducifoglie, luoghi in cui è possibile trovare le felci appartenenti a questo genere.

L'epiteto specifico è composto dal latino fĭlix (felce) e da mas (maschio)cioè felce-maschio, perchè in passato Dryopteris filix-mas è stata erroneamente considerata come la forma maschile di Athyrium filix-femina.

Dryopteris lepidopoda

Suggestiva felce con fronde che nascono bronzate e assumono poi un tono di verde luminoso. Coltivare in terreno fertile, umifero, in ombra luminosa o in posizione raggiunta da un po' di sole, per favorire la colorazione delle fronde.

L'epiteto generico era inizialmente epiteto specifico di Polypodium dryopteris. In seguito sono stati definiti due generi diversi e 'Dryopteris' è diventato il nome di questo nuovo genere di felci. Deriva dal greco δρῦς (driùs quercia) e da πτέρις (ptéris felce): felce delle querce(o degli alberi), riferimento ai boschi di caducifoglie, luoghi in cui è possibile trovare le felci appartenenti a questo genere.

L'epiteto specifico è formato da lèpido- (dal greco λεπίς -ίδος scaglia], cioè scaglioso, squamoso o lamellare  e da πούς, ποδός (pous, podòs piede, gambo), in riferimento ai fusti squamosi.

Dryopteris sieboldii

Felce originaria di Cina e Giappone caratterizzata da fronde insolite e molto ornamentali. Ha un rizoma corto da cui partono fronde coriacee di un bel verde lucido, costituite da pinne di 20/25 cm di lunghezza e una pinna apicale più ampia delle altre. Sempreverde fino a -10°C, semi-sempreverde con temperature più basse e in caso di nevicate. Coltivare in ombra luminosa, in terreno fertile, drenato. La nuova vegetazione è tardiva e quindi per gran parte della primavera è meglio lasciare sulla pianta le vecchie fronde.

L'epiteto generico deriva dal greco δρῦς (drius quercia, ma anche albero) e πτέρις (ptéris felce): felce delle querce, degli alberi, per l'habitat preferito di gran parte delle felci appartenenti a questo genere, boschi a foglia caduca.

L'epiteto specifico ricorda il botanico e naturalista tedesco Philipp Franz von Siebold (1796-1866), studioso della flora e fauna giapponese, autore di una importante Flora japonica. A lui si deve il merito dell'importazione delle prime piante di Hosta e di altre piante mai viste prima in Europa.

Dryopteris wallichiana

Una delle più belle felci da giardino, con fogliame lucido, verde scuro, semi-sempreverde e fusti scuri. Diffusa in America del Sud, Turchia e Asia tollera tranquillamente il nostro clima invernale. Ha portamento ordinato, con disposizione delle fronde a imbuto, elegantemente allargate verso l'esterno. Molto decorativa durante tutto l'anno, ha bellissimi pastorali rossastri in primavera. Si adatta bene in qualsiasi terreno, purchè ricco di sostanza organica, fertile, drenato. L'acidità del suolo non è determinante, ma se c'è favorisce uno sviluppo ottimale. Le fronde persistono durante l'inverno e vengono man mano sostituite dal nuovo fogliame in primavera. Si consiglia quindi di rimuovere i fusti rovinati per favorire uno sviluppo omogeneo.

L'epiteto generico era inizialmente epiteto specifico di Polypodium dryopteris. In seguito sono stati definiti due generi diversi e 'Dryopteris' è diventato il nome di questo nuovo genere di felci. Deriva dal greco δρῦς (driùs quercia) e da πτέρις (ptéris felce): felce delle querce(o degli alberi), riferimento ai boschi di caducifoglie, luoghi in cui è possibile trovare le felci appartenenti a questo genere.

L'epiteto specifico è stato assegnato in onore del medico e botanico danese Nathaniel Wallich (1786-1854), che operò per molti anni in India, anche come sovrintendente del Giardino Botanico di Calcutta.

Leucojum aestivum 'Gravetye...

Bulbosa perenne a portamento cespuglioso con foglie larghe e carnose e fiori di colore bianco con macchie verdi sugli apici. Ogni stelo porta da 2 a 5 fiori.

I Leucojum sono specie protetta in gran parte d'Italia e si trovano autoctoni in tutto il centro-Nord. La cultivar 'Graveteye Giant' rispetto alla specie ha fiori più grandi e raggiunge un'altezza maggiore(circa 70 cm). Il nome della varietà deriva da Gravetye Manor, la casa del famoso giardiniere e scrittore William Robinson (1838-1935) che la coltivò per primo.

Coltivare in pieno sole o mezzombra in terreno fertile, drenato, non arido.

L'epiteto generico Leucojum ha origine dai termini greci λευκός (leucós bianco) e ἲον (íon violetta) con riferimento al fatto che fiorisce in bianco nello stesso periodo delle violette. In Dioscoride si trova un Leucojum, ma con questo termine si riferiva al Cheirantus (Dioscoride, De Materia Medica III, 121).

L'epiteto specifico aestivum differenzia questo Leucojum a fioritura primaverile da Leucojum vernum, a fioritura precoce.

Lilium candidum

Bulbosa originaria di Palestina e Libano, diffusa nel Mediterraneo grazie ai commerci dei Fenici, apprezzata già nell'antica Grecia e coltivata anche dai Romani a scopo ornamentale. Il mito racconta che il Lilium candidum fosse nato dalle gocce di latte cadute dal petto di Era, dea patrona del matrimonio, della fedeltà matrimoniale e del parto e che Afrodite, dea dell' Amore, avesse inserito all'interno del fiore un pistillo dalla forma fallica. Il giglio è sempre stato simbolo di purezza: dalla cultura greca, alla tradizione classica romana fino alla cultura cristiana, che lo adottò come simbolo della purezza di Maria, rappresentandolo solitamente senza il pistillo. Appare infatti nelle raffigurazioni dell'annunciazione, portato in dono alla Vergine Maria dall'Arcangelo Gabriele. Anche san'Antonio da Padova viene raffigurato con i Lilium candidum in mano. La stratificazione culturale pagana e cristiana ha portato quindi alla nascita di un gran numero di nomi comuni per questa bulbosa e tra i più diffusi ricordiamo Giglio della Madonna e Giglio di sant'Antonio, Giglio di san Giuseppe.

In gran parte d'Italia è diffuso come alloctona casuale e in alcune regioni come alloctona naturalizzata.

La posizione ideale è a mezz'ombra o al sole, in terreno ricco, fertile, abbastanza drenato, in mix nelle bordure con altre perenni che con la loro vegetazione proteggano la base della pianta dal calore e dall'evaporazione dell'acqua di irrigazione. Già alla fine dell'inverno i bulbi producono le rosette basali di foglie e dalla primavera inizia a crescere lo stelo floreale. Dopo la fioritura lo stelo e le sue foglie seccano, mentre persistono le foglie della rosetta basale. I bulbi vanno lasciati indisturbati nel terreno per permettere alla pianta di irrobustirsi e aumentare di anno in anno la produzione di steli.

L'epiteto generico deriva da lilium, termine latino per 'giglio', dal greco λείριον (leírion giglio)

L'epiteto specifico significa bianco