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  • Altezza: Fino a 50 Cm
  • Colore: Rosa
  • Periodo di Fioritura: Maggio

Astrantia major 'Roma'

Un ibrido del 2000 di Aad Geerlings di Future Plants, con alti steli che portano fiori rosa dalla fine della primavera all'inizio dell'estate. L'infiorescenza è composta da piccoli fiori simili a spilli appuntati sul bottone centrale, circondati da brattee cartacee sfumate di rosa. L'effetto finale è un colore rosa traslucido che aumenta con la maturazione del fiore e con una maggiore esposizione al sole. Preferisce terreni ricchi e freschi, ma ben drenati. Si consiglia di ridurre le irrigazioni durante l'estate, perché dopo la fioritura ha bisogno di una minore quantità di acqua.

L'epiteto generico deriva dal greco αστήρ (astér stella, astro) e ἄνϑοϛ (ánthos fiore) in riferimento alla forma delle infiorescenze.

L'epiteto specifico è formato dal comparativo di magnus (grande), quindi 'maggiore, più grande', rispetto ad Astrantia minor. Il termine in latino sarebbe scritto maior, ma in latino botanico è stato utilizzato nella forma major ed è da considerarsi quindi valido, anche se linguisticamente scorretto.

La cultivar 'Roma' fiorisce in modo abbondante e prolungato. Consigliamo di recidere gli steli sfioriti per favorire la rifiorenza.

Diascia barberae

Un'erbacea perenne originaria del Sud Africa spesso considerata erroneamente un'annuale. Dopo 3 anni di coltivazione possiamo garantirne la rusticità fino a -12°C, oltre resta da verificare. Semisempreverde durante tutto l'inverno, continua a produrre boccioli anche nei mesi più freddi, anche se non riescono ad aprirsi prima di fine Marzo, inizio Aprile. I fiori sono moto appariscenti, prodotti in grandissima quantità da Aprile fino alle gelate, color rosa salmone. Vigorosa, resistente e rapida è ideale per la coltivazione in vaso, ma dà ottimi risultati anche in terra. Preferisce posizioni soleggiate e terreno fertile, non arido, drenato. Ne abbiamo testato la resistenza alla siccità e si è rivelata capace di resistere a periodi di asciutto, ovviamente a discapito della fioritura, che è iniziata nuovamente non appena abbiamo fornito acqua.

L'epiteto generico potrebbe derivare dai termini δìσ (dìs doppio) e  ἀσκός (ascòs sacca, pancia) in riferimento alle due sacche nettarifere presenti alla base dei fiori.

L'epiteto specifico è stato assegnato in onore dell’inglese Mary Elizabeth Barber (1818-1899), scrittrice, pittrice, naturalista e raccoglitrice di piante per i Royal Botanic Gardens di Kew.

Dodecatheon meadia 'Aphrodite'

Erbacea perenne della famiglia delle Primulaceae che fiorisce in primavera con steli rigidi che portano fiori rosa carico, simili a quelli del Ciclamino, con i petali ricurvi all'indietro e lunghi stami appuntiti. In inglese è chiamata 'Shooting Star' per l'effetto dei fiori che sembrano stelle cadenti seguite. L'effetto in piena fioritura è bellissimo, elegante e molto decorativo. Durante l'estate la pianta va in riposo vegetativo e si devono ridurre drasticamente le irrigazioni. La posizione ideale è in ombra luminosa, in terreno fertile, ricco di sostanza organica, ben drenato.

L'epiteto generico è composto dalle parole greche δώδεκα (dòdeca dodici) e θεός (theós divinità): Plinio (XXV, 4) chiama con questo nome una primula diffusa in Campania, perché, dice, racchiude in sé la bellezza e la maestosità di tutti e 12 gli dei romani. Il Dodecatheon come lo intendiamo oggi non ha nulla a che vedere con la pianta di cui parla Plinio nella sua Naturalis Historia, perché Dodecatheon meadia è originario del Nord America e sembra molto improbabile che Plinio lo conoscesse. Il nome è stato utilizzato in tempi più recenti per chiamare questa perenne che su ogni stelo porta 12 fiori, come 12 divinità.

L'epiteto specifico ricorda il fisico inglese Richard Mead (1673-1754). Mark Catesby nella sua Natural History of Carolina aveva attribuito a questo genere il nome di Meadia. Linneo sostituì questo nome con Dodecatheon (perché Richard Mead non era un botanico) e conservò meadia solo per identificare la specie.

Epimedium 'Pink Champagne'

Un ibrido introdotto recentemente da Daniel Probst in America. Fiori grandi con lunghi speroni rosa chiaro attorno a un centro più scuro. La pianta è alta e ricca di steli e il fogliame in primavera è maculato in modo affascinante. Per portamento, ricchezza della fioritura e altezza viene paragonato spesso a un'altra introduzione di Probst, Epimedium 'Domino', da cui si differenzia per il tono più scuro di fiori e foglie. La posizione ideale per la coltivazione è in ombra luminosa, o al massimo esposti a qualche ora di sole al mattino o tardo pomeriggio, in terreno fertile e drenato. Una volta ambientati gli Epimedium si rivelano piante molto forti e versatili, capaci di sopportare anche brevi periodi di siccità. Se però le irrigazioni sono regolari, specialmente durante e dopo la fioritura, varietà come 'Domino' sono capaci di rifiorire abbondantemente.

L'epiteto generico deriva dal termine greco ἐπιμήδιον (epimédion) che si trova per la prima volta nel De Materia Medica di Dioscoride (IV, 19), usato per identificare una pianta originaria della Media (più o meno l'attuale Iran/Azerbaigian/Armenia). La maggior parte delle specie proviene da Cina, Giappone, Korea e Vietnam. Ma sono presenti specie in Italia, Balcani e Medio Oriente(la Media di Dioscoride). Si può supporre che, per la coincidenza tra fonti classiche e rinvenimenti botanici, Linneo decidesse quindi di utilizzare il nome Epimedium dei testi classici per battezzare tutti gli appartenenti a questo raggruppamento botanico che si estendeva dal Mediterraneo fino all'Oriente, considerando probabile che Dioscoride conoscesse gli Epimedium del Medio Oriente, ma non avesse avuto esperienza diretta delle specie di Cina e Giappone.

Nella cultura orientale diverse specie di Epimedium sono considerate un potente afrodisiaco e una cura per i problemi ossei, per le riconosciute proprietà antiossidanti, cardioprotettive e stimolanti del sistema circolatorio.

Vedi gli altri Epimedium della nostra collezione

Salvia nemorosa 'Caradonna...

Una recente introduzione (2021) scoperta in Inghilterra da Jonathan J. Tuite e battezzata 'Caradonna Pink', ha le stesse qualità di Salvia nemorosa 'Caradonna'(resistenza, rifiorenza, steli scuri), ma fiori rosa.  La fioritura inizia in Maggio e dopo il primo ciclo(che termina in Luglio solitamente) la pianta rifiorisce a fine estate, specialmente se si ha l'accortezza di rimuovere gli steli sfioriti e di irrigare regolarmente. Coltivare in pieno sole, in terreno fertile. Una volta ben radicata sopporta periodi di irrigazioni ridotte, anche se per ottenere una buona rifiorenza l'acqua è fondamentale. Cultivar fertile che tende quindi a disseminare ibridandosi facilmente con altre Salvia (nemorosa, pratensis) presenti in giardino.

L'epiteto generico deriva dal latino e si trova già in Plinio, usato per la Salvia officinalis, dal verbo salvare (guarire).

L'epiteto specifico da nemus, nemoris (bosco), 'che cresce nei boschi'.

Sinonimi: Salvia nemorosa 'Tucarink' / Salvia nemorosa 'Tuitsalv' / Salvia nemorosa 'Caradonna PInk Inspiration'