Piante perenni

Piante perenni

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  • Categorie: Bulbose
  • Categorie: Graminacee ornamentali
  • Periodo di Fioritura: Maggio

Briza media 'Limouzi'

Bellissima graminacea semi-sempreverde con foglie verde glauco e infiorescenze pendule giallo-verdi spesso soffuse di porpora. Coltivare al sole in buon terreno lavorato, non arido. Tollera anche terreni poveri e mediamenti asciutti una volta ambientata. La varietà Limouzi è più alta rispetto alla specie.

L'epiteto generico  deriva dal greco βρίζα (brίza un tipo di cereale), da βρίζειν (brízein, annuire) in riferimento alle spighe che dondolando nel vento, come se annuissero. In inglese la Briza è detta quaking grass, in riferimento al suono che producono le spighe mosse dal vento.

L'epiteto specifico fa riferimento alla dimensione delle spighe, più piccole rispetto a quelle di Briza maxima e più grandi di quelle di Briza minor. Deriva dall'aggettivo medius medio, intermedio.

Il nome della cultivar potrebbe fare riferimento alla regione francese del Limousin, Limouzi in forma arcaica. La Briza media è diffusa in gran parte dell' Europa, compresa la Francia. Che sia una cultivar selezionata da qualche vivaista francese della zona? 

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Camassia leichtlinii...

Bellissima bulbosa primaverile con fiori azzurri e fusti scuri. Le Camassia sono originarie del Nord America e si coltivano al sole o mezz'ombra in terreno normale, non arido, possibilmente migliorato con terriccio e materiale organico(compost ad esempio) per favorire un rapido sviluppo. Si naturalizzano rapidamente in giardino formando fitte colonie che creano un sorprendente effetto in primavera, soprattutto se abbinate con fioriture come Geum 'Totally Tangerine' e graminacee come Deschampsia cespitosa.

I bulbi di camassia sono edibili e  facevano parte dell'alimentazione tradizionale delle tribù indiane della costa nord occidentale in America. Consumati grigliati o bolliti, hanno gusto simile a quello della patata dolce. 

L'epiteto generico deriva dal termine Camas, il nome con cui venivano chiamate le Camassia tra i nativi nord americani. L'etimologia è poco chiara, dal momento che si trovano radici simili in diversi dialetti locali. Ad esempio da qamaš, qawaš, da qawaš o da qém̓es, tutti termini che hanno lo stesso significato e indicavano questa bulbosa.

L'epiteto specifico ricorda il botanico e orticultore tedesco Maximilian Leichtlin (1831-1910) uno dei primi a dedicarsi all'ibridazione delle orchidee.

Deschampsia cespitosa

La prima tra le graminacee che coltiviamo a produrre spighe inverso la fine di Aprile. Diffusa in natura in gran parte d'Italia diventa di particolare interesse in giardino: con le cure che riserviamo alle ornamentali diventa ancora più bella e si rivela particolarmente utile per dare slancio verticale e leggerezza al giardino primaverile (ad esempio con Geum 'Totally Tangerine', Camassia e bulbose in generale, Salvia nemorosa).
In inglese le graminacee come la Deschampsia vengono chiamate 'cool season grasses': graminacee che hanno una spigatura all'inizio della stagione, quando le temperature non sono ancora alte. Ha foglie semi-sempreverdi e alti steli con spighe piumose, con un effetto d'insieme leggero e molto elegante. Preferisce terreni ricchi, non aridi, anche argillosi e posizioni al sole o mezzombra.
L'epiteto generico è stato assegnato in ognore di Louis Auguste Deschamps (1765-1842), medico, naturalista e botanico francese.
L'epiteto specifico deriva da caespes (cèspes, zolla erbosa): cespitoso, accespito, per il portamento della pianta, che cresce a fitti ciuffi. In alcuni vecchi testi si trova scritta con il binomio -ae-, caespitosa (cespitosa), ormai in disuso.
Linneo l'aveva battezzata Aira cespitosa, da Αἶρα (àira, nome greco di Lolium temulentum come si trova in Dioscoride II,93), che Linneo probabilmente aveva erroneamente considerato affine alla Deschampsia. 
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Festuca mairei

Una graminacea originaria del Grande Atlante, catena montuosa del Marocco, introdotta in Europa dal vivaista Karl Foerster. Rustica, sempreverde (semi-sempreverde in località con inverni più rigidi), è la più alta del genere Festuca e raggiunge i 120 cm in piena spigatura. Preferisce posizioni soleggiate e terreno drenato, fertile, anche se può sopportare bene periodi di siccità, una volta ambientata. In primavera è sufficiente ripulire la pianta dal secco, senza tagliarla alla base.

L'epiteto generico in latino significa 'fuscello, stelo, fusto' e il termine è sempre stato utilizzato per indicare un fuscello di paglia. Dante ad esempio dice nell'Inferno, parlando dei traditori dei benefattori '... là dove l'ombre tutte eran coperte/ e trasparien come festuca in vetro' (immersi nel ghiaccio, simili a vedersi a fili di paglia immersi in pozze gelate). Ma l'origine del termine latino si trova probabilmente nel termine celtico 'fest' col significato di pastura, alimento, passato poi ad indicare il foraggio e le graminacee coltivate per l'alimentazione animale o umana (ad esempio Festuca pratensis, i cui semi venivano usati per fare farina, come riporta Alexandre De Thèis nella sua Etimologia Botanica).

L'epiteto specifico ricorda ill botanico francese René Charles Joseph Ernest Maire (1878-1949), professore di Botanica ad Algeri e appassionato di flora del Nord Africa.

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Leucojum aestivum 'Gravetye...

Bulbosa perenne a portamento cespuglioso con foglie larghe e carnose e fiori di colore bianco con macchie verdi sugli apici. Ogni stelo porta da 2 a 5 fiori.

I Leucojum sono specie protetta in gran parte d'Italia e si trovano autoctoni in tutto il centro-Nord. La cultivar 'Graveteye Giant' rispetto alla specie ha fiori più grandi e raggiunge un'altezza maggiore(circa 70 cm). Il nome della varietà deriva da Gravetye Manor, la casa del famoso giardiniere e scrittore William Robinson (1838-1935) che la coltivò per primo.

Coltivare in pieno sole o mezzombra in terreno fertile, drenato, non arido.

L'epiteto generico Leucojum ha origine dai termini greci λευκός (leucós bianco) e ἲον (íon violetta) con riferimento al fatto che fiorisce in bianco nello stesso periodo delle violette. In Dioscoride si trova un Leucojum, ma con questo termine si riferiva al Cheirantus (Dioscoride, De Materia Medica III, 121).

L'epiteto specifico aestivum differenzia questo Leucojum a fioritura primaverile da Leucojum vernum, a fioritura precoce.

Lilium candidum

Bulbosa originaria di Palestina e Libano, diffusa nel Mediterraneo grazie ai commerci dei Fenici, apprezzata già nell'antica Grecia e coltivata anche dai Romani a scopo ornamentale. Il mito racconta che il Lilium candidum fosse nato dalle gocce di latte cadute dal petto di Era, dea patrona del matrimonio, della fedeltà matrimoniale e del parto e che Afrodite, dea dell' Amore, avesse inserito all'interno del fiore un pistillo dalla forma fallica. Il giglio è sempre stato simbolo di purezza: dalla cultura greca, alla tradizione classica romana fino alla cultura cristiana, che lo adottò come simbolo della purezza di Maria, rappresentandolo solitamente senza il pistillo. Appare infatti nelle raffigurazioni dell'annunciazione, portato in dono alla Vergine Maria dall'Arcangelo Gabriele. Anche san'Antonio da Padova viene raffigurato con i Lilium candidum in mano. La stratificazione culturale pagana e cristiana ha portato quindi alla nascita di un gran numero di nomi comuni per questa bulbosa e tra i più diffusi ricordiamo Giglio della Madonna e Giglio di sant'Antonio, Giglio di san Giuseppe.

In gran parte d'Italia è diffuso come alloctona casuale e in alcune regioni come alloctona naturalizzata.

La posizione ideale è a mezz'ombra o al sole, in terreno ricco, fertile, abbastanza drenato, in mix nelle bordure con altre perenni che con la loro vegetazione proteggano la base della pianta dal calore e dall'evaporazione dell'acqua di irrigazione. Già alla fine dell'inverno i bulbi producono le rosette basali di foglie e dalla primavera inizia a crescere lo stelo floreale. Dopo la fioritura lo stelo e le sue foglie seccano, mentre persistono le foglie della rosetta basale. I bulbi vanno lasciati indisturbati nel terreno per permettere alla pianta di irrobustirsi e aumentare di anno in anno la produzione di steli.

L'epiteto generico deriva da lilium, termine latino per 'giglio', dal greco λείριον (leírion giglio)

L'epiteto specifico significa bianco