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Acanthus hungaricus 'White...

Perenne rustica con foglie verde brillante e pannocchie di fiori formati da una parte superiore viola e un labbro inferiore bianco. In natura l'Acanthus è tipico di luoghi asciutti e terreni sassosi, resiste bene alla siccità e forma grandi cespugli molto decorativi. In giardino mostra la sua resistenza e affidabilità e si adatta ad ogni tipo di terreno, purchè abbia un buon drenaggio, preferibilmente a mezzombra. Questo ibrido di Acanthus è apprezzato per le dimensioni più contenute rispetto alla specie ed è quindi la scelta ideale anche per giardini più piccoli e per la coltivazione in vaso. Rispetto ad Acanthus spinosus e mollis ha una maggiore resistenza al freddo, data l'origine geografica della specie.

L'epiteto generico deriva dal greco ἄκανϑα (ácantha) formato da ακέ (aké punta, ago) e ἄνϑοϛ (ánthos fiore): fiore spinoso, per via delle estremità aculeate delle foglie e delle capsule che racchiudono i semi. La mitologia greca parla inoltre della ninfa Acanto, amata da Apollo, ma non ricambiata. Il dio cercò di rapirla, ma lei reagì, graffiandolo in volto. Per punirla Apollo la trasformò nell'omonima pianta. Un'altra versione del mito racconta che l'amore del dio del sole venisse ricambiato dalla ninfa e che alla morte di Acanto Apollo decise di trasformarla nell'omonima pianta.

L'epiteto specifico indica la provenienza geografica della specie, originaria dell' Ungheria. Si trova talvolta indicata anche come Acanthus balcanicus.

Acorus gramineus...

Perenne sempreverde con foglie verdi striate di bianco, riunite in ventagli. Preferisce terreni umidi e si può utilizzare anche per bordi di laghetti e corsi d'acqua in posizioni in ombra o mezzombra.

L'epiteto generico deriva dal greco ἄκορος o ἄκορον (àkoros o àkoron) pianta aromatica (probabilmente un'iris) citata da Dioscoride nel De Materia Medica. In seguito è stato assegnato, forse per somiglianza delle foglie e per l'aroma emanato dalle foglie, al genere Acorus, l'unico componente della famiglia delle Acoraceae, caratterizzate da un'infiorescenza tipica, detta 'spadice'.

L'epiteto specifico deriva dal latino gramen (gràmen, erba) per le foglie sottili che ricordano quelle delle graminacee.

La cultivar 'Argenteostriatus' è una selezione della specie originaria del Giappone ed è caratterizzata da foglie verdi bordate di bianco e da dimensioni ridotte che la rendono perfetta anche per la coltivazione in vaso.

Acorus gramineus 'Oborozuki'

Perenne sempreverde con foglie simili a quelle delle graminacee, verdi striate di giallo, riunite in ventagli. Preferisce terreni umidi e si può utilizzare anche per bordi di laghetti e corsi d'acqua in posizioni in ombra o mezzombra.

L'epiteto generico deriva dal greco ἄκορος o ἄκορον (àkoros o àkoron) pianta aromatica (probabilmente un'iris) citata da Dioscoride nel De Materia Medica. In seguito è stato assegnato, forse per somiglianza delle foglie e per l'aroma emanato dalle foglie, al genere Acorus, l'unico componente della famiglia delle Acoraceae, caratterizzate da un'infiorescenza tipica, detta 'spadice'.

L'epiteto specifico deriva dal latino gramen (gràmen, erba) per le foglie sottili che ricordano quelle delle graminacee.

La cultivar 'Oborozuki' è una selezione della specie originaria del Giappone ed è caratterizzata da foglie variegate e da dimensioni ridotte che la rendono perfetta anche per la coltivazione in vaso. In Giapponese significa 'Luna quasi piena'.

Agapanthus 'Windsor Grey'

Una gran quantità di fiori grigio azzurri portati da alti steli resistenti. Rustico e molto vigoroso fiorisce da Luglio a Settembre. Preferisce terreni ben drenati e posizioni soleggiate.

La coltivazione in un vaso di dimensioni contenute favorisce una fioritura abbondante degli Agapanthus. Si consiglia una concimazione regolare dal momento della ripresa vegetativa in primavera. Se coltivati in piena terra necessitano di alcuni anni per raggiungere le dimensioni finali e il massimo potenziale di fioritura. Le varietà selezionate dal nostro vivaio sono tra le più rustiche e superano tranquillamente i nostri inverni purchè si fornisca all'impianto un drenaggio adeguato e una buona pacciamatura in autunno.

L'epiteto generico è formato dalle parole greche ἀγάπη (agàpe amore) e ἄνϑοϛ (ánthos fiore), letteralmente 'fiore dell'amore'. Introdotto nel '600 dal Sudafrica divenne di moda a partire dal 1800 e si diffuse abbondantemente nei giardini europei.

Nelle zone di cui è originario ne vengono utilizzati fiori e radici a scopi curativi e si crede che possa favorire la fertilità e la salute dei bambini appena nati.

Alcea rosea 'Nigra'

Un'Alcea dal colore insolito, un prugna scurissimo, quasi nero. La posizione ideale è in pieno sole, in terreno ben drenato, anche ghiaioso. Data l'altezza e il portamento le Alcea sono molto adatte come protagoniste in giardino o come elemento strutturale sullo sfondo delle bordure. In zone ventose è necessario fornire dei sostegni. I fiori sono commestibili e possono essere usati crudi, anche se non apportano un particolare gusto, ma solo colore.

Spesso le Alcea vengono definite annuali o biennali, ma in realtà si rivelano perenni a vita breve, talvolta superiore ai 3 o 4 anni. Si disseminano facilmente e quindi negli anni le piante vecchie vengono rimpiazzate da quelle nuove.

La radice e i fiori sono usati in erboristeria per le numerose proprietà terapeutiche e alla pianta sono riconosciute capacità depurative dei terreni con presenza di metalli pesanti.

L'epiteto generico deriva dal termine greco ἀλκέ(alkè rimedio)usato da Dioscoride (medico del I secolo dC considerato il padre della farmacologia) per indicare una varietà di malva, considerata anticamente il rimedio per un gran numero di mali.

L'epiteto specifico fa riferimento al colore più frequente dei fiori della specie spontanea.

Non si trovano conferme online in merito alla provenienza di questa cultivar. Se sia di origine orticola e quindi sia corretto indicarla come una cultivar orticola(Alcea rosea 'Nigra') o se sia di origine spontanea, come variazione della specie base (e quindi Alcea rosea var. nigra).

Alcea rugosa

Erbacea originaria del sud della Russia e dell'Europa dell'est, apprezzata per la resistenza alla ruggine (Puccinia malvacearum) e per il colore dei fiori, un giallo paglierino molto luminoso. Si dissemina abbondantemente e cresce bene in posizioni soleggiate, irrigata solo il primo anno e negli anni successivi solo in casi di estrema siccità. Data l'altezza e il portamento le Alcea sono molto adatte come protagoniste in giardino o come elemento strutturale sullo sfondo delle bordure. In zone ventose è necessario fornire dei sostegni.

L'epiteto generico deriva dal termine greco ἀλκέ(alkè rimedio)usato da Dioscoride (medico del I secolo dC considerato il padre della farmacologia) per indicare una varietà di malva, considerata anticamente il rimedio per un gran numero di mali.

L'epiteto specifico deriva dal termine latino ruga (piega, ruga) e fa riferimento alla texture delle foglie.

Allium 'In Orbit'

Compatto, super fiorifero, affidabile e resistente: questo Allium rientra tra quelli a fioritura estiva ed ha portamento ordinato e compatto, ma sviluppo rapido e forte. La particolare morfologia che lo caratterizza (radici al posto del bulbo tipico di altri Allium) rende facile la coltivazione sia in terra che in vaso. Le infiorescenze sono globose e si schiudono da Giugno fino a Settembre, portate da steli dritti e ordinati. Si coltiva in pieno sole, in terreno normale, possibilmente drenato, ma si rivela forte e capace di sopportare diverse condizioni, tra cui anche terreni argillosi e non molto leggeri. Resiste a cervi, arvicole e lepri. Sopporta periodi di irrigazioni ridotte, ma, come per Allium tuberosum, anche per questa cultivar le irrigazioni regolari favoriscono una fioritura e uno sviluppo ideali.

L'epiteto generico corrisponde al nome latino usato per indicare una pianta appartenente a questo genere. Si trova in Orazio, Plinio e Plauto. L'etimologia è dubbia: Alexandre de Théis nel suo Glossario di Botanica la fa risalire al termine al termine celtico all, che significa caldo, acre, in riferimento al gusto dell'aglio. Il Dizionario Etimologio della lingua italiana del Pianigiani indica anche come possibile origine il termine greco ἄγλῑς (áglis capo d'aglio).

Berkheya purpurea

Erbacea perenne della famiglia delle Asteraceae originaria del Sud Africa, diffusa ad altitudini in cui sono frequenti le nevicate invernali e l'estate è mediamente piovosa. Ha foglie basali spinose, verdi sulla pagina superiore e argentate su quella inferiore e fiori simili a grandi margherite di un bellissimo viola pastello, con il disco centrale scuro. Da provare in abbinamento con graminacee come Stipa 'Ichu' o Andropogon scoparius 'Prairie Blues' e con fioriture giallo tenue, come Coreopsis verticillata 'Moonbeam'. Una volta ambientata si rivela molto resistente a periodi di siccità, ma per uno sviluppo ottimale è preferibile ricreare le condizioni in cui si trova in natura: il terreno deve essere ben drenato, ricco di sostanza organica, irrigato durante il periodo estivo. Una leggera acidità del terreno può migliorare la resa. 

L'epiteto generico è stato assegnato in onore del naturalista e pittore Jan le Francq van Berkhey (1729-1812), originario dei Paesi Bassi.

L'epiteto specifico deriva dal greco πορφύρεος (porfiùreos di colore rosso porpora) e fa riferimento al colore dei fiori violacei.

Briza media 'Limouzi'

Bellissima graminacea semi-sempreverde con foglie verde glauco e infiorescenze pendule giallo-verdi spesso soffuse di porpora. Coltivare al sole in buon terreno lavorato, non arido. Tollera anche terreni poveri e mediamenti asciutti una volta ambientata. La varietà Limouzi è più alta rispetto alla specie.

L'epiteto generico  deriva dal greco βρίζα (brίza un tipo di cereale), da βρίζειν (brízein, annuire) in riferimento alle spighe che dondolando nel vento, come se annuissero. In inglese la Briza è detta quaking grass, in riferimento al suono che producono le spighe mosse dal vento.

L'epiteto specifico fa riferimento alla dimensione delle spighe, più piccole rispetto a quelle di Briza maxima e più grandi di quelle di Briza minor. Deriva dall'aggettivo medius medio, intermedio.

Il nome della cultivar potrebbe fare riferimento alla regione francese del Limousin, Limouzi in forma arcaica. La Briza media è diffusa in gran parte dell' Europa, compresa la Francia. Che sia una cultivar selezionata da qualche vivaista francese della zona? 

Vedi le altre graminacee della nostra collezione

Campanula poscharskyana

Perenne rizomatosa sempreverde dal portamento ricadente o strisciante per posizioni a mezzombra in vaso o in terra. Forma densi cuscini carichi di fiori a stella blu lavanda che si schiudono da fine Aprile a Luglio, specialmente se la pianta viene cimata dopo la prima fioritura. Si adatta facilmente ad ogni tipo di terreno e quando si dissemina nasce anche tra le pietre dei selciati, nei muretti e si rivela molto resistente anche a brevi periodi di siccità. 

L'epiteto generico è il diminutivo del termine latino campana( campàna, campanella), in riferimento alla forma dei fiori.

L'epiteto specifico è dedicato al botanico tedesco Gustav Adolf Poscharsky (1832-1915).

Campanula poscharskyana...

Perenne rizomatosa sempreverde dal portamento ricadente o strisciante per posizioni a mezzombra in vaso o in terra. Forma densi cuscini carichi di fiori a stella bianco puro che si schiudono da fine Aprile a  Luglio, specialmente se la pianta viene cimata dopo la prima fioritura. Si adatta facilmente ad ogni tipo di terreno e quando si dissemina nasce anche tra le pietre dei selciati, nei muretti e si rivela molto resistente anche a brevi periodi di siccità.

L'epiteto generico è il diminutivo del termine latino campana( campàna, campanella), in riferimento alla forma dei fiori.

L'epiteto specifico è dedicato al botanico tedesco Gustav Adolf Poscharsky (1832-1915).

Carex testacea 'Prairie Fire'

Perenne sempreverde della famiglia delle Cyperacee molto simile alle graminacee nell'aspetto. La varietà 'Prairie Fire' è un miglioramente della specie. Le foglie spuntano verdi e assumono i toni dell'arancio col procedere della stagione, fino ad avere le colorazioni più intense in autunno e in inverno. Preferisce posizioni in pieno sole o mezzombra e forma cespugli uniformi e molto decorativi. I semi sono portati su steli lunghi, che appoggiano a terra o, se coltivata in vaso, spuntano dal cespuglio, penduli. Fornire irrigazioni regolari e terreno ben drenato. Non si taglia in primavera, ma si ripulisce dalle foglie secche, se necessario. 

L'epiteto generico deriva dal nome classico latino carex (càrex carice, come si trova utilizzato da Virgilio nelle Bucoliche), derivato dal greco κείρω (keíro io taglio), per il bordo tagliente di molte specie di questo genere.

L'epiteto specifico deriva dal latino testa (tèsta, vaso di terracotta) per il colore delle foglie.

Anche il nome della varietà, traducibile come 'Fuoco della prateria', fa riferimento al colore intenso che caratterizza questa perenne.

Diascia barberae

Un'erbacea perenne originaria del Sud Africa spesso considerata erroneamente un'annuale. Dopo 3 anni di coltivazione possiamo garantirne la rusticità fino a -12°C, oltre resta da verificare. Semisempreverde durante tutto l'inverno, continua a produrre boccioli anche nei mesi più freddi, anche se non riescono ad aprirsi prima di fine Marzo, inizio Aprile. I fiori sono moto appariscenti, prodotti in grandissima quantità da Aprile fino alle gelate, color rosa salmone. Vigorosa, resistente e rapida è ideale per la coltivazione in vaso, ma dà ottimi risultati anche in terra. Preferisce posizioni soleggiate e terreno fertile, non arido, drenato. Ne abbiamo testato la resistenza alla siccità e si è rivelata capace di resistere a periodi di asciutto, ovviamente a discapito della fioritura, che è iniziata nuovamente non appena abbiamo fornito acqua.

L'epiteto generico potrebbe derivare dai termini δìσ (dìs doppio) e  ἀσκός (ascòs sacca, pancia) in riferimento alle due sacche nettarifere presenti alla base dei fiori.

L'epiteto specifico è stato assegnato in onore dell’inglese Mary Elizabeth Barber (1818-1899), scrittrice, pittrice, naturalista e raccoglitrice di piante per i Royal Botanic Gardens di Kew.

Digitalis lanata

Varietà perenne con alti steli che portano fiori color ruggine con il labbro inferiore bianco, coperti da una fitta peluria. Coltivare al sole o al massimo a mezz'ombra (minimo 4 o 5 ore di sole direttto) in terreno fertile, drenato. Rispetto ad altre varietà tollera abbastanza bene brevi periodi di siccità. Si dissemina facilmente.

Il genere Digitalis è recentemente entrato a far parte della famiglia delle Plantaginaceae, grazie ai nuovi metodi genetici di classificazione, mentre in precedenza era considerata un membro delle Scrophulariaceae.

L'epiteto generico fu assegnato da Leonhart Fuchs, botanico del '500, latinizzando il nome comune della digitale in tedesco. Da 'fingerhut', che ha il significato di 'ditale', ottenne Digitalis, da digitus dito, per la corolla a forma di ditale.

L'epiteto specifico deriva dal termine latino lana, lanae. 'Tomentoso, lanoso' in riferimento alla peluria che ricopre i fiori.

Disporum longistylum 'Green...

Perfetto come molti altri Disporum per arricchire zone ombreggiate del giardino, grazie anche al fogliame sempreverde che persiste fino a primavera, quando spunta la nuova vegetazione e i vecchi rami possono essere tagliati. Erbacea longeva, alta e slanciata è stato scoperto e battezzato da Dan Hinkley nella provincia cinese di Sichuan. Ha fogliame verde lucido, sfumato di porpora nei mesi invernali e nuovi germogli verde scuro, sfumati di toni scuri. Raggiunge i 150/180 cm e alla sommità degli steli porta in Giugno- Luglio fiori bianco crema. Inizialmente è stato considerato un Disporum cantoniense, insieme a D. 'Night Heron', ma grazie al contributo di Bleddyn Wynn-Jones di Crug Farm entrambi sono stati identificati come Disporum longistylum. Coltivare in ombra luminosa o meglio a mezz'ombra, in terreno fertile, non arido.

L'epiteto generico è formato dalle parole greche δίς (dìs, doppio) e σπόρος (spòros, seme): perché ogni cella dell'ovario accoglie due semi al suo interno.

L'epiteto specifico deriva dall'unione delle parole latine longus lungo e stylus stilo, cioè dal lungo stilo, il prolungamento dell'ovario